Cinque cose che abbiamo imparato da Inter-Atletico Madrid 1-0
L'analisi del successo di San Siro
CE L’HAI FATTA, ARNA!
La partita di Marko Arnautovic è stata un turbinio di emozioni: un calvario all’inizio, una sofferenza fisica e mentale che traspariva dai suoi errori e dai suoi gesti, un’autostima in crisi profonda. Non è giusto dire che l’austriaco, subentrato per l’intero secondo tempo, abbia giocato male. Se pensiamo all’occasione che poi ha clamorosamente sciupato davanti a Oblak, ad esempio, è corretto ricordare che è stato lui ad avviare l’azione e a tentare lo scambio di qualità con Lautaro.
Il suo lavoro è stato poi utile nelle sponde, nell’utilizzo del fisico, nella capacità di guadagnarsi falli. Il problema è che la prova dell’ex Bologna ha assunto sembianze fantozziane dentro l’area di rigore, con quattro occasioni fallite. Due clamorose davanti ad Oblak, un colpo di testa a lato che poteva essere indirizzato meglio, un colpevole ritardo sul cross teso di Dumfries in area di rigore. Ma poi, come in tutte le serate epiche che si rispettino, accade qualcosa di simbolico: minuto 78, Lautaro sciupa e stavolta è lui a rimediare, anche se pure in questo caso non l’aveva presa benissimo e il rischio di sbagliare ancora era più che alto.
La speranza di tutti, visto anche l’infortunio di Thuram che potrebbe tenerlo fuori per un po’, è che il gol di ieri possa servire a svoltare la sua stagione. Perché Arnautovic sarà pure calato fisicamente vista l’età, ma è chiaro che in molti frangenti il problema sia di natura psicologica. Il numero 8 ha segnato il gol più importante della sua carriera, consentendo all’Inter di prendersi un vantaggio in vista del ritorno a Madrid: è da qui che deve ripartire, è questa frase che deve entrargli dentro come un mantra.