Cinque cose che abbiamo imparato da Inter-Genoa 2-1
L'analisi del successo di San Siro
ASLLANI PIÙ DELIZIA CHE CROCE
Una settimana fa ci soffermavamo sul momento decisivo che attendeva Kristjan Asllani, oltre che sulla sua crescita rispetto allo scorso anno. Ebbene, l’infortunio di Hakan Calhanoglu ha permesso all’albanese di prendersi le chiavi della regia nerazzurra in tre match molto importanti contro Lecce, Atalanta e Genoa: prove decisamente superate, sebbene permangano alcuni aspetti ampiamente migliorabili, com’è normale che sia per un ragazzo che fra qualche giorno compirà 22 anni.
Il ragazzo è indubbiamente cresciuto, ma rimane la sensazione che sia ancora la squadra a trascinare lui e non viceversa. Ha brillato nelle gare intense contro Lecce e Atalanta, le quali tuttavia si sono messe presto in discesa come testimonia il doppio 4-0 finale, e ha fatto ottime cose anche nel primo tempo di ieri contro il Genoa. È più sicuro e intraprendente con la palla al piede, si fa vedere e ha mostrato anche ottime doti e intelligenza nell’inserimento, tangibili nella rete dell’1-0 contro il Grifone valsa la sua prima gioia con la maglia nerazzurra.
Nel secondo tempo, però, ha mostrato ancora alcuni limiti. Sua la palla persa con troppa leggerezza sull’azione che ha portato al gol di Vasquez, suoi diversi errori in impostazione che potevano costar caro all’Inter. La squadra è calata e lui ha fatto altrettanto, andando in difficoltà contro i pari ruolo del Genoa e soffrendo insieme ai compagni. Sono anche questi aspetti, tuttavia, a propiziare una crescita individuale tanto a livello tecnico quanto caratteriale. Nel complesso, Asllani può ritenersi comunque promosso. Senza riserva. E pazienza se, con il ritorno di Calhanoglu, “riserva” potrebbe tornare ad esserlo: da questo momento in poi, i timori del popolo nerazzurro nei confronti dell’albanese (e anche di eventuali contrattempi per il turco) toccheranno picchi senz’altro meno elevati.