Analisi

Cinque cose che abbiamo imparato da Juventus-Inter 1-1

Il parapiglia finale ha un po’ oscurato il risultato di Juventus-Inter, semifinale di andata di Coppa Italia. Fino al gol di Cuadrado, all’83’, la gara effettivamente non aveva avuto molto da raccontare e anche il pareggio di Lukaku è arrivato per un fallo di mano abbastanza episodico di Bremer. Poi è successo di tutto. Lasciando un attimo da parte le questioni extra-campo, dunque, proviamo a capire meglio quello che è successo all’Allianz Stadium e analizziamo le cinque cose che abbiamo imparato da Juventus-Inter.

PAURA DI PERDERE

L’Inter non avrebbe meritato di perdere la partita e il pareggio alla fine rispecchia quello che si è visto in campo. Lo 0-0 sarebbe stato il risultato più giusto. Perché di certo i nerazzurri non hanno neppure fatto molto per vincere la gara. Un paio di ottime occasioni ci sono state, ma, nel complesso, la squadra è parsa abbastanza remissiva, desiderosa più di non subire gol per non compromettere la gara. Vista la situazione attuale, può anche andare bene. Nelle prossime uscite, però, serve qualcosa in più.

GLI ATTACCANTI NON TIRANO IN PORTA

Le difficoltà dell’Inter si vedono quasi tutte nei numeri degli attaccanti. Ieri sera, la statistica dei tiri in porta è desolante: sui 12 tiri tentati solo 4 sono arrivati dagli attaccanti: 1 fuori di Lautaro Martinez, 1 conclusione debole e centrale di Dzeko e 2 tentativi di Lukaku, di cui uno su rigore (Correa non ha tirato proprio nei pochi minuti a disposizione). Negli ultimi giorni si è parlato tanto della mancanza di concretezza dell’Inter, ma la sterilità offensiva vista ieri sera è altrettanto preoccupante.

LUKAKU C’E’, LE GAMBE NON TANTO

A redimersi, allora, ci ha provato Romelu Lukaku. Al di là di cosa è successo dopo il rigore, il belga è stato molto freddo dagli undici metri, cosa non scontata visto che si trattava, a conti fatti, dell’ultima azione della partita e la pressione era tanta. Una prova caratteriale importante, che dimostra come Big Rom sia concentrato e voglioso di fare bene. A mancare, però, è la condizione fisica: la gamba dell’attaccante nerazzurro sembra ancora scarica e questo lo fa apparire lento e costantemente in ritardo. Il fallo di frustrazione su Gatti racconta bene la lotta interna a Lukaku tra la volontà di trovare la giocata vincente e un corpo che ancora non sembra rispondere pienamente.

UNA NUOVA CARICA AGONISTICA?

Se la gara di ieri sera è stata giocata all’insegna della paura di subire un’altra sconfitta, il pareggio finale (e tutto quello che ne è conseguito) potrebbero essere una medicina efficace al torpore di queste ultime partite. L’Inter deve uscire da questo limbo di svagatezza e incapacità di reagire, e a Torino potrebbe esserci stato il giusto turning point. C’è da ricostruire uno spirito di squadra coeso, in modo da riportare la concentrazione al massimo. La speranza è che dal match dell’Allianz Stadium si possa trarre una nuova carica agonistica per il finale di stagione.

DZEKO E HANDANOVIC: ECCO I LEADER

Alla fine, bisogna soffermarsi un attimo su quello accaduto alla fine della gara. Handanovic e Dzeko sono stati i protagonisti inaspettati del post-partita. Il primo è andato a muso duro con Cuadrado, facendosi sentire e chiedendo rispetto in quanto capitano. Il secondo si è diretto sotto il settore dei tifosi dell’Inter, caricando l’ambiente e mostrando grande senso di appartenenza. Si è parlato spesso dell’assenza di carattere di questa squadra e della mancanza di passione verso i colori nerazzurri: i due “grandi vecchi”, allora, hanno alzato la voce e hanno mostrato carattere e leadership, in parte anche inaspettate. Segnali positivi in vista del futuro, con la speranza di vedere questa grinta anche dentro al terreno di gioco.

Enrico Traini