Cinque cose che abbiamo imparato da Salernitana-Inter 1-1
L'analisi del beffardo pareggio dell'Arechi
Il pareggio 1-1 di Salernitana-Inter racconta tanto del periodo negativo dei nerazzurri. Una gara piena di rimpianti, ma vissuta anche con la sensazione che la beffa sarebbe arrivata da un momento all’altro. E così è stato: il gol tragicomico di Candreva è il punto d’arrivo perfetto di un’altra partita storta, che complica ulteriormente la corsa alla Champions League. Con l’amarezza ancora in circolo, dunque, ecco le cinque cose che abbiamo imparato dalla gara dell’Arechi.
MODALITÀ RISPARMIO ENERGETICO
Il pomeriggio di Salerno era partito nel migliore dei modi: vantaggio dopo soli 6′, al primo tiro in porta. Praticamente l’inizio perfetto. Con la gara subito in discesa, l’Inter è parsa più sciolta ed è anche andata vicina al raddoppio in più circostanze nel primo tempo. Senza, però, chiudere la partita. Poi è successo qualcosa: al ritorno in campo dopo l’intervallo, la squadra è rientrata più lenta, compassata, meno vogliosa. I primi 45′ non erano stati giocati con un’intensità eccezionale, ma il secondo tempo è stato affrontato con il motore al minimo. Le occasioni non sono mancate, e ci è voluto anche un Ochoa stellare, ma l’atteggiamento dell’Inter ha rimesso in partita la Salernitana, che ha acquisito sempre più fiducia. Fino al pareggio beffardo. Quale spiegazione per questo secondo tempo a risparmio energetico? Stanchezza? Sottovalutazione dell’avversario? Testa al Benfica? In ogni caso, la risposta non è accettabile.
LA COSTANZA È UN VIZIO
L’Inter è sempre uguale a se stessa. È questo il vero problema della squadra Inzaghi. Sì, perché i nerazzurri sembrano giocare sempre la stessa partita, costellata sempre dai soliti episodi negativi. Un loop che va avanti ormai da mesi e che non sembra possibile interrompere. E allora via agli errori clamorosi (vedasi Lukaku, ma anche Onana), al ritmo che crolla improvvisamente, le distanze perse in mezzo al campo e il classico gol subito in trasferta. Si dice che la squadra sia discontinua: al contrario, nelle ultime partite sembra aver trovato grande costanza. Nelle cose sbagliate, però.
BIG ROM, TUTTO BENE?
A proposito di clamorosi errori. Lukaku lo ha rifatto: come contro la Fiorentina, Big Rom si è reso protagonista di un gol fallito a pochissimi metri dalla porta. Questa volta, ha colpito la traversa di testa da meno di un metro, con Ochoa già battuto. Difficile trovare una spiegazione logica a quanto accaduto. Si tratta di episodi che vanno oltre la sfera tecnica e sconfinano prepotentemente nel campo psicologico. E, allora, è lì che probabilmente bisogna lavorare, prima ancora che sulla condizione fisica. Al di là dell’errore, c’è una gara a intermittenza: l’assist fortuito a Gosens e qualche buona occasione sventata dal portiere campano, ma anche tanti palloni sbagliati e momenti di totale avulsione dal gioco.
CAMBIARE IN PEGGIO
A Inzaghi si è spesso imputato di non intervenire tempestivamente sull’andamento delle partite, a causa di cambi spesso troppo tardivi e poco oculati. Ecco, ieri le sostituzioni sono arrivate abbastanza presto (tre in un colpo solo), ma di certo non sono state ben meditate. Se Lautaro Martinez può essere considerato un caso a parte, gli ingressi di Brozovic e Gagliardini sono stati totalmente inutili, se non dannosi. Asllani era uno dei migliori in campo, mentre Barella, pur non lucidissimo, riusciva comunque a garantire interessanti strappi in ripartenza, poi spariti del tutto. Come se non bastasse, c’è anche un pizzico di sfortuna: Gosens, autore del gol, esce stremato per far posto a Dimarco. E chi può essere a lasciare troppo spazio a Candreva se non proprio il subentrante del migliore nerazzurro in campo?
ASLLANI C’E’. GOSENS PURE
Infine, una nota positiva (si fa per dire): le prestazioni di Asllani e Gosens. L’albanese era solo alla terza partita da titolare in campionato e non partiva dal 1′ da gennaio (in Serie A da ottobre). Eppure, nella prima parte di gara è parso un veterano, capace di guidare la manovra dell’Inter con personalità e qualità. Alla distanza, è un po’ calato, ma probabilmente ha pesato anche la disabitudine a vedere il campo. In ogni caso, la sostituzione è arrivata troppo presto. Gosens, dal canto suo, è stata la principale arma offensiva dell’Inter e anche nel secondo tempo, pur concentrandosi maggiormente sulla fase difensiva, è rimasto attento e sempre in partita. Entrambi non sembrano ancora al top della forma, ma forse è arrivato il momento di puntare con convinzione su di loro, per dare una sferzata d’aria fresca e cercare una svolta emotiva e tecnica.