Analisi

Cinque cose che abbiamo imparato da Spezia-Inter 2-1

L‘Inter incassa l’ottava sconfitta in campionato, la sesta lontano da San Siro. Questo è il dato più inquietante del 2-1 subito in cada dello Spezia dai nerazzurri. Una gara beffarda, in cui i liguri hanno concretizzato al massimo le pochissime occasioni avute, evidenziando con la matita blu le storture e le debolezze della squadra di Inzaghi. Con la ciliegina sulla torta del rigore sbagliato da Lautaro Martinez.

Come di consueto, dunque, andiamo a vedere cinque cose che abbiamo imparato da Spezia-Inter 2-1.

PAURA DI USCIRE

La paura di lasciare San Siro è la grande fobia dell’Inter di questa stagione. Come abbiamo già evidenziato, delle 8 sconfitte in campionato, ben 6 sono arrivate lontano da casa. Ma non solo: nel 2023, i nerazzurri hanno vinto solo una volta, contro la Cremonese. In questi due mesi e mezzo, sono arrivati 1 vittoria, 2 pareggi e 2 sconfitte in trasferta. Numeri decisamente non all’altezza.

ATTACCO A SALVE

L’altro dato preoccupante è quello dei tiri in porta e delle occasioni create. Secondo il sito Understat, l’Inter ha calciato 28 volte, cogliendo la porta in 7 occasioni e producendo 3.47 xG, più di tre volte quelli dello Spezia, fermo a 0.98 xG. I numeri non possono spiegare tutto, però sanno descrivere bene alcune tendenze: quella dell’Inter sembra essere creare tanti presupposti da rete, ma non avere poi la cattiveria e la precisione per concretizzare. Non è un caso se, oltre al rigore parato, non si ricordino altri interventi miracolosi di Dragowski.

LEADERSHIP NON VUOLE DIRE ARROGANZA

Il rigore parato, appunto. Dalle immagini televisive si è visto come Lautaro Martinez abbia voluto prendersi la responsabilità di andare dagli undici metri, a dire il vero, lasciando un po’ perplesso Lukaku. Un gesto di personalità, forse, ma anche di arroganza: la voglia di voler risolvere la gara a tutti i costi con una giocata personale. Dopo l’errore la situazione non è migliorata e la voglia di riscattarsi ha fatto perdere molta lucidità al Toro. Nel finale di primo tempo, ad esempio, è andato a calciare dopo una lunga corsa, senza nemmeno pensare di servire Lukaku.

GERARCHIE GIREVOLI

Ancora sull’errore dagli undici metri, è inevitabile. Al termine della gara, Simone Inzaghi ha affermato che Lautaro e Lukaku sono i rigoristi, che si deciderà di volta in volta e che entrambi “sono bravissimi”. Quest’ultima affermazione è semplicemente falsa: il belga è nettamente superiore dal dischetto. Lo dicono i numeri. Inzaghi potrebbe aver mentito sapendo di mentire, ma c’è un precedente. Questa situazione di incertezza sui rigoristi era presente l’anno scorso, con lo stesso Lautaro e Calhanoglu. Una tendenza che lascia perplessi e che mostra un po’ di superficialità nei dettagli, spesso decisivi per fare la differenza.

FORTI CON I GRANDI, DEBOLI CON I PICCOLI

A inizio stagione, uno dei grandi limiti dell’Inter sembrava essere l’incapacità di vincere gli scontri diretti. Nel 2023 è tutto il contrario: Napoli, Milan due volte, Atalanta in Coppa Italia e Porto in Champions League, sono state gare affrontate con grande personalità dagli uomini di Inzaghi. Ma la coperta è corta, e con le medio-piccole, i nerazzurri sono stati spesso mediocri se non ampiamente insufficienti. Monza, Parma in Coppa Italia, Empoli, Sampdoria, Bologna e ieri sera lo Spezia ne sono la prova lampante. Le prove di una discontinuità cronica, vero punto debole della stagione dei nerazzurri.

Enrico Traini

Recent Posts

Le probabili formazioni di Verona-Inter: ansia per Calhanoglu

Le ultime sulle scelte dei due allenatori

10 ore ago

Ultimatum Inter: Inzaghi può ribaltare il centrocampo

Il pagellone del centrocampo nerazzurro

10 ore ago

Scelto l’addio dall’Inter: “Apre all’Arabia Saudita”

Il calciatore prova a strappare un contratto importante

12 ore ago

I migliori calciatori in scadenza per l’Inter: da Salah a David

Tutte le occasioni di mercato dell'estate 2025

12 ore ago