“Negli ultimi 12 anni l’Inter ha vinto un solo scudetto e ha creato qualche problemino a livello economico. In 12 anni solo quello. Poi in 18 mesi ha vinto 3 trofei, è andata una volta agli ottavi di Champions e una volta ai quarti”. Queste le dichiarazioni con cui Simone Inzaghi ha tuonato in conferenza stampa nel post-partita con il Porto. Il tecnico nerazzurro ha voluto togliersi qualche sassolino – o forse dei veri macigni – dalle scarpe dopo il raggiungimento del G8 europeo. Il richiamo al lavoro di Antonio Conte è stato implicito ma chiaro. Allora andiamo ad analizzare, con l’aiuto di TuttoSport, il confronto economico e non solo tra i due allenatori.
I SOLDI SPESI – 275 milioni a 100. Questo è il primo dato che balza all’occhio: rispettivamente i soldi investiti durante la gestione Conte e Inzaghi. Lukaku (76 milioni), Barella (48,5), Hakimi (43), Eriksen (27) e Sensi (27) sono alcuni degli acquisti di cui ha potuto beneficiare il tecnico campione d’Italia nel 2021. Mentre per l’ex Lazio i principali esborsi sono stati fatti per Correa (32.6), Gosens (26.7), Dumfries (13.1) e Asllani (14), con tanti colpi a zero o a cifre limitate (Onana, Calhanoglu, Mkhitaryan, Dzeko e Acerbi in prestito). E infine 12 a 5, i milioni percepiti come stipendio nelle due differenti avventure interiste.
RISULTATI A CONFRONTO – 3 a 1. É il numero dei titoli portati nella bacheca nerazzurra: due Supercoppe e una Coppa Italia per Inzaghi, lo scudetto per Conte. A livello numerico vince Simone, anche se soppesando i quattro trofei probabilmente il lavoro di Antonio resta superiore. Ma non va dimenticato il cammino – diametralmente opposto – europeo dei due tecnici: una qualificazione ai quarti e una agli ottavi per il piacentino, due eliminazioni ai gironi per il salentino.
MENTALITÀ DIFFERENTI – Un altro aspetto da considerare. Conte grazie al suo essere martellante e incontentabile è riuscito a riportare l’Inter, dopo undici anni di insuccessi, sul trono d’Italia, inculcando la sua mentalità vincente ai calciatori. Ma pretendendo l’acquisto dei “suoi” uomini (ad esempio Lukaku e Vidal) e scontrandosi diverse volte con la dirigenza, sia in privato che pubblicamente. Inzaghi, con un atteggiamento decisamente più aziendalista, ha affrontato le cessioni pesanti (Lukaku e Hakimi) senza di fatto lamentarsi, anche se pure lui è stato in parte accontento sul mercato (la presa di Correa su tutte). Forse, però, il suo spirito più pacato e meno esigente nei confronti dei calciatori è stata una delle cause che ha generato lo scudetto buttato della passata stagione. Ma che, comunque, ha portato in bacheca tre nuove coppe.
Il biennio di Conte è terminato, Inzaghi si sta avvicinando al suo secondo “compleanno” sulla panchina nerazzurra. Considerando i numeri e gli investimenti richiesti, i trofei conquistati e i traguardi ottenuti, la domanda sorge spontanea: alla fine, allora, ha ragione Simone?
Conte, quasi sicuramente, è un allenatore migliore e più vincente di Inzaghi. Lo confermano i due rispettivi palmares. Ma alla luce dei diversi investimenti richiesti e ricevuti, oltre alle cessioni pesanti con cui ha dovuto convivere il piacentino, e dei traguardi europei ottenuti, il lavoro di Simone sulla panchina nerazzurra è quantomeno paragonabile a quello di Antonio. E per certi versi gli è pure superiore.
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