Analisi

Addio al Decreto Crescita, cosa cambia per l’Inter?

Nel tardo pomeriggio del 28 dicembre 2023, è arrivato lo stop alla proroga per il Decreto Crescita da applicare agli sportivi. Per questo motivo, dal 1° gennaio la misura che agevolava la tassazione sull’ingaggio dei giocatori non esisterà più. Ma che impatto avrà sul mondo del calcio e, nello specifico, sull’Inter?

Cosa prevedeva il Decreto Crescita nel calcio

Decreto legge pubblicato il 30 aprile 2019 ed entrato in vigore nell’estate dello stesso anno, il Decreto Crescita ha permesso ai club di Serie A di tesserare con più semplicità calciatori provenienti da campionati stranieri o di rientro in Italia, grazie a ingenti agevolazioni fiscali.

La tassazione agevolata riguardava quegli sportivi che, nei due anni precedenti, non erano stati residenti in Italia e che si impegnavano a farlo per (almeno) i due anni successivi. La misura prevedeva che la tassazione sul reddito, in casi simili, scendesse dal 45% al 25%. Un ingaggio lordo da 10 milioni corrispondeva dunque a 7,5 milioni netti, anziché a 5,5 milioni netti. Ciò significa che i club avevano più margine per offrire compensi sostanziosi ai calciatori che arrivavano dall’estero, con uno stipendio importante, per convincerli a giocare in Serie A.

Un esempio? Prendiamo il caso di Romelu Lukaku, primo calciatore ingaggiato dall’Inter sfruttando i benefici del Decreto Crescita. Il belga arrivò in nerazzurro nell’estate del 2019 senza aver mai giocato (né vissuto) in Italia, quindi rispettava la prima condizione: niente residenza nel nostro Paese nei due anni precedenti. E rispettava anche la seconda, ovvero l’impegno a rimanerci per almeno due anni, come attestato dalla durata del contratto quinquennale. Per questo, Lukaku guadagnava 8,5 milioni netti, che al lordo diventavano “solo” 11,1 milioni.

In Serie A, sono stati diversi i calciatori arrivati (anche) grazie al Decreto Crescita. Fra i principali, oltre a Lukaku, ricordiamo anche Pavard, Thuram, Osimhen, Kvaratskhelia, Rabiot, Maignan, Leao, Pulisic. Si tratta, sostanzialmente, di una grande batosta per il calcio italiano e per la sua competitività in campo internazionale.

Addio al Decreto Crescita: cosa cambia per l’Inter

Soffermiamoci adesso sull’impatto che questo stop avrà (o ha già avuto) sui piani dell’Inter, dividendo la nostra analisi fra la strategia relativa agli acquisti e quella legata ai rinnovi.

Stop al Decreto Crescita: cosa cambia sul mercato dell’Inter

Se prendiamo in considerazione i profili degli obiettivi nerazzurri sul calciomercato (sia invernale che estivo), le conseguenze si faranno sentire più per alcuni che per altri calciatori.

Su Tajon Buchanan, per esempio, lo stop alle agevolazioni fiscali cambierà sostanzialmente pochissimo, visto l’ingaggio non elevato del canadese, che – qualora arrivasse in nerazzurro – percepirebbe uno stipendio da circa 1,5 milioni netti.

Non ci sarà alcuno stravolgimento, invece, sul fronte Piotr Zielinski, il cui contratto non è soggetto alla tassazione agevolata, essendo arrivato in Italia – e nello specifico a Napoli – nel 2016, quando il Decreto non era ancora in vigore.

I problemi più consistenti riguarderanno invece due grandi obiettivi per la prossima estate a parametro zero: Tiago Djaló e Mehdi Taremi. Nei piani di Marotta e Ausilio, infatti, il difensore portoghese e l’attaccante iraniano avrebbero potuto godere della misura, essendo provenienti dall’estero. Si tratta di un duro colpo, a maggior ragione perché si tratta di calciatori svincolati: la “partita”, in questo senso, sta tutta nell’ingaggio. E sarà proprio l’ingaggio ad essere colpito dall’addio al Decreto Crescita. Ciò non significa che sicuramente Djaló e Taremi non arriveranno, ma di certo la decisione della politica complica i piani del club nerazzurro.

Stop al Decreto Crescita: cosa cambia sui rinnovi dell’Inter

Passiamo al dossier rinnovi. E diciamo subito che non è affatto un caso che l’Inter si sia affrettata a prolungare ufficialmente i contratti di Henrikh Mkhitaryan e Matteo Darmian entro il 31 dicembre, prima che le misure agevolative cessassero di valere (dal 1° gennaio). Tutti e due, infatti, arrivarono (o ritornarono) in Italia sfruttando il Decreto Crescita nell’estate del 2019, quando l’armeno fu ingaggiato dalla Roma e l’esterno dal Parma, rientrando nel nostro Paese dopo la lunga esperienza al Manchester United.

Non usufruisce dei vantaggi sulla tassazione, invece, Federico Dimarco (che ha già rinnovato ufficialmente), così come Lautaro Martinez e Nicolò Barella, i prossimi due giocatori che potrebbero prolungare il vincolo con il club nerazzurro.

Lo stop al Decreto Crescita sposta molto, invece, sul fronte Denzel Dumfries. L’Inter, infatti, ha sfruttato i benefici fiscali nel momento in cui lo ha acquistato dal Psv Eindhoven nell’estate del 2021. La trattativa per l’olandese è da mesi in fase di stallo, ma l’addio al decreto significa che la strada, già in salita, adesso diventa impervia. È sempre più probabile, a questo punto, che Dumfries venga messo sul mercato in estate per non perderlo a zero nel 2025, quando scadrà il contratto.

Spostando la prospettiva ai prossimi anni, gli altri due calciatori nerazzurri che godono del Decreto Crescita sono Marcus Thuram e Benjamin Pavard. I due francesi sono arrivati nell’estate 2023 e dunque la scadenza è lontana, avendo firmato contratti quinquennali (fino al 2028). Il problema, dunque, non si porrà nell’immediato, ma certamente si farà sentire nel momento in cui dovessero cominciare le discussioni per eventuali rinnovi.

Simone De Stefanis