Focus – Eder, manifesto di perseveranza e dedizione (aspettando i gol)
Il Focus odierno è dedicato al momento di Eder, protagonista di buone prestazioni in maglia nerazzurra ma non ancora decisivo in zona gol. Qual è l'origine di questo curioso dato? Riuscirà a sbloccarsi? Proviamo a capirlo insieme.La carriera di Eder Citadin Martins è un vero e proprio inno alla perseveranza: anni di sacrifici e gol sui campi di Serie B ed A prima di ottenere, alle porte dei trent’anni, la tanto meritata maglia di un top club. Ad essere precisi, Eder la maglia dell’Inter l’aveva già sfiorata la scorsa estate, vedendola svanire proprio davanti ai propri occhi dopo averla virtualmente indossata per più di un giorno durante la rovente sessione di calciomercato a tinte nerazzurre. L’attaccante alla fine è rimasto a Genova fino a gennaio, mettendo a segno ben 12 preziosissime reti in grado di supportare e non poco la causa blucerchiata in una stagione particolare. I promessi sposi nerazzurri intanto, dopo un inizio col botto e qualche punto perso per strada, tornano a bussare alla porta del presidente Ferrero, che allettato dalla proposta nerazzurra cede il suo gioiello (questa volta davvero) all’Inter in una delle operazioni più importanti del calciomercato invernale. Sarà l’unico rinforzo dell’intera sessione, quasi a testimoniare la volontà di eleggere l’attaccante della Nazionale “ciliegina sulla torta” di un reparto numericamente completo ma non ancora perfetto. Lo stesso Mancini, ha più volte giustificato l’acquisto del giocatore con la volontà di aggiungere gol ad una falange offensiva che, in relazione alla grande mole di occasioni create, concretizzava troppo poco per lottare per i primi tre posti della classifica. L’impatto dell’Eder nerazzurro è stato un po’ il simbolo della sua esperienza milanese fino a questo momento: un derby di corsa, sacrificio e dinamismo senza alcuna vera grande occasione da gol, probabilmente frutto di un sistema che giova delle sue grandi doti atletiche ma che per forza di cose sottrae qualcosa alle doti realizzative del giocatore. Le altre gare non hanno di fatto offerto nuovi e particolari spunti rispetto alla gara d’esordio: tanto sacrificio, tanta corsa, poche occasioni per concretizzare. Le poche circostanze in cui il numero 23 ha trovato modo di concludere in porta, ha sbattuto contro portieri in straordinaria giornata di grazia, su tutti il clivense Seculin, (QUI al minuto 0:54) ed il “vicino di casa” Gollini (QUI al minuto 3:26), che hanno neutralizzato così i tentativi dell’italo-brasiliano. Interessante risulta l’analisi dei ruoli ricoperti dal polivalente ex calciatore della Sampdoria, utilizzato tanto da seconda punta quanto da falso esterno, passando anche per sporadiche e poco convincenti prestazioni da terminale offensivo come quella di due settimane fa contro la Roma, nonostante fosse la collocazione tattica più simile a quella ricoperta in terra ligure. La peculiarità di Eder, probabilmente, sta proprio nel modo di intendere il ruolo di centravanti: sempre al servizio della squadra, anche a costo di risultare inefficace quando è il momento di realizzare. I meccanismi dell’ultima Inter sembrano reggere in virtù di nemmeno troppo invisibili equilibri di squadra, a loro volta direttamente connessi ai movimenti degli uomini offensivi. Proviamo a ragionare un attimo sulla gara di Eder contro la Juventus nella semifinale di Tim Cup: centro, destra, centro e poi ancora destra per quasi una partita intera prevalentemente giocata in fase offensiva; una prestazione totale, iniziata all’altezza della linea mediana e chiusa sul fondo con l’assist al bacio per Brozovic. In virtù di tutto ciò, mugugnare contro un giocatore così, sembra quasi una bestemmia: vero, i gol non sono arrivati ed al netto della spesa sostenuta, pretendere qualcosa in più in zona gol può essere legittimo, ma ragionare solo sulla base di quello può essere un errore. Inoltre risulta ampiamente sottovalutata la fisiologica necessità di adattarsi ad una realtà complessa come quella nerazzurra, per di più scoperta nel momento più complesso di una stagione particolare, contraddistinta da tante gare sterili e che ha visto soffrire in zona gol gente abituata a concretizzare. La fiducia dell’ambiente c’è e lo stesso Mancini ha più volte ribadito come i gol arriveranno nonostante Eder non sia esattamente quel tipo di attaccante in grado di arare la classifica dei migliori marcatori del campionato, considerazione legittima e che trova conferma nelle precedenti stagioni del numero 23, contraddistinte da ben 33 reti nelle ultime tre stagioni in terra ligure. Apprezzare l’impegno, a volte, è sinonimo di grande lungimiranza e competenza: il grande lavoro ha sempre portato grandi risultati e l’ex attaccante della Sampdoria, icona moderna di dedizione perseveranza, merita il meglio che questo sport possa offrire. Buona fortuna, Eder!