FOCUS – Fantasia
Questo pezzo è scritto con il cuore. La bellezza del calcio passa per per i piedi dei grandi poeti, degli uomini che predicano la fantasia e il verbo del “fine a sè stesso”. Ivan Perisic è entrato nel bel mezzo di Hellas Verona-Inter e ha messo a referto un gol e un assist, mentre Adem […]Questo pezzo è scritto con il cuore. La bellezza del calcio passa per per i piedi dei grandi poeti, degli uomini che predicano la fantasia e il verbo del “fine a sè stesso”. Ivan Perisic è entrato nel bel mezzo di Hellas Verona-Inter e ha messo a referto un gol e un assist, mentre Adem Ljajic guardava dalla panchina e Stevan Jovetic si toccava la coscia dolente. Tra le mille mancanze di questa Inter di mezzogiorno, che strappa un pari al Bentegodi, c’è la fantasia, quella che le castagne dal fuoco le ha tolte più volte.
In casa Inter, la fantasia parla serbo-croato, Srbija da una parte e Crna Gora dall’altra: rispettivamente Adem Ljajic e Stevan Jovetic. Stanno mancando loro, in questo ultimo periodo. L’ultimo assolo d’estro dei due talenti balcanici è stato suonato in Coppa Italia contro il Napoli, quando entrambi gli attaccanti hanno messo a segno reti estemporanee ed individuali dopo una gara di estrema pochezza. Come mai da quel momento in avanti, i due talenti sono finiti in ombra?
Adem Ljajic è stata la sorpresa del mercato estivo nerazzurro. In un mare di perplessità, la seconda punta si è presentata a Milano e ha dato imprevedibilità all’attacco dell’Inter, sia partendo dalla sinistra che agendo a ridosso della punta. Poi qualche passaggio a vuoto, la perdita di concentrazione cronica che contraddistingue un discontinuo, forse la perdita di fiducia degna della sua emotività (nel post-Sassuolo, le lacrime), l’arrivo di Eder e la panchina. E Jojo? Stevan Jovetic ha infiammato l’Inter nelle prime giornate e ha distribuito fiumi di bellezza per tutti campi durante il girone d’andata, ma alla fine ha dovuto pagare l’asimmetria nella costruzione della squadra in sede di mercato e, la conseguente incompatibilità con Icardi con la panchina. Discontinuo anche lui, ma veramente molle e poco mobile nelle ultime apparizioni. Palacio, Perisic ed Eder assicurano un rendimento più costante, un impegno maggiore nell’arco dei 90′ minuti e quell’asciuttezza che i due slavi non garantiscono, ma in un Inter che non riesce a chiudere le partite, a sigillare una prestazione o a sbloccare un match prima che subentri la stanchezza, il loro talento potrebbe far saltare il banco.
Pretenderli entrambi in campo dal primo minuto sarebbe un dolce suicidio, ma lasciar loro più spazio a partita in corso, in modo che la giocata decisiva possa piovere dal cielo, è un rischio che questa Inter, priva di un impianto di gioco regolare, forse dovrebbe prendersi.