L’ormai sempre più concreto passaggio di Roberto Gagliardini in nerazzurro ha destato parecchia curiosità nei tifosi nerazzurri, attratti ma allo stesso tempo intimoriti da un’operazione affascinante ma abbastanza onerosa. Il giocatore, che nella prima metà di stagione con la maglia dell’Atalanta si è distinto per personalità e flemma in un ruolo difficile, ha aperto le porte ad una serie di quesiti che proveremo ad analizzare passo dopo passo, provando a fare chiarezza sulle sue caratteristiche e sull’investimento che molto probabilmente lo porterà in nerazzurro nei prossimi giorni.
IL GRANDE INVESTIMENTO – Acquisto per l’oggi ma anche e soprattutto per il domani: i 22 anni di Gagliardini si confermano ulteriore linea guida per intendere il progetto Suning, fatto di calciatori giovani e dal futuro roseo ma capaci di garantire un contributo effettivo da subito. Riguardo alla tipologia, non sembra un acquisto così differente da quello di Joao Mario, sul quale si è investito (ed anche in quel caso, parecchio), con la speranza di acquistare, anticipando la concorrenza, del talento destinato a lievitare ulteriormente nei prossimi anni. Il mercato, sia quello nazionale che internazionale, ci insegna come le valutazioni degli Under 23 possano cambiare nel giro di una sola stagione, triplicando il loro valore anche dopo una dozzina d’apparizioni o poco più. Tergiversare, nell’occasione, oltre a spalancare le porte ad una delle altre big interessate, avrebbe voluto dire riprovarci in un secondo momento con una valutazione ancor maggiore ed a quel punto quasi del tutto fuori mercato. Il prezzo del giocatore, per quanto importante, sembra comunque in linea con l’attuale mercato, ormai sempre più contraddistinto da operazioni di questo tipo. L’operazione-Gagliardini potrebbe essere serenamente paragonata a quella Romagnoli, calciatore acquistato dal Milan per la stessa cifra e divenuto con il tempo una certezza per i rossneri. D’altronde, anche guardando alla stessa bottega di provenienza del centrocampista, i cartellini attaccati ai nomi di Kessié e Caldara, gli altri due gioielli di Percassi, recitanti rispettivamente 30 e 20 milioni, sono in linea con la valutazione dell’ormai prossimo centrocampista interista, valutato 25. Sarebbe altrettanto ipocrita pretendere una valutazione parecchio differente da quella attuale, più che in linea con quanto speso, anche dalla stessa Inter nelle precedenti sessioni. Tanti ma giustificabili, in sostanza.
IL RUOLO – Ma che tipo di giocatore è Roberto Gagliardini? Le prime apparizioni in maglia orobica hanno offerto ai tanti spettatori interessati un centrocampista molto atipico, capace di distinguersi in entrambe le fasi, destreggiandosi in un raggio d’azione abbastanza ampio. Nel 3-4-3 di Gasperini ha spesso affiancato Kessié nella cerniera di centrocampisti volta a filtrare le giocate avversarie ed a gestire le ripartenze una volta recuperato il possesso. La grande organizzazione della linea difensiva ed il moto perpetuo dei due esterni hanno esaltato le doti dell’ex Vicenza, aiutato dalla compattezza tra i reparti e dalla straripante potenza fisica dell’ivoriano al quale a sua volta, in maniera quasi sinallagmatica, ha offerto ordine e protezione. Il duo tutto pepe nerazzurro ha spesso trovato supporto, a gara in corso, nella corsa di Remo Freuler, centrocampista di grande sostanza e dinamismo, capace di rendere ancora più fluidi i movimenti in fase offensiva di Gagliardini. Il numero 4 dell’Atalanta è infatti un giocatore capace anche di farsi coinvolgere nella manovra d’attacco, dove spicca per capacità d’inserimento e di supporto agli specialisti del settore. L’assist per Caldara nel successo contro il Sassuolo (probabilmente nella top 3 delle prestazioni stagionali della Dea), testimonia la grande capacità di Gagliardini di svariare per tutto il fronte offensivo, inserendosi e sovrapponendosi, diventando a tutti gli effetti un uomo in più anche in zona gol. Si è tanto discusso sul suo prossimo utilizzo in maglia nerazzurra: centrocampista nei due del 4-2-3-1 o mezzala nel 4-3-3? Probabilmente, entrambe le cose: la grande lettura della manovra avversaria e le grandi leve a disposizione, fanno si che il classe ’94 possa serenamente occupare il posto in mediana nonostante il ruolo di mezzala sia forse più congeniale alle sue doti di inserimento e di gestione delle due fasi. Resta comunque un giocatore in grande evoluzione, con pregi e difetti da valutare anche in prospettiva provando ad intuire che prototipo di centrocampista potrà in prospettiva diventare.
LE ASPETTATIVE – Inutile caricare il giocatore di responsabilità tali da lederne la freschezza e la spensieratezza da ventiduenne: giocare nell’Inter non è mai semplice e per farlo in un certo modo serve del tempo. Il costo del cartellino non può essere una giustificazione, che siano 5, 10 o 50 milioni, così come non può esserlo del tutto quanto messo in mostra con la maglia dell’Atalanta, squadra di un contesto differente e con un sistema di gioco molto più collaudato e rodato di quello interista, nonostante qualche passo importante verso una precisa idea di gioco pare essere stato fatto. E’ più opportuno capire come ottimizzare le caratteristiche del giocatore, provando a lavorare su pretese e responsabilità graduali. Mettere del fieno in cascina gara dopo gara può essere fondamentale anche per il futuro prossimo, alla luce di un reparto in difficoltà da anni e con giocatori con caratteristiche comuni, tanto in positivo quanto in negativo. Inutile bollarlo come mr.25 milioni dopo il primo errore, così come inutile è fomentarne le doti dopo le prime gare positive. La politica giovanile voluta dalla nuova proprietà comporta onori ed oneri, ed uno di questi è senza dubbio quello di saper aspettare un certo tipo di giocatori con mezzi importanti ma non ancora rodati in determinati contesti. L’investimento pagherà, ma serve del tempo.
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