FOCUS – Nessuno tocchi Ivan Perisic
“Nessuno tocchi Ivan Perisic“, dopo la gara di mercoledì scorso, il nostro titolo, più che come un monito, va letto con il dolce e quieto timbro della speranza. Analizzando la stagione nerazzurra del giocatore, qualche perplessità sul suo effettivo rendimento è più che giustificata: tanti ruoli interpretati, poche partita da trascinatore e soltanto cinque gol […]“Nessuno tocchi Ivan Perisic“, dopo la gara di mercoledì scorso, il nostro titolo, più che come un monito, va letto con il dolce e quieto timbro della speranza. Analizzando la stagione nerazzurra del giocatore, qualche perplessità sul suo effettivo rendimento è più che giustificata: tanti ruoli interpretati, poche partita da trascinatore e soltanto cinque gol messi a segno tra Campionato e Tim Cup. Numeri e prestazioni da giocatore “normale”, non da elemento imprescindibile o da esterno in grado di cambiare il volto di una squadra; eppure, con Ivan in campo, l’Inter riesce sempre a dare qualcosa in più: probabilmente si tratta di piccoli grandi meccanismi non in grado di balzare subito all’occhio, è più un lavoro sporco, un qualcosa che resta nell’ombra pur garantendo benefici tangibili al resto dei compagni in campo. Perisic in effetti è un esterno un po’ anomalo, quasi un interprete totale del ruolo, talmente influenzato dalla sua doppia esperienza tedesca da intendere il ruolo in un modo talmente completo da risultare quasi strano. Lo si può trovare ovunque ed in qualunque momento della gara: in zona Handanovic in raddoppio sul dirimpettaio avversario o al limite dell’area avversaria cercando la sua classica giocata data dalla combinazione tra doppio passo ed allungo della sfera per ottenere il fondo e crossare. Lo si può inoltre indistintamente trovare su entrambe le fasce del rettangolo di gioco, avendo interpretato sia nel corso dell’esperienza nerazzurra che in quella tedesca sia il ruolo di esterno destro che quello di esterno sinistro. Roberto Mancini, in particolar modo nelle primissime battute della stagione in corso, lo ha anche schierato dietro le due punte, quasi forse un trequartista mobile ed in grado di supportare la manovra su entrambe le sponde del campo. Tornando alla sua collocazione principale ed alla sua capacità di giocare su entrambe le fasce, va specificato che quella di maggior resa è sicuramente la sinistra: Ivan pur essendo quasi ambidestro, conosce meglio le dinamiche ed i movimenti della corsia mancina, specialmente in fase di supporto offensivo in ripartenza dove con sagaci e rapidi tagli riesce spesso a diventare l’uomo in più anche in area di rigore, provando addirittura a concludere l’azione iniziata dalla fascia opposta con discreti risultati. Emblematiche a riguardo risultano due delle cinque reti totali messe a segno quest’anno: la prima è quella realizzata contro l’Hellas Verona (QUI al minuto 1:17), con un perfetto inserimento su un cross proveniente dalla destra di Rodrigo Palacio, l’altra è quella messa a segno in un’altra importante rimonta, ovvero quella di pochi giorni fa contro la Juventus (QUI) e strutturata in maniera pressoché identica alla precedente: inserimento e tap-in. Due gol simili in due rimonte parzialmente equiparabili per intensità e quoziente di difficoltà: è Perisic la chiave delle rimonte nerazzurre? Non esattamente, o forse soltanto in parte: il croato, oltre che un giocatore in grado di garantire grande intensità in fase di massima spinta, è anche un calciatore con una forte personalità: in Inter-Juventus, prima che un esterno indiavolato, abbiamo visto un giocatore determinato, il primo a crederci anche quando i tre gol di svantaggio sembravano irrecuperabili e l’ultimo a mollare anche quando nel secondo tempo supplementare i muscoli fisiologicamente issavano bandiera bianca. Il giocatore inoltre sembrava fomentato da una gara che, come sempre quando si scontrano nerazzurri e bianconeri, ha un sapore speciale: Perisic cercava il boato della curva non solo per sé stesso ma anche per i compagni, tentando giocate di primissimo piano ma allo stesso tempo utili ai meccanismi della manovra interista, spingendo più volte i supporters di fede nerazzurra a boati che non sentivamo da tempo. Ovviamente quanto detto può far testo relativamente: serve continuità sia da parte del giocatore che da parte del collettivo. La partita, così come la prestazione di Perisic, non possono essere frutto di un evento occasionale: già da domani sera serve continuità, ed Ivan, in questo senso, si candida concretamente ad essere una delle carte dal peso specifico maggiore a disposizione di Mancini. Proprio contro i rosanero, nella gara d’andata, il giocatore mise a segno la sua seconda rete stagionale in maglia interista, risultando anche in quella circostanza tra i migliori in campo. Coincidenza? Forse non più di tanto: la difesa a tre dei rosanero, in fase di spinta, concede spesso degli uno contro uno ai dirimpettai avversari, esaltando quindi le doti di uomini di corsa come l’ex Wolfsburg. Non a caso altro grande protagonista del match fu un altro esterno, Jonathan Biabiany, protagonista dell’assist che spalancò le porte al tap-in del croato.
L’Inter, nell’ultimo arrembaggio al terzo posto, ha bisogno di certezze ed il croato in questo momento può esserlo. Nessuno tocchi Perisic, per il bene dell’Inter.