Un mostro a 11 teste. Il Manchester City di quest’anno sembra quasi una creatura mitologica e impossibile da fermare. Una macchina infernale da affrontare, composta da fenomeni in ogni reparto: dal portiere alle riserve, tutti sono da temere. Ma, ovviamente, ci sono calciatori più determinanti di altri nello scacchiere di Guardiola. Escludendo Haaland e De Bruyne, scopriamo chi sono.
L’acquisto più caro di tutta la rosa. E non è un caso. Dopo le difficoltà avute nella passata stagione, all’esordio nei Citizens e in generale in un top club, quest’anno il fantasista inglese ha svoltato ed è diventato uno dei perni della squadra. Sull’ala sinistra del tridente, crea pericolosità grazie alla sua tecnica e alla capacità di rientrare sul destro. Gli assist sono il suo marchio di fabbrica: addirittura 11 in questo 2022/2023. A cui vanno aggiunti 5 gol, tra cui il 2-1 nello scontro diretto (poi decisivo) d’andata con l’Arsenal per stabilire la vincitrice della Premier League. Come dicevamo, negli ultimi 7/8 mesi ha completamente svoltato. Una prova di ciò? L’anno scorso tra quarti e semifinali di Champions, le quattro gare più importanti della stagione, giocò appena 64 minuti; quest’anno, nelle stesse quattro sfide cruciali con Bayern e Real Madrid, non ha saltato nemmeno un secondo di gioco. Ormai è diventato insostituibile per Guardiola, nonostante spesso il suo apporto venga sottovalutato.
Il capitano. basterebbe questa parola per descrivere la sua importanza all’interno della squadra. Ma anche i numeri sono dalla sua parte: 50 partite, 11 gol e 7 assist. Tantissima roba per un centrocampista. I suoi inserimenti e l’abilità nell’attaccare lo spazio lo rendono un’arma letale per colpire le difese avversarie. Jolly prezioso in grado di svariare su tutta la mediana e di occupare diversi ruoli. Nell’ultimo periodo, poi, è in formissima: assist nella semifinale europea d’andata con il Real e, soprattutto, doppietta decisiva in finale con il Manchester United che è valsa l’FA Cup e che ha portato il City a un passo dal Triplete. E, se si esclude la finale persa dagli inglesi nel 2021 contro il Chelsea (in cui era presente anche lui), è l’unico di tutta la rosa ad aver giocato l’ultimo atto in Champions, segnando pure un gol (con il Borussia Dortmund nel 2013). Dopo gli anni d’oro in Germania e i primi a Manchester, adesso con questo schieramento di Guardiola ha trovato una seconda giovinezza.
Quello che non ti aspetti. Un semplice difensore centrale, all’occorrenza terzino, spesso anche “panchinaro”. John Stones fino alle fine del 2022, in poche parole, era questo. Poi, la metamorfosi. Il responsabile? Sempre lui, Pep Guardiola. Il 29enne inglese è il nuovo capolavoro tattico del tecnico spagnolo, che ha reinventato l’ennesimo calciatore. Stones infatti è l’uomo chiave del suo modulo multiforme, il giocatore che parte tra i difensori (sulla carta da terzino) ma che poi avanza in mediana al fianco di Rodri. Cresciuto a dismisura nel corso della stagione, ora ha acquisito una maturità e un ruolo che un tempo nessuno avrebbe mai immaginato. Evoluto, rinato, imprenscindibile. In un certo senso, è lui il simbolo più autentico di questo Manchester City.
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