Accadde Oggi – 24 novembre 2016, l’Inter va in Israele e perde 3-2 con l’Hapoel Be’er Sheva: il punto più basso prima della risalita
Dopo quell'annata, l'Inter imboccò una crescita prima con Spalletti e poi con ConteCon tutto il rispetto, come si dice: con tutto il rispetto, tre anni fa, l’Inter era una squadra capace di andare a giocare in Israele e perdere contro il temibilissimo – con tutto il rispetto – Hapoel Be’er Sheva, che peraltro aveva battuto l’Inter anche all’andata, a San Siro. Tre anni fa, poi, l’Inter era capace non solo di perdere contro una squadra israeliana qualsiasi, con tutto il rispetto: ma ci riuscì, a perdere, addirittura in rimonta (da 0-2 a 3-2), venendo eliminata alla fase a gironi di Europa League e piazzandosi all’ultimo posto del proprio raggruppamento. Con tutto il rispetto, inoltre, bisogna ricordare come quella di tre anni fa fosse un’Inter che poteva permettersi di schierare titolari giocatori come Felipe Melo, Banega, Eder, Murillo, Nagatomo: giocatori deludenti, o fuochi di paglia, o cose del genere: tutta gente – comunque – ai cui addii è corrisposta una certa rinascita dell’Inter che ci ritroviamo ancora oggi a commentare. Con tutto il rispetto.
Ed è esattamente tre anni fa che ebbe luogo quella partita (Hapoel Be’er Sheva-Inter, appunto) che portò un po’ tutti quanti gli interisti a chiedersi, insomma, che senso dare ad una stagione che a metà novembre aveva già visto succedersi tre allenatori sulla panchina della squadra, oltre ad un’eliminazione – come detto – dall’Europa League, e oltre a diverse figuracce in giro per l’Italia: questo anche a causa di un tecnico, Mancini, lesto a dileguarsi a ritiro già iniziato dopo alcune divergenze con la neo-insediata Suning e dopo alcune prestazioni umilianti già nelle prime amichevoli, tipo il 6-1 incassato contro il Tottenham. Furono dimissioni, e nel gran polverone venne assunto Frank de Boer, un olandese dalle buone intenzioni ma che pensava di avere sei mesi di tempo per cominciare a far giocare decentemente la squadra: esonerato pure lui, toccò a Stefano Vecchi fare il traghettatore prima di mettere l’Inter in mano a Stefano Pioli, che oggi – sempre tre anni dopo – si ritrova nelle stesse vesti al Milan.
La gara contro l’Hapoel Be’er Sheva è ufficialmente la seconda, per Pioli, sulla panchina dell’Inter, anche se è ormai chiaro a tutti che l’Europa League ai nerazzurri interesserà relativamente: più importante risollevarsi in campionato, concentrare – per quanto possibile – le proprie energie sulla rincorsa alla Champions League e insistere con quella. Però, insomma: c’è sempre una Europa League ancora da onorare (altra espressione iper-inflazionata) e quindi onoriamola: l’Inter scende in campo e ci entra anche bene, tanto che al 12esimo minuto è già in vantaggio col gol di Icardi. Bel destro, su traversone di Eder. Non occorre aspettare poi tanto che l’Inter trova la rete dello 0-2 con Brozovic: scambio tra Eder, Candreva e Banega, palla sulla destra per il croato che scarica un bolide dal limite. Palo-rete. Due a zero. Venticinque minuti giocati.
E’ nel secondo tempo che arriveranno i dolori. Va detto che è anzitutto l’Inter la prima a sprecare le occasioni: perché sei avanti due a zero, perché hai (per due volte) l’opportunità di chiudere la partita, e – messa così – la partita devi chiuderla. Prima Eder non riesce a servire Icardi in mezzo all’area e poi – in un’altro episodio – è Icardi a colpire la traversa trattenendo l’orgasmo della rete. Ma poi – oltre alle pecche offensive interiste – c’è da fare i conti con i tre gol che gli israeliani metteranno a segno in poco più che mezz’ora, e col perché sia potuto succedere. Risposta: perché l’Inter – quell’Inter – era ancora una squadra allo sbando, in parte mascherato da Pioli nei quattro-cinque mesi successivi, ma essenzialmente era una squadra che non c’era mai stata. E quindi al 58esimo Maranhao accorcia le distanze di testa (1-2), poi Handanovic decide di farsi espellere e al 69esimo Nwakaeme batte Carrizo dagli 11 metri (all’epoca c’era ancora la regole del rigore e rosso) e infine, siamo al 92esimo minuto, Ghadir serve Sahar con un colpo di tacco in contropiede e quest’ultimo getta l’Inter nei gironi irrimediabili della mediocrità esistenziale. Quell’Inter, almeno, che mediocre lo era veramente. Con tutto il rispetto.