Inter, il primo fantasma da scacciare è il calo post-natalizio: ma Conte ha la soluzione. Tutti i numeri delle scorse stagioni
Negli ultimi dieci anni, il girone di ritorno ha quasi sempre portato meno punti rispetto all'andataCi fanno pure le vignette. C’era quel video di Silvio Berlusconi, mentre parlava con i tifosi del Monza in tribuna: “Scusatemi, vi devo salutare perché devo andare a puttane”. E poi c’era appunto quella vignetta, col fermo immagine dell’ex presidente del Consiglio e i sottotitoli con le stesse parole, intitolata così: “L’Inter dopo la sosta di gennaio”. E un fondo di verità dovrà pur esserci, in tutto questo, anche perché la satira – quella calcistica come quella politica – su un filo di realtà deve per forza fare affidamento. Ebbene, la patina di realismo – in questo caso – consiste in qualcosa di estremamente lapalissiano, com’è lapalissiana la tendenza naturale dell’Inter ad alternare gironi d’andata d’alto livello a mediocri gironi di ritorno mandati avanti perlopiù per spinta d’inerzia.
Non è, beninteso, una scienza perfetta, questa: perché, certo, ci sarebbe da tirare fuori ad esempio la storia della stagione 2014-2015, un’annata a sé stante (oltreché generalmente sciagurata per i colori nerazzurri), dove l’Inter, nel girone d’andata, fu capace di raccogliere la miseria di 26 punti (il peggior girone d’andata del decennio). Altro che prima parte di campionato d’alto livello, e altro che calo nella seconda parte di stagione: sì, perché, posto che fare peggio dell’andata era pressoché impossibile, i nerazzurri, quell’anno, nel girone di ritorno, ottennero 29 punti migliorando lo score del girone d’andata. Ma si tratta, appunto, di un’eccezione, perché i numeri in campionato dell’Inter dal 2011 al 2019 hanno sempre detto altro.
I numeri, in sostanza, hanno sempre e praticamente corroborato la tesi di partenza: bene all’andata, male – o meno bene – al ritorno. Per capirlo basta andare a fare la conta della serva nelle varie stagioni. Un esempio eclatante di crolli mastodontici nel girone di ritorno è quello che i tifosi dell’Inter ricordano bene, e che si riferisce alla stagione con Andrea Stramaccioni in panchina: era l’annata 2012-2013, quando l’Inter – grazie ad una serie di travolgenti successi consecutivi – centrò la bellezza di 35 punti nel girone d’andata, per poi, complice anche l’infinita sequela di infortuni che attanagliò la rosa interista, ottenerne solo 19 nel girone di ritorno. Risultato: nono posto. Mai così in basso. Complessivamente, andò meglio l’anno successivo con Mazzarri: 32 punti all’andata e 28 al ritorno, una media più o meno sempre costante per i mezzi a disposizione del tecnico, ma sempre col classico calo da Natale in poi. Stesso discorso per le annate 2015-2016 (addirittura 39 punti all’andata e testa della classifica, appena 28 al ritorno e quarto posto) e 2016-2017 (33 punti all’andata e 29 al ritorno, ma fu tutta la stagione ad andare male). Questo senza considerare il biennio spallettiano, nel quale, forse, questo andamento si è notato con maggior evidenza: 41 punti all’andata e 31 al ritorno nel primo anno (ha saputo fare meglio, nel girone d’andata, solamente Antonio Conte, quest’anno), e 39 all’andata e 30 al ritorno nel secondo.
Morale: cos’abbia intenzione di fare l’Inter di Antonio Conte, quest’anno, non ci è dato saperlo. O meglio, la linea teorica la conosciamo già: cercare di invertire la tendenza disputando un girone di ritorno ai livelli del primo, se non in quanto a punti (perché eguagliare i 42 in 17 partite ottenuti sinora sarà infatti assai complicato) almeno in quanto a continuità generale. Resta da capire se, questo, succederà o se sarà destinato a rimanere un sogno da riporre – per l’ennesima volta – nel cassetto dei desideri inespressi. La possibilità di flop – realisticamente – esiste, e Conte lo sa: intanto lui si tutela. Ha assegnato i compiti per casa ai propri giocatori (recuperare la condizione, mangiare bene ma moderatamente, potete immaginare il sesso), ma pure al proprio staff e – ultimo ma non ultimo – alla dirigenza. Servono colpi, servono acquisti. Serve il centrocampista che Conte implora. Serve blindare qualcuno in vista di giugno (un nome a caso, Kulusevski), serve magari qualcuno là davanti per fare da vice-Lukaku o vice-Lautaro (nomi a caso, Giroud o Llorente), e serve magari anche qualche varia ed eventuale. Serve qualcosa, fate qualcosa. Altrimenti il rischio flop è dietro l’angolo, Conte vede i fantasmi dappertutto perché e li crea lui, e non vuole un girone di ritorno non da Conte. O non da Inter: che, poi, oggi è la stessa cosa. Altrimenti, offre Berlusconi.
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