Il solito Derby d’Italia, verrebbe da dire. Juventus batte Inter a San Siro per 1-0 con gol di Kostic in una gara infiammata dalle inevitabili polemiche arbitrali. Più a freddo, andiamo ad analizzare le cinque cose che abbiamo imparato da questa partita.
GIUSTO PARLARE DI SCANDALO
C’è chi dirà che l’arbitro è l’alibi dei perdenti, ma li facciamo parlare. Una partita così importante è decisa da un unico gol segnato dopo un doppio tocco di mano con l’arbitro a due passi: in epoca di VAR non correggere errori così è uno scandalo. E in attesa di sapere se mai ci sarà la possibilità di capire che cosa si sono detti arbitro e VAR per arrivare ad una decisione simile, la ventilata ipotesi di “mancanza di immagini chiare” fa infuriare ancora di più, visto che di immagini ce ne sono eccome. Mi faccio allora una serie di domande:
INTER STERILE
Detto questo, l’Inter ha fatto ancora una volta troppo poco. Non inganni il possesso palla, soprattutto se poi è sterile e fine a se stesso. Fino al gol irregolare di Kostic qualcosa si è anche creato, ma poi nervosismo e prevedibilità hanno preso il sopravvento e la sensazione che lascia questa partita è che non avremmo segnato nemmeno con altri 90 minuti a disposizione. Il guaio è che la cosa va avanti da settimane, anche se qualche risultato ha nascosto un po’ di polvere sotto al tappeto.
TESTA E FISICO A TERRA
Arriviamo alla sosta con una squadra tenuta insieme con i cerotti. Il passo indietro di Skriniar ha aggiunto ulteriori problemi dopo gli stop di Gosens e Bastoni che impongono di schierare giocatori non al meglio come Dimarco (fisicamente) e Dumfries (mentalmente). Brozovic così è dannoso, agli attaccanti mancano i rifornimenti e non fanno moltissimo per cambiare le cose. In generale si avverte uno scollamento che porta a staccare la spina quando si subisce gol e subentrano le difficoltà. La sosta potrebbe fornire un assist, ma tanti saranno impegnati con le nazionali. Urge ritrovare la quadra per un aprile che può salvare la stagione o far sbandare definitivamente.
INZAGHI VS ALLEGRI
Come all’andata, Allegri ha ingabbiato Inzaghi. Ha portato la partita nel suo territorio e l’ha fatta sua. L’arroganza juventina, che ritroviamo anche nelle dichiarazioni del loro allenatore, si trasferisce in campo dove innervosiscono la gara con una serie di falli non sanzionati a dovere, quindi la tattica è una strenua difesa dell’area di rigore con più uomini possibile lasciando a Rabiot, Vlahovic e soprattutto Kostic il compito di ripartire e provare a far qualcosa. Anche con la mano, se serve. Inzaghi invece si affida all’usato sicuro, l’esito è di nuovo scontato. Diverse cose lasciano perplessi. Il fatto che di là vincano andata e ritorno con giovani come Soulé, Fagioli e Miretti, mentre da noi Bellanova è ridotto a fare una manciata di minuti (comunque migliore di Dumfries) e Asllani è scomparso. Un po’ di gioventù in mezzo ad un gruppo in cui gran parte ha la testa altrove, forse farebbe bene. E poi le sostituzioni: la scelta di togliere Lukaku e Barella, probabilmente gli unici che stavano generando qualcosa in attacco, sorprende… Poi lo sfogo post-partita sull’arbitro è un bel tentativo, reso vano dal fatto che nessun altro attorno lo spalleggi nella protesta.
NONA SCONFITTA
Nona sconfitta in campionato, esattamente un terzo delle partite giocate. Il Napoli non lo vediamo nemmeno più, la Lazio ci scavalca al secondo posto. Non serve aggiungere altro.
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