Seconda amichevole estiva per l’Inter di Simone Inzaghi che a Ferrara ottiene un pareggio in rimonta per 2-2 contro il Monaco. Alle reti di Golovin e Ben Yedder, rispondono Gagliardini nel primo tempo e Asllani nel secondo. Nel mezzo una traversa di Lautaro Martinez, mentre nel finale Calhanoglu va vicino al gol che avrebbe dato la vittoria.
Gambe ancora pesanti per i nerazzurri, reduci da tre giorni molto impegnativi a livello di preparazione fisica e intenzionati a non correre rischi di infortuni assolutamente da evitare in questo momento. Dall’altra parte, i monegaschi arrivano da quattro amichevoli disputate avendo iniziato prima la preparazione in vista del debutto in Ligue 1 il 6 agosto e dei playoff di Champions League.
Aggiungiamo una formazione molto sperimentale soprattutto in partenza, con una difesa totalmente reinventata (Darmian, D’Ambrosio, Dimarco) e un centrocampo praticamente tutto nuovo (Bellanova, Gagliardini, Asllani, Mkhitaryan, Gosens) e i motivi delle difficoltà iniziali sono presto spiegati. Col passare dei minuti e l’inserimento del centrocampo titolare, però, l’Inter poi è tornata a controllare il gioco.
Viste le premesse, non facciamoci ingannare (in positivo, ma soprattutto in negativo) da quanto visto in questi 90 minuti. In ogni caso, analizziamo cinque spunti interessanti emersi dal match.
1) Esperimenti rimandati
Si vociferava di un possibile impiego di Asllani accanto a Brozovic, per testare il doppio playmaker. Qualcuno si aspettava un altro tentativo di inserimento del trequartista alle spalle dei due attaccanti. Niente da fare, almeno per questa serata. Assetto, compiti e movimenti degli undici in campo hanno ricalcato in gran parte i meccanismi già consolidati della scorsa stagione, a conferma di quanto questa amichevole abbia rappresentato più una sgambata dopo giorni di carichi intensi soprattutto per chi è rientrato a Milano da pochi giorni.
2) L’eccezione Lu-La
Fa eccezione, rispetto al discorso di sopra, la Lu-La. Seconda amichevole per Lukaku e Lautaro Martinez di nuovo insieme. Come col Lugano, niente di clamorosamente eccezionale se ci aggiungiamo che nessuno dei due è andato in gol (ma Romelu ha propiziato la rete di Asslani e l’argentino ha colpito una traversa). Il belga deve ancora trovare la forma migliore, il Toro è già più in palla. Ancora una volta però filtra la sensazione che tra i due feeling sia altra cosa rispetto alle altre coppie di attaccanti e con loro in campo l’Inter è più presente nell’area avversaria ed insidiosa nei metri finali di campo. Una dimostrazione si ha, secondo me, nel finale dopo l’ingresso di Dzeko e Correa. Un’azione di contropiede si sviluppa rapidamente ma poi perde di pericolosità quando ci si ritrova con Dzeko e Barella quasi a pestarsi i piedi sulla linea del fallo laterale e Correa al centro molto distante dalla porta. Finché in campo c’è stata la Lu-La, la difesa del Monaco è sembrata più preoccupata di raddoppiare su Big Rom e in generale l’Inter ha riempito meglio l’area di rigore avversaria.
3) Ancora Asllani
Tra le note più liete ancora una volta c’è Asllani. Partenza diesel in un’Inter, come detto prima, molto nuova e in cerca delle giuste distanze. Ancora una volta però mostra personalità e visione di gioco, pronto alla verticalizzazione illuminante a premiare il gioco in profondità di Lukaku e Lautaro Martinez, ma anche di Bellanova (meno di Gosens, di cui parliamo tra poco). Mette lo zampino sul primo gol (calcio d’angolo battuto benissimo per D’Ambrosio che obbliga Nubel alla parata e ribattuta in rete di Gagliardini) e segna il secondo.
4) Gosens come Dumfries?
Durante la nostra diretta sul canale YouTube di Passione Inter abbiamo letto tanti commenti negativi su Gosens e Mkhitaryan. Personalmente non condivido questi giudizi così affrettati, soprattutto se pensiamo al contesto in cui hanno giocato, da dove arrivano e la condizione fisica ancora ottimale ancora da raggiungere. Mettiamoci poi che Gosens durante il primo cooling break del primo tempo si è toccato più volte la coscia, uscendo poi dal campo all’intervallo. Certo, nelle prime due uscite non hanno brillato. Ma soprattutto per Gosens mi è sembrato di vederlo poco cercato, più che sottotono. E quando è stato coinvolto, non lo è stato nel modo in cui le sue caratteristiche di gamba e puntualità sul secondo palo possono esaltarsi. Non è Perisic, e lo sappiamo, ma è comunque Gosens. Mi sembra di rivivere i primi periodi di Dumfries, sia a livello tecnico che di giudizi.
5) Onana è diverso da Handanovic
Si merita una menzione anche André Onana. Doppia parata da tiro ravvicinato, poi è molto coinvolto nel gioco coi piedi. La sensazione, almeno in questa amichevole, è stata che rispetto ad Handanovic partecipa ancora di più alla costruzione e lo fa avanzando di qualche metro il suo possesso palla nonostante la presenza di De Vrij, Bastoni e Brozovic che sono maestri della costruzione dal basso.
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