I numeri non mentono mai e spesso sono anche uno spunto per riflettere: solo 2 reti (su rigore) in 5 partite, l’ultimo gol su azione risale a più di un mese fa (il 3 aprile con il Lecce). In generale, il 2023 è stato molto più nero che azzurro per tutto il reparto offensivo: 4 centri (ma tutti dal dischetto) per Lukaku, appena 2 per Dzeko (l’ultimo addirittura il 18 gennaio in Supercoppa), 0 per il fantasma Correa (a secco da ottobre) e pure l’unico punto fermo, Lautaro Martinez (17 sigilli stagionali), non segna da 5 gare. Dati che fanno preoccupare Inzaghi e che impressionano se si pensa che stiamo parlando del terzo attacco di questa Serie A e del migliore di quella appena passata. Ma dov’è il problema?
VIAGGIO ALL’INTERNO DEI NUMERI – Partiamo dall’ultimo periodo. Dopo i due gol con il Lecce firmati da Mkhitaryan e da Lautaro, è iniziato il momento di crisi: solo due palloni buttati in rete – su rigore – da Lukaku con lo Spezia e con la Juve ieri, mentre con Porto, bianconeri in campionato e Fiorentina il tabellino nerazzurro è sempre rimasto vuoto. Appena due penalty realizzati in oltre un mese non è assolutamente accettabile per una squadra come l’Inter e con le sue ambizioni. Soprattutto essendo sempre stato l’attacco il punto di forza della squadra da quando Inzaghi è diventato l’allenatore: gli 84 centri nella scorsa Serie A sono il manifesto di questa affermazione. Com’è possibile che non si concretizzi più quanto prima?
LE 5 GARE INCRIMINATE – Ieri con la Juve, l’Inter ha calciato 12 volte verso la porta di Perin, ma appena 4 di questi tentativi sono finiti nello specchio e solo quello di Brozovic, un centrocampista, è stato realmente pericoloso. Per il resto, davvero troppo poco. Così come accaduto nel match di campionato sempre con i bianconeri: anche lì solo 3 tiri in porta e in generale pochissime opportunità, con Barella e Mkhitaryan – altri due centrocampisti – i due uomini più pericolosi. Allora gli attaccanti allora non riescono più a creare? No, perché poi ci sono partite come quella con la Fiorentina, in cui Lukaku ha un’occasione gigantesca ma la fallisce clamorosamente. E lo stesso si può dire di Lautaro con lo Spezia: un rigore fallito (non facendolo calciare inspiegabilmente all’infallibile Lukaku) e un’altra chance ghiotta buttata al vento. Infine, per quanto riguarda il passaggio del turno con il Porto, i tifosi nerazzurri devono ringraziare Onana, Dumfries e la dea bendata, perché la prestazione degli attaccanti in Portogallo è stata a dir poco sterile e inefficace. Insomma, nelle ultime 5 partite sono cambiate le performance degli attaccanti – a volte molto pericolosi ma poco concreti, altre totalmente inconcludenti e innocui in zona gol – ma non i risultati: nessuno la butta dentro, se non su rigore.
L’Inter, arrivata al punto cruciale della stagione, se vuole trovare la svolta sperata per raggiungere i propri obiettivi, ha bisogno innanzitutto che i suoi attaccanti tornino a segnare. Inzaghi deve toccare le corde giuste per riuscire a sbloccare nuovamente la miglior versione di Lautaro, che è solito alternare questi digiuni prolungati a momenti d’oro, senza però dimenticare chi ha guidato il reparto offensivo fino a gennaio, Dzeko, il (ritrovato?) Lukaku e l’eterno incompiuto Correa, che prima o poi dovrà far rivedere quanto fatto alla Lazio e nella gara d’esordio con il Biscione. Ma il tempo stringe: per non perdere il treno della stagione, i bomber interisti devono tornare al più presto alla stazione del gol.
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