Cosa manca all’Inter per (ri)vincere lo scudetto: analisi tattica e numeri
L'analisi sul momento nerazzurro e cosa ci dicono i numeri stagionaliAnche l’ultima giornata ha sorriso all’Inter di Simone Inzaghi. Dopo aver accorciato sul Milan con la vittoria sulla Juventus, la formazione nerazzurra grazie al successo convincente sul Verona è riuscita a guadagnare ancora due punti sui rossoneri e raggiungere a quota 66 il Napoli al secondo posto. In virtù della partita da recuperare contro il Bologna, dopo parecchie settimane Dzeko e compagni virtualmente potrebbero tornare in vetta in caso di vittoria nel recupero.
Nell’approfondimento di oggi cerchiamo di analizzare la ripresa interista e capire cosa ancora manca per bissare la vittoria scudetto. Analizzando i numeri, ad esempio, l’Inter in questo momento è tornata favorita a tutti gli effetti. Secondo il portale understat.com, a questo punto della stagione e sulla base delle partite disputate in campionato, la squadra di Inzaghi si ritrova in linea con gli expected points, vale a dire i punti attesi in classifica in questo momento. Rispetto ai 66 reali, sono solamente 2,69 in più rispetto alle previsioni reali.
Un ottimo indicatore che riflette l’equilibrio della squadra di Inzaghi tra punti attesi e punti raccolti, a differenza di Napoli e soprattutto Milan che nella classifica reale hanno mostrato un andamento superiore a quello che secondo i numeri avrebbero meritato. Rispetto agli expected points, i rossoneri si ritrovano 10,34 punti in più in classifica mentre in Napoli 4,94. Tra le statistiche raccolte va sottolineato anche che l’Inter, che già vanta il miglior attacco del campionato, per gli expected goals avrebbe dovuto segnare 4,73 reti in più rispetto alle attuali 65.
Se i numeri a questo punto della stagione ci dicono che l’Inter è la squadra che più meriterebbe per quanto espresso fino a questo momento di vincere lo scudetto, dando uno sguardo al calendario – almeno sulla carta – i nerazzurri insieme al Napoli hanno davanti il percorso meno complicato. Tra le prime sette squadre della classifica, Inzaghi dovrà incrociare solo la Roma alla 34esima, tra l’altro davanti al pubblico di San Siro. Discorso diverso per il Milan che deve ancora affrontare squadre tutte pericolose come Lazio, Fiorentina, Verona, Atalanta e Sassuolo. In linea con il calendario nerazzurro quello di Luciano Spalletti, sebbene le insidie rappresentate soprattutto da Roma, Sassuolo e Torino.
Trattando invece temi relativi al campo, l‘Inter può fare affidamento su margini di crescita ancora non del tutto espressi. Innanzitutto lo stato di forma attuale dei nerazzurri è tornato ai livelli di novembre e dicembre, quando dal punto di vista psicofisico la squadra girava come poche nel nostro campionato. Se a Torino i tre punti avevano mascherato una prestazione non buona, contro il Verona l’Inter è tornata a giocare bene e dominare l’avversario. Una vittoria nel prossimo turno con lo Spezia potrebbe rappresentare il definitivo rilancio dopo i mesi terribili di febbraio e marzo.
Dal punto di vista tattico Inzaghi può ancora giocarsi qualche carta importante. Correa su tutti è l’uomo che in questo finale di stagione può fare la differenza, come accennato con alcune ripartenze nell’ultimo turno contro il Verona. L’argentino in questa stagione non ha mai convinto a causa dei tanti stop, ma per caratteristiche è senz’altro unico nel reparto avanzato nerazzurro e può restituire al tecnico piacentino quella velocità che era mancata negli ultimi mesi.
Come mostrato a Torino, poi, l’Inter è tornata ad essere una squadra molto duttile, capace di saper soffrire con una difesa ordinata in un match dalle numerose insidie come contro la Juventus, e di accettare l’uno contro uno del Verona mostrando superiorità tecnica e tattica. Da non sottovalutare un altro aspetto: la squadra di Inzaghi è tornata a correre meglio rispetto alle ultime uscite, qualche chilometro in meno ma dosato con più intelligenza. Sabato l’Inter ha dato l’impressione di essere tornata dominante sul piano fisico, eppure ha corso complessivamente 114,3 chilometri, uno in meno rispetti ai 115,9 contro la Fiorentina, partita nella quale invece era sembrata in difficoltà sotto ogni aspetto.