L’Inter si lecca le ferite dopo la sconfitta beffarda subita contro il Real Madrid. I nerazzurri, comunque consapevoli di aver tenuto alla grande il campo e di aver fatto una partita di livello, escono dal Meazza con una convinzione in più: quella di avere un baluardo di livello mondiale.
Si tratta di Milan Skriniar il cui processo di crescita nelle ultime stagioni è stato qualcosa di portentoso. Arrivato in nerazzurro nel 2017 dalla Sampdoria, senza tante aspettative addosso, il difensore slovacco ha subito messo in mostra le proprie doti di straordinario marcatore a uomo, abilissimo nell’anticipare seccamente l’attaccante avversario. Fortissimo fisicamente e letale anche in zona offensiva di testa, Skriniar ha sopperito alle proprie doti tecniche, non eccelse palla al piede, con un grandissimo impegno.
Significativa poi è stata la sua evoluzione da centrale di una difesa a 4 a laterale di una difesa a 3, passaggio che non tutti riescono ad assimilare. Campioni del calibro di Godin ad esempio, hanno fallito nel passaggio da un modulo all’altro. Il gigante nerazzurro invece, pur faticando parecchio nei primi mesi di Antonio Conte sulla panchina dell’Inter, si è rimboccato le maniche ed è riuscito a cambiare completamente il proprio modo di giocare.
Ha lavorato sui propri punti deboli, sforzandosi di diventare un altro tipo di difensore e, incredibilmente, riuscendoci con risultati clamorosi. In pochi, pochissimi, riescono ad essere tanto duttili nel passare da un modulo all’altro, eppure Skriniar, dimostrando di essere un campione di livello assoluto, ce l’ha fatta. Ora fa il centrale atipico, tanto caro a Inzaghi. Non chiude solo la manovra avversaria, ma spinge moltissimo, andando a fare il jolly offensivo nell’area rivale, sovrapponendosi all’esterno e rubando palla sulla trequarti offensiva. E, nonostante la mole di chilometri macinati, riesce sempre a rimanere freddo e lucido in difesa, un autentico muro invalicabile.
Insomma, Skriniar, dopo il periodo di appannamento di due anni fa, si è ripreso l’Inter. Ora è sicuro e puntuale, sia in avanti che nella retroguardia. Il goal contro il Genoa e le tante sortite offensive, ne sono l’ennesima riprova: è lui , ancora più di De Vrij, il vero leader difensivo: silenzioso, forte e consapevole. Nei momenti di difficoltà è lui che si prende sulle spalle la squadra e non per niente è il principale rivale di Nicolò Barella per l’eredità della fascia di capitano di Handanovic. L’Inter può sorridere, anche per il grandissimo attaccamento dello slovacco ai tifosi ed ai colori. Ormai è un simbolo e l’età gioca dalla sua parte e da quella dell’Inter. Il futuro della difesa non può che essere roseo.
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