21 Giugno 2020

L’INTERTINENTE – Inter all’atto finale fra gioco, ambizioni e possibilità di conferme

Una rubrica per rafforzare un concetto: l'impertinenza di essere nerazzurri

Il trionfo del Napoli di mercoledì sera non ha soltanto sancito il ritorno alla vittoria della squadra partenopea dopo 6 stagioni di digiuno e l’ennesima occasione di Triplete sfumata per la Juventus, ma ha aumentato i rammarichi dell’Inter, in forza della prestazione offerta dagli uomini di Conte nella semifinale di sabato scorso. Infatti, oltre ad avere superato anche le più rosee attese, la proposta di gioco e le numerose occasioni da rete prodotte da Lukaku e compagni hanno sbugiardato gli scettici rispetto alle capacità dei nerazzurri di sapersi imporre dopo quasi 3 mesi di inattività.

Ovviamente, diverse criticità sono altrettanto riscontrabili nell’analisi della gara del San Paolo, quali, ad esempio, una scarsa lucidità in fase di finalizzazione e una coralità di manovra che ancora arranca a rasentare i ritmi a cui la banda Conte aveva abituato i tifosi sin dagli esordi dell’anno passato.

Di certo c’è che l’Inter è parsa più brillante del Napoli nello scontro diretto nel capoluogo campano ed anche della Juventus nei due confronti contro il Milan e i ragazzi di Gattuso; dunque, il rimpianto di aver mancato uno dei 2 trofei alla portata è sicuramente amplificato dal raffronto fra l’impressione resa dai neroblu e quella un po’ incolore ed approssimativa degli avversari.

Benché gli automatismi nel complesso debbano essere rivisti e diversamente configurati, i singoli hanno dato un’ottima prova di integrità fisica e di dinamismo, sempre nei limiti di una ripresa condizionata da un trimestre di torpore; su tutti, Eriksen è stato l’elemento in gran spolvero, deputato ad infondere fluidità e vivacità alla sinfonia interista.

Il gioiello danese sembra essersi finalmente ritagliato un’ubicazione tattica che gli permetta di esprimere pienamente la classe pura della quale dispone, ed alcune folate hanno messo in evidenza il suo repertorio da campione. Altra nota di merito andrebbe spesa anche per Marcelo Brozovic, se non fosse per l’acciacco rimediato nella giornata di ieri, che si rivelerà una doccia gelida per i piani di Conte. Infatti, il concreto ed elegante croato è l’alfiere degli equilibri collettivi, che vengono forniti dalla sua abilità di palleggio e dalla sua geometrica visione del rettangolo verde – linfa purissima per le trame di Conte -, e pure a Napoli hanno dimostrato che l’essenza dell’Inter di oggi passi dai suoi piedi.

Proprio dalle individualità, inoltre, dipenderanno i successivi 90 giorni che chioseranno l’annata 2019/2020, nonostante gli stimoli appaiano affievolitisi: l’opacità palesata dalla Juventus targata Sarri nei 180’ d’epilogo della Coppa Italia lasciano presagire che le pratiche Scudetto non siano assolutamente archiviate, e malgrado la Lazio appaia in netto vantaggio, l’Inter ha il dovere di importunare le due contendenti, al netto di una classifica che la condanna a rincorrere di diverse lunghezze.

Dunque, i contributi che Godin, Sanchez, Sensi – nuovamente in infermeria, nell’auspicio che possa ritornare quanto prima -, e gli altri meno impiegati riusciranno a produrre, saranno determinanti perché le ipotesi di conferme si tramutino in certezze. Europa League e una Serie A tutta ancora da scrivere potranno essere i palinsesti adeguati per consentire ai giocatori in questione di sentirsi funzionali alla causa interista e di proseguire l’esperienza a Milano, affinché la città meneghina torni a fasti vincenti.

I presupposti ci sono tutti, e i mesi a venire sono scenari in cui poter avere un ruolo da protagonisti: Conte l’ha detto e ci crede, e chi è alle sue dipendenze e ne attende le scelte, lo segue a ruota.

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