Lo scorso 25 luglio Marotta assicurava che Lukaku non fosse in vendita, specificando che questa circostanza fosse “assolutamente sicura” in quanto Lukaku costituirebbe “un pezzo importante sulla scacchiera di Inzaghi”, ribadendo quanto detto il precedente 30 giugno, quando affermò che – a parte Hakimi – l’Inter avrebbe tenuto tutti i giocatori, “a meno che qualcuno non manifesti l’intenzione di andare via”, cosa che a oggi Lukaku non risulta aver fatto di punto in bianco: sarebbe stato piuttosto il Chelsea a muoversi per primo e a far conseguentemente vacillare quelle che erano un po’ le certezze di tutti.
Si era parlato di Hakimi come unica cessione per ridare fiato alla liquidità del club, poi sono arrivati il nuovo sponsor, il nuovo socio e le operazioni accessorie e di marketing con la maglietta e l’idea InterSpac. Dovrebbe bastare: e comunque Lukaku dovrebbe rappresentare il giocatore non vendibile per definizione, almeno per quest’anno, almeno per altri dieci mesi, nemmeno di fronte a cifre con otto zeri. Se l’Inter venderà Lukaku sarà verosimilmente perché la situazione economica attuale è peggiore del previsto o di quanto pubblicamente dichiarato: e va da sé che una cessione di Lukaku cristallizzerebbe una crisi istituzionale in corso sin dall’addio di Conte e Oriali, e anzi persino da prima. Viene da dare ragione a Mentana: messa così, la soluzione ai problemi di Suning non sarebbe vendere Lukaku, ma l’Inter.
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