Analisi

Marotta e l’arte dei parametri zero: come si costruisce una squadra vincente (senza soldi)

Massima resa con il minimo… investimento. In altre parole: azzeccare l’acquisto dei parametri zero. Una ‘disciplina’ in cui Beppe Marotta è ormai diventato un maestro: Thuram (e poi probabilmente Azpilicueta) è solo l’ultimo di una lunghissima lista. Onana, Mkhitaryan e Calhanoglu sono i capolavori di mercato più recenti dell’amministratore delegato nerazzurro, che in precedenza aveva portato a Milano giocatori del calibro di Sanchez e Godin e, ancor prima, alla Juventus si era accaparrato “gratis” gente come Pirlo, Pogba, Coman e Llorente. Una dimostrazione di come la progettualità e il saper agire in anticipo facciano la differenza nella costruzione di una squadra. Soprattutto quando si hanno risorse economiche limitate.

Questione di ‘fiuto’

Il tempismo, nel calciomercato, è tutto. A maggior ragione se ti trovi ad agire nelle attuali condizioni finanziarie dell’Inter. Già, perché altrimenti – se Marotta non avesse questo fiuto per i parametri zero – come potrebbe reggere nel lungo periodo la rosa nerazzurra, che è vincolata dall’autofinanziamento imposto dal presidente Zhang? Prima vendere e poi comprare, con quasi una cessione pesante ogni estate. Due anni fa Hakimi e Lukaku, la scorsa stagione diversi giovani sacrificati (su tutti Casadei e Pinamonti), ora rischiano Onana e Brozovic. Con questa filosofia, come può un top club come l’Inter restare competitivo?

Ecco perché i nerazzurri rimangono competitivi

Grazie ai colpi a zero. La capacità di Marotta nel saper giocare d’anticipo e nel fiutare l’affare a mesi di distanza fa spesso la differenza e, successivamente, permette di ottenere plusvalenze pesantissime. L’ultima potrebbe essere quella di Onana, arrivato solo 12 mesi fa e ora vicino al passaggio al Manchester United per una cifra intorno ai 50/60 milioni di euro. Anche Calhangolu, preso dal Milan nel 2021, se venisse venduto garantirebbe un incasso importante al club di Viale della Liberazione. Non si può dire lo stesso a livello economico per Mkhitaryan, a causa dell’età avanzata, ma il suo rendimento è stato straordinario al punto da diventare quasi insostituibile per Inzaghi (la cessione di Brozovic è possibile, in un certo senso, anche “grazie” a lui).

Un’arte (vincente) da diversi anni

Come detto, Onana, Mkhitaryan e Calhangolu sono solo gli ultimi capolavori del “portfolio” di Marotta. Ma non bisogna dimenticare Godin, difensore esperto che ha avuto un ruolo non marginale nella prima Inter di Conte che è arrivata seconda in campionato e in finale di Europa League, e Sanchez, non sempre all’altezza delle aspettative iniziali ma talvolta decisivo, come per esempio con il gol-vittoria allo scadere in Supercoppa italiana contro la Juventus nel 2022, e spesso utile con il suo ingresso a partita in corso. Tornando più indietro nel tempo, ovvero quando l’ad era ancora in bianconero, si ricordano la presa di Pirlo, ritenuto ormai finito al Milan e invece uomo chiave per i primi scudetti juventini, l’acquisto di Llorente, un attaccante più che affidabile, e soprattutto Coman, arrivato a zero e venduto a circa 30 milioni, e Pogba, il fiore all’occhiello della sua carriera: oltre 100 milioni di plusvalenza.

La storia recente insegna che con i giusti parametri zero si possono costruire delle squadre vincenti, oltre che generare dei possibili nuovi asset per la società. Beppe Marotta, il maestro di questa ‘disciplina’, ha beffato di nuovo la concorrenza e si è portato a casa un vicecampione del mondo come Marcus Thuram. Azpilicueta a breve potrebbe seguirlo a ruota. Ancora una volta il dirigente dal fiuto eccezionale prova a mettere in pratica il suo mantra: massima resa con il minimo… investimento.

Nicolò Brunner

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