Come è cambiato il modo di giocare di Lautaro di fianco a Thuram
Le differenze con Dzeko e Lukaku
Sottolineare come Lautaro Martinez stia vivendo la migliore stagione della sua carriera è quasi pleonastico. I 19 gol in 20 partite di Serie A (22 in tutte le competizioni) sono un biglietto da visita chiaro. Il merito è della fascia da capitano che sicuramente ha responsabilizzato tecnicamente e mentalmente, ma anche del contesto tattico che Inzaghi gli ha cucito addosso.
In questa consacrazione del Toro, viene difficile non dare un ruolo anche al suo nuovo compagno di squadra, Marcus Thuram, con il quale si è da subito creata una chimica speciale, che in campo si è trasformata in assist e gol da parte di entrambi. Ma come è cambiato effettivamente il gioco di Lautaro con l’arrivo dell’attaccante francese?
In verità, l’attuale stagione del Toro sembra inserirsi in un percorso di continuità rispetto all’anno passato, con l’argentino che aveva già aumentato il suo raggio d’azione rispetto agli anni di Conte e al primo della gestione Inzaghi. La dimostrazione plastica la dà il numero di tocchi a partita (dati Fbref): da 33.25 a 37.91 nel 2022/2023, fino ai 39.56 di questo campionato, con anche un aumento della varietà degli stessi nelle diverse zone di campo.
Una crescita che si vede anche nelle posizioni medie delle ultime 3 stagioni e di quella attuale.
Nella stagione 2020-21, con Conte, l’argentino occupava stabilmente la zona di sinistra dell’attacco, lasciando quella di destra alle sgroppate di Lukaku e spesso volentieri anche l’area di rigore. Nel 2021-22, con l’arrivo di Inzaghi, vediamo un Lautaro sempre più nel cuore dell’area, vista anche la presenza di Dzeko che amava abbassarsi sulla regia offensiva. Nel 2022-23, invece, l’argentino ha occupato gradualmente zone più arretrate, fino ad arrivare a una copertura del campo quasi totale nel 2023-24, proprio giocando stabilmente con il francese.
Una varietà di gioco che, con il sostegno efficace di Thuram, ha permesso a Lautaro anche di sgravarsi di alcune responsabilità offensive, riuscendo però a risultare più lucido e preciso in zona gol, come mai prima d’ora in carriera. Non a caso, quasi tutte le statistiche “da attaccante”, come tiri e occasioni create, sono diminuite, in favore di una maggiore produttività a livello di gol.
Spostandosi su una questione più emotiva, c’è un altro fattore da non sottovalutare: il peso carismatico del partner d’attacco. Thuram è un giocatore di livello, ma il cui status è ancora in divenire sotto molti aspetti. Di certo, è diverso da quello di Dzeko e Lukaku. Questo, inevitabilmente, ha elevato ancora di più Lautaro Martinez, divenuto senza troppe discussione l’attaccante principe dell’Inter. Un incoronamento, celebrato anche dalla già citata fascia da capitano, che ha sublimato il ruolo del Toro all’interno dello spogliatoio nerazzurro.
Infine, una valutazione generale. Il lavoro di Inzaghi ha portato il gioco interista a un’evidente evoluzione. Se l’attacco gioca bene come sta accadendo, è perché tutto l’impianto di squadra funziona. Il coinvolgimento delle punte, più equilibrato ed efficace rispetto al passato, sta favorendo le prestazioni di tutta la squadra, portando a maggiore armoniosità e frequenza di inserimenti di mezz’ali e terzi.
Non solo, il gran lavoro di Lautaro e Thuram ha reso più consistente anche il lavoro offensivo di conservazione del possesso: non è un caso che i nerazzurri incassino molti meno contropiedi a campo aperto rispetto alla scorsa stagione.