Analisi

Perché il Mondiale per Club rischia DAVVERO di saltare

Le dichiarazioni clamorose di Carlo Ancelotti hanno fatto rapidamente il giro del mondo: il Real Madrid è pronto a rifiutare l’invito per il Mondiale per Club, previsto da giugno a luglio 2025 negli Stati Uniti con la formula allargata a 32 squadre. Il tecnico italiano ha aggiunto che, così come i Blancos, “altri club sono pronti a fare la stessa cosa“.

Il motivo è stato di fatto svelato dallo stesso Ancelotti ed è di natura economica: l’incasso per le squadre sarebbe di 20 milioni di euro, ritenuti troppo pochi rispetto al dispendio di energie previsto, ma soprattutto inferiori a quanto era stato inizialmente annunciato, ovvero una cifra minima di 50 milioni di euro che poteva lievitare in base ai risultati conseguiti nella competizione stessa.

Mondiale per Club 2025: cosa sta succedendo e perché rischia di saltare

Non è la prima volta che la struttura organizzativa pensata da Gianni Infantino, presidente della FIFA, viene messa pesantemente in discussione. Era successo anche un mese fa, quando la Fifpro (Federazione Internazionale Calciatori Professionisti) aveva protestato per la congestione dei calendari e il numero abnorme di partite ravvicinate, denunciando il rischio infortuni per gli atleti e minaccciando azioni legali in caso di mancato spostamento o riprogrammazione del torneo.

Alla lettera aveva risposto direttamente la FIFA, criticandone tono e contenuto, ma lasciando aperto lo spiraglio di dialogare con la Fifpro sui calendari, probabilmente in vista del congresso FIFA tenutosi il 17 maggio a Bangkook. Un confronto che, a giudicare dalle tensioni in corso, molto probabilmente non è mai avvenuto.

Come detto, però, la vera e spinosa questione riguarda l’aspetto economico. La FIFA, in un primo momento, aveva stimato in 4 miliardi di euro i proventi complessivi derivanti dalla vendita dei diritti audiovisivi per un torneo che finora non si è mai visto nel mondo del calcio e che, per la prima volta, replicherebbe in tutto per tutto i tornei fra nazionali, ma con i club protagonisti. Tuttavia, l’offerta più alta ricevuta è stata quella di Apple TV+ e si è attestata – secondo il New York Times – su 1 miliardo di dollari: un quarto rispetto al previsto.

Da qui, probabilmente, il forte decremento dei ricavi destinati ai club. L’impressione forte è che la vicenda non sia stata gestita benissimo dalla FIFA (eufemismo), come testimonia il fatto che a un anno dalla competizione non si conosca ancora il montepremi né il licenziatario dei diritti televisivi. E ancora, “promettere” ai club determinati ricavi senza avere incassato la certezza è stata una mossa che ha inevitabilmente indispettito le società coinvolte. L‘Inter, per esempio, conta(va?) su quei 50 milioni di euro minimi come spinta fondamentale per raggiungere l’agognato pareggio di bilancio nel 2024-25. I nerazzurri, inoltre, si garantirebbero una forte visibilità internazionale negli Stati Uniti, sede della nuova proprietà Oaktree.

Lo scenario, in ogni caso, resta in evoluzione. Il fatto che il Real Madrid si sia esposto pubblicamente e in maniera così decisa lascia aperti più orizzonti, con un’ipotesi che si fa strada: potrebbe trattarsi di una mossa finalizzare a mettere pressione sulla FIFA e ad alzare il montepremi, ritornando quanto meno alle cifre previste in un primo momento. Un po’ come accaduto con il progetto Superlega 2021 che, dopo fortissime tensioni iniziali, ha portato alla nascita della nuova Champions che partirà dalla stagione in arrivo. Con più soldi per tutti.

Simone De Stefanis