Un addio da talismano?
Verso l'addio del team manager di Mourinho, Conte e Mancini (in Nazionale)Pare brutto buttarla sempre sul decisivo, ma a metà luglio è naturale che qualsiasi scelta si faccia vada a influenzare quelli che potrebbero essere gli sviluppi di una stagione intera, al di là di quello che sarà il contributo individuale che ciascuno darà nel corso dell’annata sulla lunga distanza: e l’addio (probabile) di Oriali all’Inter potrebbe suonare come qualcosa del genere, ovverosia come l’addio di uno che con Mourinho ha vinto, che con Conte ha vinto e che con Mancini – in Nazionale – ha pure vinto, e questo dopo aver vinto (durante la sua vita da mediano) i Mondiali dell’82 e qualche altro titolo con la maglia dell’Inter, una sorta di amuleto che però non porta fortuna, bensì carisma, esperienza, valori aggiunti quanto basta e insomma tutto quello che serva a uno spogliatoio per raggiungere la strada verso l’agognato successo.
Però, ecco, noi sul decisivo non la buttiamo perché per ogni squadra che vinca con Oriali come team manager ce ne sono a dozzine che vincono e perdono anche senza, e perché se l’Inter è la squadra campione d’Italia, ora, non ha che l’onere di dimostrarlo. Vincere una volta è difficile, come si dice, ripetersi lo è ancora di più: e lo sarà soprattutto con gli stadi che gradualmente torneranno a riempirsi, con il calcio che tornerà a essere calcio ‘vero’ e con il progressivo diradamento di quelle condizioni da calcio medicalizzato che oggi sono gli alibi di chi – semplicemente – non ha vinto.