Analisi

Ma perché Oristanio non gioca? Mini-bilancio della sua stagione a Cagliari

Tra i numerosi giocatori di proprietà dell’Inter e attualmente in prestito, il profilo di Gaetano Oristanio è sicuramente fra quelli che più stuzzicano la fantasia dei tifosi nerazzurri, insieme a Francesco Pio Esposito (Spezia) e Valentin Carboni (Monza). Si tratta, in tutti e tre i casi, di giovani che lasciano intravedere importanti potenzialità e, chissà, un futuro in Prima Squadra.

Per quanto riguarda Oristanio, poi, i più attenti ricorderanno anche l’investitura dell’ex ct della Nazionale italiana, Roberto Mancini, che a inizio gennaio dichiarò pubblicamente di essere stato colpito dal suo talento, al termine dello stage al quale aveva partecipato pochi giorni prima.

Domenica il primo gol in Serie A: ma perché non gioca?

Oristanio, approdato lo scorso 20 luglio al Cagliari in prestito con diritto di riscatto (4 milioni) e controriscatto in favore dell’Inter (5,5 milioni), ha segnato domenica il suo primo gol in Serie A. E non è stata una rete banale, dal momento che ha permesso ai sardi di avviare la folle rimonta da 0-3 a 4-3 portata a termine nei minuti di recupero dalla doppietta di Pavoletti.

Il canterano interista ha recitato un ruolo fondamentale, essendo entrato al 63′ al posto di Luvumbo, quando l’ennesima sconfitta del Cagliari appariva scontata. Lo splendido mancino a giro sul secondo palo con il quale ha riaperto il match è servito anche ad attirare l’attenzione nei suoi confronti, aprendo un dibattito in merito a un possibile maggior impiego.

Fra i suoi estimatori c’è sicuramente Riccardo Trevisani, che ieri sera – nella trasmissione di Cronache di Spogliatoio – è stato particolarmente netto: “Grande gol di Oristanio, ma come fa a stare fuori in una squadra che non fa tre passaggi di fila? Come fa a stare fuori Oristanio? È il giocatore più forte del Cagliari, ma staccato! Il Cagliari segna poco perché Oristanio non gioca, per esempio“.

Fino a questo momento, sono 395 i minuti collezionati in Serie A, oltre agli 85 in Coppa Italia. Ma perché, come si chiede Trevisani, Oristanio non è titolare fisso? Proviamo a ripercorrerne il percorso e ad analizzarne le caratteristiche, tenendo ben presente che Ranieri è un tecnico capace, anche nella gestione e nello sviluppo dei giovani.

Ruolo e caratteristiche

La prima parola che solitamente viene associata a Oristanio è la stessa scelta da Mancini 11 mesi fa: “Talento“. È quella che ha trovato un riscontro ufficiale al termine della scorsa stagione, quando al Volendam è stato premiato proprio come “miglior talento dell’anno”.

E allora, la sua posizione preferita non poteva che essere quella di trequartista. Tuttavia, Oristanio non è il tipico numero 10 che alla qualità non abbina l’abnegazione. Parla per lui la duttilità mostrata nella sua breve carriera. Nel biennio al Volendam (nel 2021-22 in seconda divisione olandese, nel 2022-23 in Eredivisie) ha ricoperto, infatti, diversi ruoli sotto la guida di Wim Jonk.

L’ex calciatore dell’Inter, infatti, adottava di base un 3-4-1-2 o un 3-4-3. Nel primo modulo, Oristanio ha agito da trequartista puro ma anche da seconda punta, con un attaccante più prestante fisicamente al suo fianco. Una predisposizione maturata già nella Primavera nerazzurra, quando Armando Madonna (nel 2019-20) adottava il 3-5-2, posizionando il classe 2002 al fianco di Samuele Mulattieri. In alcune occasioni, poi, Oristanio è stato impiegato anche da centrocampista centrale.

Per quanto riguarda il secondo sistema di gioco, che non prevede la presenza di un trequartista, il canterano interista ha imparato a disimpegnarsi come ala destra, rientrando per calciare (ed evidentemente gli è servito, basta riguardare il gol contro il Frosinone…), ma anche come ala sinistra, ruolo ricoperto senza problemi visto il suo mancino di qualità.

L’impiego al Cagliari e il “problema” Luvumbo

Una premessa, innanzitutto: Cagliari, quest’anno, non è propriamente l’ambiente ideale nel quale crescere con serenità. Non è il Sassuolo e non è il Monza, per intenderci. Ci sarà da ottenere una salvezza con ogni arma possibile e non ci sarà spazio per esperimenti, né per aspettare nessuno: chi dà garanzie, gioca. Non può essere altrimenti, per una squadra che ha vinto la prima partita in Serie A il 29 ottobre.

Claudio Ranieri sta alternando diversi moduli per trovare la quadra, ma quasi sempre – a meno di cambi in corsa – parte con le due punte. Nelle prime due giornate, Oristanio è partito da titolare: a Torino come sotto punta insieme a Nandez e dietro Luvumbo in un 3-4-1-2 (esperimento fallito) e poi proprio contro l’Inter, quando il tecnico ha impiegato il suo classico 4-4-2 con Oristanio da seconda punta vicino a Pavoletti. In quell’occasione, il classe 2002 è stato sostituito all’intervallo dopo una brutta prova, mentre nel secondo tempo si è messo in mostra Luvumbo, unico del Cagliari a creare una leggera apprensione nei nerazzurri.

Da quel momento in poi, potremmo dire che Luvumbo è stato un “problema” per Oristanio, dal momento che per Ranieri i due sono alternativi. L’allenatore romano, infatti, non ama rinunciare a una prima punta fisica (Petagna a inizio stagione, Pavoletti adesso) alla quale affiancare un calciatore più agile, proprio come Oristanio e Luvumbo. Nelle sei giornate successive, infatti, il giocatore di proprietà dell’Inter non è più partito da titolare, ritornando dal 1′ solo all’ottava giornata contro la Roma (vicino a Petagna) nella rovinosa sconfitta per 4-1 e poi nel 2-2 contro la Salernitana (per una volta vicino a Luvumbo, ma sostituito al 64′).

Ecco, però, che l’ingresso in campo e il gol contro il Frosinone potrebbero cambiare le prospettive per il classe 2002. In stagioni così, bisogna cogliere ogni segnale che permetta di pensare a una svolta. Un 4-3 in rimonta può certamente cambiare la stagione, lo spirito generale della squadra e – chissà – anche il modulo, aggiungendo un altro “3” al risultato finale. 4-3-3: sembra l’unico modo per Oristanio di trovare una titolarità stabile. Per far sì che non rimanga un semplice “talento”. A 21 anni non basta più.

Simone De Stefanis