Analisi

Pavard BATTE Skriniar (anche nei dati): così si è già preso l’Inter

L’acquisto estivo di Benjamin Pavard è stato uno di quelli che fanno rumore. Per diversi motivi: il valore internazionale del giocatore, ma anche il prezzo del cartellino, che ha portato l’Inter a preferire un investimento cospicuo per un difensore, al posto di uno in attacco. Una scelta che ha fatto storcere il naso a qualcuno, ma che è parsa necessaria dopo l’addio a parametro zero di quello che per anni era stato il titolare del ruolo: Milan Skriniar.

La spesa è stata ritenuta eccessiva, per via della tesi che sostiene che un difensore non può alzare il livello al punto tale di tare priorità al suo acquisto, lasciando in secondo piano altri reparti. A conti fatti, però, si tratta di un ragionamento valido? L’Inter non ha effettivamente guadagnato così tanto dall’arrivo di Pavard?

Proviamo a capirlo con un confronto proprio con il suo predecessore, quello Skriniar oggi tanto odiato, ma che a lungo è stato colonna della difesa nerazzurra. Nota metodologica: viste le vicissitudini contrattuali che hanno accompagnato lo slovacco nello scorso campionato, si prendere come riferimento la stagione 2021/2022, l’ultima al top con la maglia interista.

Va subito specificato, come il campione preso in esame per Pavard sia molto più ristretto in confronto a quello di Skriniar: 10 presenze in Serie A fin qui per il francese (viziate anche da un infortunio al ginocchio, che lo ha tenuto lontano dai campi per diverse settimane), contro le 35 del difensore slovacco alla prima stagione con Inzaghi in panchina.

A livello statistico, c’è subito un dato che spicca: i 3 gol di Skriniar in quel campionato, con Pavard ancora alla ricerca della prima rete nerazzurra. Tuttavia, si tratta di uno dei pochissimi dati rilevanti in cui il rendimento dell’ex-Inter è superiore a quello del francese. Sì, perché i numeri di Pavard sono di altissimo livello e mostrano una solidità difensiva per certi versi inaspettata: sono 2,04 gli intercetti a partita del francese, così come i tackle, contro rispettivamente gli 0,71 e 1,34 di Skriniar. Un numero che, al pari delle chiusure a partita (1,57 contro 1,03), evidenziano un senso della posizione e un capacità di scegliere il tempo dell’intervento da difensore d’élite.

Non a caso, anche il numero di duelli persi a partita (0,31) da Pavard è inferiore rispetto a quello raccolto da Skriniar due stagioni fa (0,51). Una qualità confermata anche dal 93% di dribbling fermati, ampiamente sopra alla media della Serie A del 77%. Difensivamente, però, la statistica che colpisce di più è quella dei duelli aerei vinti, in cui Pavard si dimostra un giocatore di livello assoluto: 2,51 a partita, il 74%, mentre il difensore slovacco si fermo solo a 1,46 ogni 90′.

Già questi dati basterebbero a giustificare l’acquisto di Pavard, ma il ruolo ibrido del francese, capace di giocare sia come difensore centrale, che come esterno di fascia, gli permette di avere una presenza costante anche in fase di manovra. E con un tasso tecnico molto buono (89% di passaggi completati, poco sopra la media del campionato). Sta proprio nella partecipazione alla manovra offensiva del francese, infatti, la grande rottura con il passato in casa Inter: Pavard è sempre coinvolto in modo attivo in attacco e, vista la sua natura di terzino, riesce a spingersi fin dentro l’area di rigore avversaria senza timore. Un atteggiamento propositivo che Skriniar non è mai riuscito ad abbracciare fino in fondo: 1,06 tocchi in area avversaria a partita a partita contro i 2,36 del transalpino, il miglior difensore della Serie A in questo.

Può sembrare un dettaglio, ma questa differenza tecnica ha forti ripercussioni tattiche. Con Pavard, infatti, la catena di destra dell’Inter diviene maggiormente fluida e più minacciosa rispetto al passato, ribilanciando il gioco della squadra. Se, infatti, in passato la manovra della squadra di Inzaghi tendeva a svilupparsi maggiormente in zona mancina, con la coppia Bastoni-Dimarco, oggi l’equilibrio può essere maggiore, aumentando così la pericolosità offensiva dei nerazzurri.

Un difensore può non avere l’impatto evidente dei gol fatti da un attaccante, questo è chiaro. Tuttavia, in un sistema armonioso come quello dell’Inter, che della manovra corale fa la sua forza, avere un top player come Pavard, capace di abbinare ai massimi livelli fase difensiva e offensiva, alza il livello generale di tutta la squadra, portandola a toccare vette di gioco ancora inesplorate. E va sempre ricordato come il francese sia solo all’inizio della sua avventura all’Inter. C’è ancora tanto potenziale tutto da scoprire.

Enrico Traini

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