Analisi

La nuova polemica degli anti-interisti è un controsenso clamoroso

Ormai vale tutto e il contrario di tutto, in questi giorni di veleno sputato e di astio riversato nei confronti dell’Inter. Non poteva mancare, dunque, anche la polemica sulla decisione della Lega riguardante la gestione dei diffidati fra Supercoppa e Serie A.

Ricapitoliamo. Fra i nerazzurri, nella lista dei diffidati figurano Nicolò Barella e Hakan Calhanoglu. Se uno di loro dovesse essere ammonito in Monza-Inter, non salterebbe la semifinale di Supercoppa con la Lazio del 19 gennaio, bensì il turno successivo di campionato, il 28 gennaio contro la Fiorentina in trasferta. Allo stesso modo, se dovessero essere ammoniti in semifinale, salterebbero ugualmente la Serie A e non l’eventuale finale.

Cosa ne è scaturito? Richiami all’ormai famosa Marotta League, ovvio. Perché anche in questo caso, secondo le bizzarre interpretazioni del sempre più folto universo anti-interista, si è trattato di una decisione volta a favorire il club nerazzurro. Barella e Calhanoglu sarebbero così “al sicuro” per la Supercoppa.

La polemica anti-Inter sui diffidati è un controsenso

Basterebbe ragionare un momento, ma sappiamo di chiedere troppo. Da che mondo è mondo, la gerarchia di importanza fra le competizioni è questa: 1) Champions League; 2) Campionato; 3) Coppa Italia; 4) Supercoppa Italiana.

Questo vale in generale. L’Inter di questa stagione, inoltre, non ha mai fatto mistero di puntare apertamente allo scudetto, anteponendolo a ogni altro obiettivo. Non solo a parole, ma anche con i fatti: basta guardare come Simone Inzaghi ha gestito le rotazioni. La formazione titolare è scesa in campo praticamente sempre in Serie A; lo stesso non è accaduto negli altri tornei.

L’unica gara di Champions League affrontata con i titolarissimi è stata la seconda giornata, contro il Benfica: l’Inter ha passato il girone facendo ampio ricorso al turnover. E in Coppa Italia vale lo stesso discorso. Se Sanchez non si fosse infortunato prima del Bologna, sarebbe andato lui in campo al posto di Lautaro insieme ad Arnautovic (e il Toro, a quest’ora, non avrebbe saltato le gare con Lecce e Genoa nelle quali l’Inter ha disperso due punti preziosi), coerentemente con il resto della formazione che vedeva l’impiego contemporaneo – a centrocampo – del terzetto composto da Frattesi, Asllani e Klaassen. Tanto per intenderci.

Oggi, tuttavia, scopriamo che la priorità dell’Inter e del burattinaio Marotta sarebbe addirittura la Supercoppa Italiana. E l’amministratore delegato nerazzurro, che “sa muoversi bene“, ha trovato astutamente il modo di preservare i due centrocampisti titolari per la competizione araba. Parliamo della stessa persona che da agosto ribadisce ossessivamente quanto lo scudetto sia prioritario su tutto e su tutti, vero?

E allora cosa farebbe più comodo all’Inter? Privarsi di Barella e Calhanoglu per una semifinale di Supercoppa e garantirsi la certezza di averli a disposizione – ad esempio – per il big match con la Juventus del 4 febbraio, oppure rischiare che con un’ammonizione a Firenze – in una partita intensa e in un ruolo in cui le ammonizioni sono un’eventualità più che probabile – saltino la sfida con i bianconeri?

L’universo anti-Inter, trainato – e questa non è una sorpresa – da juventini e milanisti a braccetto non smette mai di sorprenderci, non c’è che dire. Mancano delle capacità basilari: quella di riflettere prima di lanciarsi in astruse teorie, così come quella di comprendere le sciocchezze pronunciate. Ma soprattutto, è inesistente l’avvedutezza che accompagna l’umano medio e che lo rende cosciente dei controsensi cui (non) andare incontro. E questo, di controsenso, è davvero clamoroso.

Simone De Stefanis

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