Analisi

RIVOLUZIONE SAN SIRO – Avanti a Piccoli Passi

Negli ultimi mesi dei lavori per la costruzione del nuovo stadio di San Siro se ne è parlato molto poco.

I fari dell’opinione pubblica, della politica, delle società di Serie A e di qualunque operatore del settore calcistico sono puntati sulla pandemia da coronavirus e sui suoi effetti. Economia, socialità, umore, progetti futuri e speranze sono tutti aspetti influenzati dalla spaventosa precarietà del momento, che solo ora con la speranza di un vaccino sembra lentamente dissiparsi. Il movimento calcistico italiano ovviamente non fa eccezione.

Tutte le società di Serie A hanno chiuso pesantemente in rosso gli ultimi bilanci approvati, compresi Inter e Suning. La volontà di investire nel futuro però non manca, e nonostante il periodo difficile la dirigenza nerazzurra ha continuato a lavorare sottotraccia per accontentare anche le ultime richieste del Comune di Milano nella trattativa per la costruzione del nuovo stadio.

Nella settimana appena trascorsa sono stati portati gli ultimi adempimenti relativi alle questioni che ancora erano rimaste irrisolte: le società di calcio milanesi hanno accontentato le richieste di Palazzo Marino, abbassando le loro pretese sulle volumetrie, assicurando la rifunzionalizzazione del Meazza e promettendo di fornire la copertura finanziaria pretesa dal comune (per i canoni di locazione del terreno dell’area dei lavori).

Tutto bene quel che finisce bene? Sì e No.

Inter e Milan hanno fatto enormi passi avanti in direzione delle richieste del Municipio, per cui la strada per l’approvazione sembra sempre più in discesa. Gli aggiornamenti allo studio di fattibilità (si tratta di un documento che, per semplificare, indica i punti salienti di un’opera e i motivi per cui le opzioni racchiuse al suo interno siano le migliori economicamente, finanziariamente e strutturalmente) presentati in Comune, sono un passo fondamentale per l’iter di dichiarazione di Pubblica Utilità, che permetterà finalmente di dare il via ai lavori per la costruzione.

In una nota ufficiale sul suo sito, il club tiene a precisare che è ancora fermamente convinta, nonostante le difficoltà del periodo attuale, di voler costruire il nuovo stadio: nella stessa nota si legge come nei prossimi mesi i club lavoreranno per ultimare il progetto definitivo per la dichiarazione di pubblica utilità, precisando che compiere questo step comporterà dei costi ulteriori (anche abbastanza significativi). A seguito della dichiarazione di pubblica utilità non rimarrà che scegliere fra uno dei progetti ancora in gara (“La Cattedrale” di Populous o “Gli Anelli” di Manica-Sportium).

La strada quindi ancora è lunga, ma finalmente comincia a delinearsi un sentiero concreto da percorrere.

Qui però, duole ammetterlo, la questione si complica ulteriormente. Tra aprile e maggio (la data ancora non è certa), a Milano si terranno le elezioni amministrative per eleggere un nuovo sindaco e un nuovo consiglio comunale. In questa rubrica abbiamo spiegato come le implicazioni politiche abbiano sempre giocato un ruolo chiave nelle trattative per San Siro, influenzando il dialogo tra i club calcistici e Palazzo Marino. Nella migliore delle ipotesi, con la nuova amministrazione comunale che rimarrebbe del medesimo indirizzo riguardo allo stadio, non dovrebbe esserci un eccessivo rallentamento dell’iter di approvazione per l’inizio dei lavori. Se invece dovesse verificarsi un ribaltone (non necessariamente istituzionale, anche solo un cambio di indirizzo nelle politiche sportive o ecologiche), si correrebbe il rischio di buttare alle ortiche il lavoro svolto finora. Sarebbe davvero una beffa a questo punto delle trattative.

La mole di soldi investiti, degli sforzi profusi e degli interessi per la città di Milano fa però pensare ad una conferma della linea pattuita sul nuovo stadio, anche se l’amministrazione dovesse cambiare. La speranza di tutti (maggioranza e opposizione) è quella di vedere l’impianto e l’area circostante ultimati entro il 2026, anno delle Olimpiadi Inverali Milano-Cortina. Staremo a vedere, ma c’è fiducia.

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Luca Boetti

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