Sulle doti tecniche di Alexis Sanchez c’è poco da dire: il cileno è un attaccante con piedi fantastici e grande visione di gioco. Il problema che da sempre lo attanaglia però è l’integrità fisica, unita ad un caratterino tutto pepe che spesso lo porta a scontrarsi con allenatori e dirigenze. Sanchez nei due anni e mezzo all’Inter è spesso stato ai box per problemi fisici più o meno gravi, eppure, nelle rare occasioni in cui è stato al 100%, ha dimostrato ampiamente di essere un calciatore fenomenale.
Anche ieri contro l’Empoli, ha giostrato la manovra nella trequarti avversaria con immensa classe, smistando palloni con precisione e generosità. L’assist regalato a D’Ambrosio per il goal del vantaggio è una perla rara: una palombella delicata e con il contagiri che arriva proprio dove doveva arrivare, sulla testa del difensore nerazzurro. Le sue carezze al pallone, ormai un marchio di fabbrica, spesso sono l’unico modo per svoltare una partita, per avere quel guizzo che non si riesce a trovare.
Con Antonio Conte lo scorso anno Sanchez aveva trovato la propria dimensione di “terzo incomodo” tra la coppia Lautaro Martinez e Lukaku, riuscendo a ritagliarsi comunque uno spazio importante nella corsa Scudetto. Le sue giocate hanno regalato diversi punti che alla fine della stagione si sono rivelati decisivi per trionfare. Ed ecco perché anche per Simone Inzaghi avere Sanchez dalla propria parte può essere fondamentale per rosicchiare punti a Milan e Napoli, soprattutto contro avversarie che si chiudono in maniera ordinata come l’Empoli visto ieri nel primo tempo.
Il cileno aveva espresso malumori qualche settimana fa per lo scarso utilizzo, tanto che le voci circa un suo possibile addio a giugno, se non addirittura a gennaio, si stanno facendo sempre più insistenti. La partita da titolare di ieri si può leggere come una mano tesa da parte di Inzaghi, un gesto di distensione, un “siete tutti utili alla causa”. Sanchez ha risposto sul campo, entusiasta e coinvolto come poche altre volte si era visto. L’ex “Nino Maravilla” è sembrato felice di giocare con e per i compagni. Se l’allenatore nerazzurro riuscirà, centellinandolo a dovere, a farlo coesistere con Correa, Dzeko e Lautaro, i nerazzurri potrebbero scoprire di avere l’attacco più completo e letale dell’Inter Serie A. Ritrovarlo coinvolto nel progetto, sarebbe la svolta necessaria per puntare alla seconda stella con rinnovata fiducia.
Si parla infatti di un attaccante che, pur avendo cambiato molto il proprio modo di giocare, arretrando il fulcro del suo gioco, rimane una mina vagante in grado di creare superiorità numerica e occasioni come pochi altri in Europa. Basti pensare che nelle sole 23 partite da titolare disputate in Serie A da quando è in nerazzurro, Sanchez è stato coinvolto direttamente in 21 goal, frutto di 9 goal e 12 assist. Non male per un “panchinaro di lusso”.
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