1 Gennaio 2021

Caffè Tattico – La prima parte di stagione dell’Inter ai raggi X

La nuova rubrica di Passione Inter per analizzare ai raggi x l'Inter di Antonio Conte

In questo primo appuntamento della nuova rubrica Caffè Tattico analizzeremo la stagione dell’Inter fino ad ora, quella che ci ha portato alle vacanze natalizie e alla sosta invernale. Nonostante la brutta eliminazione ai gironi di Champions League, i nerazzurri sono riusciti a inanellare sette vittorie di fila in campionato e sono attualmente secondi in solitaria a 33 punti, a solo una lunghezza dai cugini del Milan. Indicata da molti come la favorita per la vittoria della Serie A, la Beneamata sembra aver trovato l’equilibrio tattico a lungo cercato da Antonio Conte, che ama affidarsi a rotazioni corte nella rosa e a uomini ben precisi. Vediamo dunque come è scesa in campo l’Inter da settembre a oggi.

Il modulo

Conte, è risaputo, si affida al 3-5-2 nella stragrande maggioranza dei casi. Per questo motivo, è stato spesso accusato di immobilismo tattico. Se guardiamo alle prime tre partite del campionato, però, Conte aveva optato per un 3-4-1-2, inserendo ogni volta un trequartista diverso: contro la Fiorentina Eriksen, con il Benevento Vidal e con la Lazio Barella. Il derby l’ha spinto a tentare di coprirsi di più dietro, schierando il suo classico 3-5-2 ma con Brozovic estremamente basso davanti alla difesa, per impostare l’azione e pulire i palloni. La scelta non ha ripagato, e il pessimo inizio di partita dell’Inter ha spianato la strada per la vittoria del Milan.

La prima partita di Champions League contro il Borussia Mönchengladbach, il 21 ottobre, ha visto il ritorno di Eriksen da trequartista titolare e così anche il seguente match in campionato contro il Genoa (24 ottobre). I risultati? 2-2 in Europa e 2-0 al Ferraris. L’ultima partita in cui Conte ha scelto il 3-4-1-2 è stata ad Halloween contro il Parma, e il predestinato era sempre Eriksen. Da lì in poi, sempre 3-5-2 ad eccezione dell’ultimo match prima di Natale contro l’Hellas Verona, in cui il tecnico leccese ha disegnato un inedito 3-4-2-1 con Perisic e Lautaro alle spalle di Lukaku.

La formazione dell’Inter contro il Verona il 23-12-2020. Fonte: WhoScored.com

Il Piano B

Dopo il pareggio contro lo Shakthar Donetsk il 9 dicembre e la conseguente eliminazione dalla Champions League, Conte nell’intervista post-partita con i colleghi di Sky Sport ha accennato a un Piano B, un ripiego per le situazioni in cui gli avversari avessero preso le misure dei nerazzurri, non permettendo loro di sfondare. È successo spesso quest’anno, ed era sotto gli occhi di tutti, che l’Inter avesse problemi a giocare contro squadre che giocavano sulla difensiva e facevano molta densità nella propria metà campo. Ai ragazzi di Conte sembrava mancare la qualità necessaria per sbloccare le partite impantanate dal punto di vista tattico.

Quest’ultima frase è vera fino a un certo punto: l’Inter ha a disposizione un giocatore che ha dimostrato di poter dare la svolta giusta anche a partita in corso: Stefano Sensi. Di lui parleremo tra pochissimo. Tornando al Piano B, Conte ha avuto modo di metterlo in pratica nel weekend di campionato successivo alla delusione europea. Contro il Cagliari, l’Inter si è presentata con il classico 3-5-2, e al 42′ è andata in svantaggio dopo il gran sinistro al volo di Sottil. Alla metà del secondo tempo, esattamente al 72′ e ancora in svantaggio, il tecnico nerazzurro ha messo in atto la mossa risolutiva: fuori Bastoni per Lautaro, passaggio alla difesa a quattro. La formazione è un 4-3-1-2 ultra-offensivo ma allo stesso tempo con una buona mobilità difensiva, e ha ripagato la scommessa, segnando tre gol in circa venti minuti e ribaltando il risultato.

La formazione con cui l’Inter ha ottenuto la vittoria contro il Cagliari, il 13-12-2020. Fonte: WhoScored.com

Possibili miglioramenti

Questo significa che il 3-5-2 non funziona e che sarebbe meglio passare alla difesa a quattro? Ni. Il modulo più utilizzato da Conte ha portato grandi risultati e i nerazzurri hanno gli uomini giusti per farlo rendere al meglio (uno su tutti, Hakimi), ma ci sono casi in cui gli avversari riescono a limitare molto bene il lavoro sulle fasce degli esterni dell’Inter, essenziale per la manovra del tecnico leccese. La squadra, in questo modo, si trova in balìa del proprio modulo e non riesce ad accelerare l’azione.

Non riuscendo a spiegare le ali, i nerazzurri negli 11 titolari spesso non hanno lo spunto giusto per arrivare in porta dalla zona centrale del campo, finendo per incartarsi in una serie infinita di passaggi tra il centrocampo e la difesa a ritmo medio-basso, che gli avversari non hanno problemi a controllare. La manovra interista senza il supporto delle fasce non ha l’imprevedibilità necessaria per svoltare la partita. A questo devono porre rimedio i cambi, e non si può non evidenziare il grande lavoro svolto da Sensi quando è stato chiamato in causa.

Il giocatore chiave: Stefano Sensi

Antonio Conte non inizierà mai una partita con uno schema con la difesa a quattro, è troppo a suo agio con la retroguardia a tre e ormai la squadra ha interiorizzato al massimo gli schemi; ciò nonostante, non è detto che – a modulo invariato – non si possa puntare maggiormente su un giocatore che al 100% serve moltissimo all’Inter. La scelta del centrocampista ex Sassuolo come giocatore chiave può sembrare bizzarra, visto lo scarso minutaggio finora a sua disposizione, ma vogliamo proiettarci già sulla parte di stagione che ci aspetta da gennaio in avanti e – sperando in una buona condizione fisica – Sensi potrebbe rappresentare appieno quel boost di velocità e qualità di cui l’Inter ha bisogno per variare il proprio gioco offensivo.

Numeri e caratteristiche di Sensi

Sensi ha finora giocato 7 partite, partendo titolare soltanto in una, il 30 settembre contro il Benevento, in cui ha giocato 65 minuti. Da quando è all’Inter ha saltato 35 match per infortunio, l’ultimo problema muscolare l’ha tenuto fuori per un mese da fine ottobre a fine novembre. È indiscutibilmente un giocatore fragile, ma ha già dimostrato di essere decisivo quando ha potuto giocare con continuità. Molto diverso da Brozovic, come il croato ha doti da palleggiatore ma ama gravitare alcuni metri più avanti, nel cerchio di centrocampo, gioca spesso a due tocchi e predilige le verticalizzazioni e gli scambi nello stretto. È estremamente abile ad accelerare l’azione, proprio ciò di cui i nerazzurri hanno spesso bisogno.

L’Inter ha il quinto possesso palla della Serie A, 28’58” di media, di cui 15’18” nella propria metà campo e 13’40” nella metà campo avversaria. È il secondo numero quello da aumentare. Ciò che serve a Conte è proprio un profilo di giocatore che sappia trattare la palla dal centrocampo in su anche sotto pressione e serva velocemente le fasce per sprigionare la velocità degli esterni. Sensi ha una precisione nei passaggi dell’89%, e, come si può vedere nella heatmap (cioè la mappa che indica le aree più calcate da un giocatore sul campo) della sua stagione finora qui sotto, si trova molto spesso nel cerchio di centrocampo ma è nella trequarti sinistra che svaria maggiormente per servire direttamente le punte o allargare sulle fasce.

La Heatmap stagionale di Stefano Sensi. Fonte: Sofascore.com

L’ingresso in campo decisivo in Inter-Napoli

L’esempio più interessante di questa riflessione sul valore di Sensi è la partita Inter-Napoli del 16 dicembre. Entrato al 67′ per sostituire proprio Brozovic, ha subito trovato il modo per imbucare di prima una gran palla tra le linee per Lukaku in area. Il belga ha chiuso il triangolo servendo proprio Sensi al limite dell’area e dal suo tiro rimpallato, su cui si è avventato Darmian, è nato il fallo da rigore di Ospina. L’immediatezza e la velocità di esecuzione hanno permesso di scardinare la difesa dei partenopei, che fino a quel momento era sembrata impenetrabile. Ciò che deve augurarsi il giocatore, e Conte con lui, è di uscire dal circolo vizioso degli infortuni e rimanere sano il più possibile per aiutare la squadra.

Un po’ di numeri

I numeri permettono di farci un’idea molto chiara del tipo di gioco espresso dalla squadra in questa prima parte di stagione. Con 34 gol segnati e 17 subiti, i nerazzurri hanno il miglior attacco del campionato e la quinta miglior difesa del torneo, a pari merito con Sassuolo e Udinese. L’Inter ama far girare la palla, abbiamo però detto poco più su che a volte questo possesso risulta sterile e inoffensivo, soprattutto quando i giocatori non sono in grado di accelerarlo per arrivare in porta.

Nonostante ciò, il 61% dei gol della squadra è arrivato da azione manovrata, quindi di fatto risulta una strategia offensiva che sta dando i suoi frutti, seppur con margini di miglioramento. Un’altra statistica interessante da analizzare è il numero di gol arrivati nell’ultima mezz’ora, sono 18, poco più della metà. L’Inter parte decisamente a marce basse e aumenta il livello del suo gioco man mano che il tempo della partita scorre. Come un diesel, sembra aver bisogno di un po’ di rodaggio per prendere le misure.

La difesa

La difesa sta avendo molti più problemi dell’anno scorso: l’alto numero di gol subiti e i soli 3 clean sheet in 14 partite di Serie sono statistiche impietose se confrontate con quelle dell’anno scorso, in cui l’Inter ha subito 36 gol in 38 partite, con ben 13 partite a rete inviolata. Il campionato è ancora lungo e c’è tempo per ritoccare in meglio i numeri, ma la retroguardia nerazzurra non ha mai dato, quest’anno, la sensazione di impenetrabilità dell’anno scorso.

Non è semplice trovare la motivazione di quello che sembra quasi un crollo delle prestazioni in difesa, a livello tattico non ci sono stati cambiamenti e sia Skriniar, sia De Vrij sia Bastoni individualmente sono tra i migliori difensori in Italia, per giunta con un’età media molto bassa. Conte, appena ha potuto, li ha schierati tutti e tre insieme da titolari, ma i gol hanno continuato ad arrivare. Il tecnico può però sorridere, perché Skriniar sembra tornato ai livelli delle prime due stagioni con l’Inter: con 1.5 contrasti vinti a partita di media, è di gran lunga il migliore della retroguardia, ma è anche il più falloso, con 2.1 falli.

L’attacco

L’Inter attacca principalmente sul lato destro, con il 38% delle azioni offensive su quella fascia, e tiene la palla la maggior parte del tempo a centrocampo (44%). La rete di passaggi in cui spesso rimangono impigliati gli stessi giocatori, impantanando l’attacco, genera un altro numero che racconta molto del gioco nerazzurro: l’87% dei passaggi della squadra sono passaggi corti, contro il 9% di passaggi lunghi e il 4% di cross.

Per quanto riguarda le individualità, il punto fermo della squadra è stato senza dubbio Barella, che ha disputato 1047 minuti (secondo solo ad Handanovic, sempre titolare) ed è al secondo posto dietro Sanchez per passaggi chiave, ovvero i passaggi che creano un’azione molto pericolosa in attacco, con 1.4 a partita. La possibilità di giocare più avanti, verso la trequarti offensiva, gli permette di essere molto incisivo in attacco (già 2 gol e 5 assist) ma senza trascurare la fase difensiva: con 5.9 palle recuperate a partita è nettamente il migliore dell’Inter in questa statistica.

In conclusione

L’Inter ha giocato una buona prima parte di stagione. Nonostante alcuni aspetti da migliorare (uno su tutti, la velocità di gioco e l’intensità palla al piede), Conte può ritenersi soddisfatto dell’apporto dato dai suoi giocatori finora. Le statistiche dimostrano che i nerazzurri sono effettivamente tra i favoriti per lo scudetto, ma sarà necessario mantenere alta la concentrazione per tutta la stagione per evitare crolli e cali di pressione. L’eliminazione dalla Champions League è stata drammatica, il salto di qualità in Europa è ulteriormente rimandato, ma allo stesso tempo i soli impegni di Serie A Coppa Italia possono permettere all’Inter di evitare eccessivo turnover e continuare a utilizzare i giocatori di cui il suo allenatore si fida maggiormente.

Si parla spesso della possibilità per la squadra di adottare un cambio di modulo in pianta stabile in modo da sorprendere gli avversari e cercare nuove trame di gioco, ma al momento appare semplicemente improbabile. L’Inter continuerà con il fidato 3-5-2 e continuerà a sperimentare alcune piccole varianti solo in caso di estrema necessità, quando ci sia bisogno di dare davvero una svolta a una partita. Il Piano B rimarrà un Piano B.

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