L’era di Steven Zhang e del gruppo Suning sta per volgere al termine, quando mancano pochissime ore alla scadenza per la restituzione del prestito a Oaktree. Una gestione durata otto anni, quella cinese, che ha regalato ai tifosi nerazzurri gioie e dolori, momenti di euforia e di contestazioni. Con un dato inconfutabile: l’era Zhang, comunque la si pensi, ha ricollocato l’Inter in una posizione consona alla grandezza della sua storia.
Dopo la prima stagione di assestamento con l’addio agostano di Roberto Mancini, la scelta discutibile (eufemismo) di affidare la panchina a Frank De Boer e l’avvicendamento con Stefano Pioli, dal 2017-18 è stato un crescendo di risultati, con Luciano Spalletti in panchina. Il primo grande traguardo della gestione Suning è stato senz’altro il ritorno in Champions League dell’Inter, a sette anni dall’ultimo piazzamento nella manifestazione europea più prestigiosa. Il quarto posto e il nuovo approdo fra le grandi d’Europa nell’anno successivo ha ulteriormente consolidato lo status (e le casse) dei nerazzurri, coincidendo con il momento di massimo sforzo economico di Zhang.
Nella stagione 2019-20, con l’arrivo di Antonio Conte, ecco il secondo posto in Serie A a -1 dalla Juventus e soprattutto una nuova finale continentale (a 10 anni dall’ultima volta), in Europa League, persa contro il Siviglia. L’anno successivo è stato quello del primo titolo di Suning, e che titolo: lo scudetto, il primo vinto da una proprietà straniera in Italia.
Con l’avvento di Simone Inzaghi e delle ristrettezze economiche per Suning, l’Inter ha lottato per difendere il tricolore nell’anno successivo, arrendendosi in volata contro il Milan ma vincendo due titoli: Supercoppa Italiana e Coppa Italia. Entrambe contro la Juventus in finale, entrambe mancanti – nella bacheca nerazzurra – da 11 anni. Il 2021-22 è inoltre la stagione della qualificazione agli ottavi di finale di Champions League, al quarto tentativo dopo i tre falliti nelle stagioni precedenti. L’accoppiamento con il Liverpool premierà i Reds, ma l’ultima partita a eliminazione diretta in Champions League giocata dall’Inter risaliva addirittura al marzo 2012, contro il Marsiglia.
Nella stagione successiva, ecco nuovamente Supercoppa Italiana (contro il Milan) e Coppa Italia (contro la Fiorentina). Un cammino non esaltante in campionato, chiuso col terzo posto finale, viene compensato con la finale di Champions League, a 13 anni di distanza da quella di Madrid. Un traguardo impensabile a inizio stagione per l’Inter, che riuscirà solo ad accarezzare il sogno a Istanbul, perdendo contro il Manchester City al termine di una partita tiratissima.
Ed eccoci arrivati all’attualità, che significa Storia. Perché è quella che l’Inter ha scritto aggiudicandosi lo nuovamente lo scudetto (dopo un’altra Supercoppa Italiana, stavolta contro il Napoli), il secondo per Zhang e il ventesimo per la Beneamata, capace di cucirsi la seconda stella a 58 anni di distanza dalla prima. Lo ha fatto nella maniera più bella, dominando il campionato dall’inizio alla fine e vincendo aritmeticamente il titolo come neanche il più ardito dei sognatori avrebbe osato immaginare: nel derby, in casa del Milan, battendo i rossoneri per la sesta volta consecutiva. Il settimo e ultimo titolo dell’era Zhang, sicuramente il più bello.
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