Sulle spalle ha tatuato un grande leone e non c’è spazio per il nome Depay: chiamatelo Memphis, come fa scrivere sulla maglietta. È meglio così.
Nato il 13 febbraio 1994 a Moordrecht, in Olanda, Memphis ha visto suo papà andarsene quando ancora era piccolissimo. Cresciuto dalla madre, in mezzo a tante difficoltà, preferisce non indicare quel nome, Depay, quando segna. Anche se poco tempo fa, dopo tanti anni, ha deciso di incontrare il suo vero papà, rintracciato in Ghana.
Carattere particolare, quello di Memphis. Avrebbe fatto il rapper se non avesse sfondato con il calcio: una ventina di singoli li ha pubblicati comunque, tra cui uno con l’amico Quincy Promes, stella dello Spartak Mosca, che ha milioni di views su YouTube. Ma anche sul campo non se la cava male.
Fin dai primi passi allo Sparta Rotterdam e poi soprattutto al PSV Eindhoven convive con l’etichetta del predestinato. Nel 2015 chiude la stagione ad Eindhoven con 22 gol e si merita la chiamata del Manchester United che sbaraglia la folta concorrenza con circa 30 milioni di euro sul piatto e la discesa in campo di van Gaal in prima persona. In Premier League però non si conferma e segna solo 7 gol prima di lasciare, nel 2017, per volare a Lione dove invece esplode e diventa una stella dei francesi. Chiuderà con 178 presenze, 76 gol e 55 assist, qualche colpo di testa e uscite pericolose in linea col personaggio, prima di liberarsi a zero nel 2021 e ripartire per un’altra avventura, al Barcellona.
In blaugrana non scocca mai la scintilla e ora, in anticipo di sei mesi rispetto alla naturale scadenza di contratto, può lasciare il Camp Nou. Con l’Inter si parla di un possibile scambio con Correa.
Come Correa è un attaccante, entrambi classe 1994. Le somiglianze probabilmente finiscono qui. Depay gioca più offensivo, ha buonissime doti tecniche e se si accende è un giocatore in grado di decidere le partite da solo. È tra i migliori marcatori della storia della nazionale olandese, a conferma del suo feeling con il gol, ma sa essere estremamente prezioso anche nel servire i compagni. Nasceva anche da esterno offensivo: agile, rapido, bravo nel dribbling, ma non chiedetegli troppo sacrificio in ripiegamento… Qualche problema fisico nelle ultime stagioni: nel 2022 è stato fermo per oltre 100 giorni. Nell’attacco dell’Inter però sarebbe associabile a chiunque: da Dzeko a Lautaro, passando ovviamente per l’amico Lukaku, conosciuto a Manchester.
Condividono lo stesso avvocato, l’uomo che ha contribuito al ritorno di Big Rom a Milano. Ma non solo. Nel 2019 Depay ha subito un brutto infortunio ai legamenti del ginocchio. Lukaku, in maglia Inter, segnò dopo la notizia e decise di esultare con le dita alle orecchie, stessa esultanza di Memphis. Era il suo augurio di pronta guarigione per l’amico che ora, magari, spera di ritrovare all’Inter.
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