Intervistato sulle pagine dell’ultimo numero di Sportweek uscito in edicola questa mattina, Giancarlo Inzaghi – padre di Simone – ha parlato della parabola trionfale del figlio sulla panchina dell’Inter. Dallo scudetto vinto nell’ultima stagione ai momenti più duri affrontati dal tecnico nerazzurro in panchina dal suo approdo a Milano.
Una chiacchierata nella quale Giancarlo Inzaghi ha raccontato un divertente aneddoto con il figlio, avvenuto due giorni dopo la sfilata sul pullman scoperto. Entrato in un bar in centro a Milano insieme ad Inzaghi, in pochi secondi ha generato una calca incredibile di tifosi: “Milano è una città che non soffoca i campioni del calcio, ma andare in giro con mio figlio comincia a essere complicato. Lo fermano tutti, gli vogliono bene, si complimentano”.
CRESCITA – “Qualcuno voleva far passare il concetto che Simone non fosse in grado di allenare l’Inter. Gli venivano attribuite colpe che, in realtà, non erano sue. Mi chiedevo come facesse a non rispondere, anche Filippo avrebbe voluto replicare a certe cattiverie. Ma Simone è rimasto sempre tranquillo: ‘Papà, non preoccuparti. Il tempo racconterà la verità’. E cosi è stato. Però, ripensandoci adesso, è incredibile come abbia saputo farsi scivolare tutto addosso, ha dimostrato una personalità incredibile. So che non ha dimenticato nulla, ricorda certi giudizi e chi li ha espressi, ma guarda sempre avanti”.
INZAGHI – “Simone è un uomo educato, che ha grandi valori, e ha preferito non rispondere pubblicamente alle critiche. Per lui parlano i risultati: prima di questo Scudetto aveva vinto altri trofei con l’Inter arrivando anche in finale di Champions League. E cosi ha sempre mantenuto una grande tranquillità interiore nonostante critiche gratuite e cattive. Il suo lavoro è stato molto apprezzato all’estero: arrivano parecchie telefonate, ma lui sta bene a Milano”.
DEMONE – “Se lo chiamiamo così? Ahahah… Ecco, le confesso che questo soprannome non mi fa impazzire. Avrei preferito ‘Angelo’ più che ‘Demone’. Scherzi a parte, io e mia moglie Marina ci godiamo l’amore che lo circonda”.
ANSIA SCUDETTO – “Simone mi chiama tutti i giorni alle 8 quando va ad accompagnare i figli a scuola Poi va ad Appiano Gentile e sparisce per tutti. Non mi racconta mai le cose dello spogliatoio, ma capisco che ha sempre le idee chiare su cosa deve fare. So che quando la Juventus vinse a Monza segnando in pieno recupero ebbe una reazione non proprio da lord inglese, ma in realtà non ha mai avuto un momento di preoccupazione reale perché lui è sempre concentrato sulla sua squadra e vedeva che i giocatori lo seguivano bene e che stava nascendo una grande Inter. Questo bastava per lasciarlo tranquillo”.
SODDISFAZIONE – “Proprio il rapporto che si è creato con il gruppo e vedere i giocatori dare il massimo sempre. Simone è orgoglioso di guidare questi ragazzi. I sei derby vinti resteranno per sempre, la seconda stella anche. Ma per lui certe cose contano ancora di più”.
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