Da Palombo alla coppia Podolski-Shaqiri: quando il mercato di riparazione si rivela un flop
Sono diversi gli acquisti di gennaio del post-Triplete che non hanno convintoE anche questa sessione invernale di calciomercato, fortemente segnata dall’emergenza coronavirus, si è conclusa. Nessun colpo in entrata per la maggior parte delle squadre europee, alle prese con bilanci in rosso. Tra queste anche l’Inter, Conte andrà avanti con gli stessi uomini fino a fine campionato. Nessun rinforzo quindi, ma spesso questo può essere anche un vantaggio. Perché? Non sempre gli acquisti di gennaio infatti hanno lasciato il segno in campo. Ne sa qualcosa l’Inter. Prendendo in esame anche solo il post-Triplete, ci sono tante meteore che hanno davvero steccato. Vediamole.
PALOMBO – A ben guardarne il curriculum, si potrebbe persino arrivare ad affermare che la parentesi all’Inter (datata 2012) ne abbia “sporcato” il percorso alla Sampdoria, club di cui Angelo Palombo è, oltreché una bandiera, anche attuale collaboratore tecnico. Da giocatore, ha militato ininterrottamente tra le fila dei blucerchiati dal 2002 al 2017. Quindici anni tutti di fila, esclusa, appunto, quell’unica piccolissima esperienza all’Inter. Era il 31 gennaio 2012 quando Moratti (allora ancora patron nerazzurro) ne ufficializzò l’arrivo in prestito con diritto di riscatto. Con i nerazzurri gioca però solo 3 partite (da segnalare la sua presenza nel clamoroso 4-4 col Palermo, e nel 4-0 subìto all’Olimpico per mano della Roma) e non viene riscattato, per tornare quindi alla Sampdoria tra mille difficoltà, tra proposte di rescissione con i blucerchiati (rifiutate dal giocatore) e settimane passate fuori rosa prima del reintegro totale.
SCHELOTTO – Dopo un biennio passato a Cesena, un periodo in prestito a Catania e un anno e mezzo a Bergamo con la maglia dell’Atalanta, Ezequiel Schelotto – il 31 gennaio 2013 – viene comprato dall’Inter, che in cambio dell’italo-argentino (che nel 2012 aveva collezionato la sua prima e unica presenza in Nazionale nell’amichevole persa contro l’Inghilterra), cede agli orobici Marko Livaja, oltre ad un conguaglio da 3,5 milioni di euro. Della sua esperienza in nerazzurro non si ricorda niente, a parte un gol. E che gol: una rete segnata al Milan, nel derby di ritorno di quell’annata sportivamente tragica, un derby conclusosi sul risultato di 1-1 con Schelotto decisivo nel raddrizzare le sorti della partita, dopo che l’Inter era passata in svantaggio. Per il resto nulla: l’anno successivo Mazzarri succederà a Stramaccioni e non lo considererà più uno del progetto.
KUZMANOVIC – Anche Kuzmanovic è uno di quegli acquisti di gennaio che più di tanto non hanno scaldato i cuori dei tifosi nerazzurri. Il periodo è lo stesso di Schelotto, gennaio 2013. Kuzmanovic – centrocampista serbo, precedentemente svizzero – giunge a Milano dallo Stoccarda per un milione di euro o poco più. Parte male con una sconfitta a Siena, ma continua a trovare discreto spazio in un’Inter che, proprio in quel 2013, tocca forse il punto più basso del post-Triplete. Per avere un gol da Kuz bisogna aspettare fino al 27 novembre 2014 (gestione Mancini), in una gara europea contro il Dnipro, vinta 2-1 con tanto di qualificazione alla fase ad eliminazione dell’Europa League. Ha l’opportunità di lasciare l’Inter due anni dopo il suo arrivo, quando l’Amburgo gli si fa sotto, ma rifiuta, aspettando l’estate del 2015 e trasferendosi al Benfica. Peraltro da infortunato, col polso rotto durante una partita contro il Wolfsburg, in Europa.
HERNANES – Dopo Palombo e Schelotto, rispettivamente colpi dell’ultimo secondo per il 2012 ed il 2013, il 31 gennaio 2014 è il turno di Hernanes, arrivato all’Inter nel calciomercato invernale del medesimo anno, per aiutare la squadra di Mazzarri a blindare una posizione in Europa, poi raggiunta nonostante una stagione molto altalenante. Arriva al cancello di Appiano dopo aver lasciato in lacrime quello di Formello, salutato da una folla di tifosi laziali a caccia dell’ultimo autografo e dell’ultima foto dopo quattro anni intensi nella Capitale. Gli stessi tifosi che riuscirà in parte ad inimicarsi – come da lui ammesso in una recente conferenza stampa – segnando, con la maglia nerazzurra, un gol alla Lazio ed esultando con la sua classica capriola in aria. All’Inter ne effettuerà sette, di capriole. Due nello scorcio di 2013-2014 disputato in nerazzurro, e cinque l’anno successivo. Dopo due partite del campionato 2015-2016 lascia i nerazzurri: destinazione? Juventus, alla disperata ricerca di un trequartista (ancora) all’ultimo giorno di mercato. Un colpo che, a memoria, non fece felici molti tifosi bianconeri.
PODOLSKI – L’anno 2014-2015 è un anno molto confusionario. Doveva essere quello delle conferme dopo il ritorno in Europa firmato da Mazzarri, e invece l’allenatore toscano viene esonerato a novembre e Mancini a gennaio rifà la squadra. E, tra gli acquisti del Ciuffo, c’è proprio quello di Lukas Podolski, attaccante polacco naturalizzato tedesco, neo campione del mondo con la Germania col record del gol più veloce (6 secondi contro l’Ecuador). Arriva dall’Arsenal tra molte aspettative, ma chiude la sua parentesi nerazzurra con un solo gol all’attivo in 16 presenze.
SHAQIRI – La stessa storia, più o meno, riguarda Xherdan Shaqiri. Arrivato in quello stesso inverno appunto per via delle richieste fatte dal tecnico Mancini, finisce nel giro di pochissimo tempo liquidato dallo stesso allenatore con la stessa rapidità con cui lo chiese alla dirigenza. Non si spiega altrimenti un buon inserimento nelle dinamiche interiste – in prestito con obbligo di riscatto, affare da 15 milioni, ricordiamo – con tanto di gol alla Sampdoria in Coppa Italia, gol all’Atalanta in campionato, gol al Celtic in Europa League. Basta? Non per mantenere l’idillio con Mancini, che lo rottama dandogli sempre meno spazio sinché – dopo un’estate infernale per lo svizzero – l’11 agosto 2015 arriva la cessione allo Stoke City.
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