Uno dei bomber più chiacchierati del momento, che ha deciso di farsi una chiacchierata con La Gazzetta dello Sport per raccontare a tutti chi è. Mateo Retegui, l’attaccante del Tigre che sta attirando le attenzioni dei principali top club italiani (e non solo), ha concesso un’intervista alla rosea.
Ecco un estratto:
CARATTERISTICHE TECNICHE – “A me non piace descrivermi, preferisco che siano gli altri a farlo. Sono molto autocritico con me stesso e lavoro forte per migliorarmi, perché a livello fisico come mentale, puoi sempre provare a fare qualcosa di più. Il mio mantra è che le mie virtù siano sempre migliori e che i miei difetti divengano virtù. L’obiettivo in campo è che ogni cosa che faccio sia la più naturale possibile. La pressione è qualcosa che amo, che cerco. Non mi fa paura, anzi. Più pressione ho addosso e meglio reagisco”.
CHIAMATA DALL’EUROPA – “Sì, il presidente Melaraña ha detto che a luglio potrebbe essere probabile che io venga ceduto. A me piace molto l’idea, è un sogno per tutti quelli che giocano a calcio, i più grandi sono in Europa”.
PASSAGGIO ALL’INTER – “Non c’è niente di concreto e non so cosa stia succedendo, è papà che si sta occupando del futuro. Io con la testa sono al 100% sul Tigre. Giovedì (la notte scorsa; n.d.r.) esordiamo nella Copa Sudamericana (la nostra Europa League; n.d.r.) in casa contro i brasiliani del San Paolo, poi domenica saremo in trasferta contro il Godoy Cruz. La mia attenzione è tutta qui. Ma mi piacerebbe molto venire in Italia, anche se è ancora molto presto. Però sarebbe bellissimo diventare un protagonista del campionato, uno che segna tanti gol. Come mi piacerebbe segnarne tanti anche per l’Italia, una delle nazionali più importanti della storia“
ATTACCANTE DI RIFERIMENTO – “Tanti che guardo e che ammiro. Haaland del Manchester City è uno di quelli, un 9 letale che mi piace tantissimo. Poi Lewandowski, Ibrahimovic, sono tutti molto completi. E sono dei leader”.
STUDIARE L’ITALIANO – “Lo sto già facendo. In realtà lo capisco perfettamente e lo parlo già. Ma siccome sono un perfezionista, mi vergogno a farmi sentire fino a che non lo parlerò davvero bene. Lo stesso per l’inglese”.
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