Nuovo grande appuntamento con le interviste esclusive di Passione Inter. Quest’oggi è toccato ad una leggenda nerazzurra come Alessandro ‘Spillo’ Altobelli rispondere ai nostri microfoni alle domande della nostra redazione e degli abbonati del Club di Passione Inter. A seguire ecco le parole dell’ex centravanti che ha parlato di attualità ma non solo: dalle prime impressioni sulla nuova formazione nerazzurra guidata da Simone Inzaghi al progetti Inter Spac al quale anche lui ha aderito.
L’intervista di Altobelli: “Ho visto le prime due partite e, devo dire la verità, sono rimasto molto soddisfatto. Nonostante abbiamo perso un ottimo allenatore e i due giocatori più forti nel loro ruolo in Europa e nel mondo ho visto che la società ha lavorato bene sia per quanto riguarda l’allenatore, che ha allenato la Lazio per tanti anni con grandi risultati e fa lo stesso modulo di Conte, sia perché ha preso degli ottimi giocatori. Non abbiamo coperto come eravamo prima, ma siamo una squadra che se la può giocare con tutti, anche perché le altre non si sono rafforzate. Anzi, la Juventus si è indebolita, le altre hanno lavorato bene. Partiamo insieme a 4-5 squadre ma possiamo rivincere il campionato”.
COPPIA D’ATTACCO – “Sostituire Lukaku non è stato facile, abbiamo tentato subito con Dzeko che è un signor attaccante, avercene come lui. Penso però che la coppia ideale sia Lautaro-Correa, perché nessuno dei due è prima punta, non danno punti di riferimento alle difese avversarie, saltano l’uomo, sono portati a fare gol. Questa è la coppia che può partire. Logico che poi abbiamo Dzeko ed è un signor giocatore, poi abbiamo Satriano, Sanchez… Abbiamo un buon reparto che può benissimo recuperare i gol che ha fatto il nostro amico Lukaku”.
ADDIO LUKAKU – “Non mi è piaciuto il modo, poi è logico che l’Inter doveva dare via dei giocatori per cercare di mettere a posto le finanze del club, perché anzitutto bisogna che l’Inter sia una società solida e che non rischi il fallimento. Con queste vendite abbiamo risistemato i conti e abbiamo fatto una buona squadra. Poteva andare diversamente, facciamo un in bocca al lupo a Lukaku e speriamo che arrivi sempre dietro all’Inter e non vinca niente (ride, ndr)”.
SUL ‘NUOVO ALTOBELLI’ – “Il Grande Vecio Enzo Bearzot mi diceva: ‘Tu devi fare l’ala destra a sinistra’, perché lui sapeva che lavoravo, partivo da lontano, saltavo l’uomo, giocavo per l’attaccante centrale e allo stesso tempo seguivo le azioni e mi facevo trovare pronto anche in area. Quando giocavamo con Oriali, diceva sempre: ‘Io vado dove sei tu, se non la prendi tu la prendo io’, e infatti faceva qualche gol. Certo, io ero un giocatore moderno perché saltavo l’uomo, segnavo di destro, di sinistro, ero abbastanza completo. Oggi ci sono molti più fenomeni di allora, molto più bravi di me, non mi paragono neanche, non sono all’altezza. Io non assomiglio a nessuno e nessuno assomiglia a me. Io non ero più forte di nessuno e nessuno era più forte di me”.
DIFENSORI ‘ROGNOSI’ – “Ai miei tempi tutte le squadre avevano 3-4 marcatori forti, e 1-2 più forti. Ma non ero io a non dormire il sabato, erano gli altri che non dormivano quando dovevano incontrarmi. Quando incontravo Gentile o Brio della Juve, quelli erano difensori moderni: non cattivi, ma non ti mollavano mai. Penso che uno dei giocatori più forti in quell’epoca in Italia era Pietro Vierchowod, che era un grande problema, perché era velocissimo, forte di testa, in anticipo, un ottimo giocatore. Ma quando stavo bene le nottate in bianco le facevano gli altri, non io. Vierchowod mi stima? Lo ringrazio, quando mi chiedono i difensori forti di una volta, quando parlo di Vierchowod, Gentile o Karlheinz Forster, ne parlo come i più forti giocatori di sempre, perché erano fantastici. Mi fa onore di essere il secondo goleador della storia dell’Inter. Ero un attaccante che non aspettava il pallone, io giocavo a calcio. Prima delle partite Bergomi mi guardava e mi chiedeva: ‘Come stai?’. Io gli rispondevo: ‘Vai Zio, sto bene, oggi vinciamo’. Ho giocato in un tempo dove c’erano tanti giocatori bravi”.
EMOZIONI A SAN SIRO – “Io sono sempre stato interista, guarda caso giocavo nel Latina che aveva la maglia nerazzurra. Al Brescia mi volevano tutti, ma la mia scelta è stata quella di giocare nell’Inter. Quando sono sceso in campo ho sempre cercato di onorare questa maglia che sentivo addosso, l’amavo. Il debutto in Serie A lo abbiamo fatto in casa col Bologna nel 77/78 e abbiamo perso in casa, poi per fortuna la seconda a Vicenza abbiamo vinto 2-1 con gol mio, da lì siamo partiti. Devo dire che l’esordio è stato brutto, ma poi ho recuperato alla grande. Non è uno stadio come gli altri per me, io dicevo a tutti i miei compagni che fin quando non scendevo in campo ero normale, non avevo paura, dopo l’ultimo scalino cominciavo a pensare a quello che potevo fare”.
CHAMPIONS LEAGUE – “Per adesso partiamo tutti uguali, abbiamo il Real Madrid che non è lo stesso dei miei anni, poi ci sono due squadre alla portata. Lo Shakhtar di De Zerbi che può essere un’incognita, se la nostra Inter non dovesse qualificarsi la reputerei una grande delusione, un vero fallimento. Non ci nascondiamo, se non superiamo il primo turno vuol dire che la delusione è grossa”.
ATTACCO NAZIONALE – “In questi giorni mi sto divertendo leggendo giornali e tifosi che esprimono giudizio su tutto, e si lamentano di questa squadra che non crea. Ma abbiamo dimenticato che questa nazionale viene da 35 (37,ndr) risultati utili consecutivi, una nazionale che ha vinto gli Europei giocando un gran calcio. Come possiamo pensare che Immobile e Belotti non siano da nazionale? Abbiamo un grande allenatore come Roberto Mancini, bisogna riconoscere la forza di questa squadra senza parlar male dei nostri attaccanti”.
INTER SPAC – “Viste le difficoltà della società nell’ultimo periodo, volevamo dare in qualche modo una mano. Stiamo portando avanti questo discorso per cercare di essere utili, speriamo in una collaborazione con questa società. Non credo che in cambio vogliano niente, ma non sembra che la società sia propensa al momento ad ascoltarci o fare qualcosa, speriamo si possa collaborare in futuro. Se non collaboreranno significa che non avranno bisogno di soldi”.
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