14 stagioni a difendere la porta nerazzurra, 382 presenze tra il 1970 e il 1983, in bacheca 2 scudetti e 2 Coppa Italia con l’Inter. Ivano Bordon, uno dei portieri con più presenze nella storia nerazzurra, si è concesso in esclusiva ai microfoni di Passione Inter per rivivere le tappe più importanti della sua esperienza a Milano. Ma non solo, con lui abbiamo parlato anche dell’Inter del presente all’indomani della sconfitta europea contro il Real Madrid.
La scomparsa di Maradona: “L’ho incontrato nel mio secondo anno alla Sampdoria dopo aver lasciato l’Inter nel suo primo anno a Napoli. Il primo gol l’ha fatto a me al San Paolo su calcio di rigore, la partita finì 1-1. E’ stato un grandissimo calciatore, resterà nel cuore di tutti gli amanti del calcio. Mi è dispiaciuto tanto, morire così presto ha lasciato un vuoto incolmabile soprattutto nei cuori dei napoletani. Ma non solo, Maradona era amato da tutti”.
La biografia ‘In presa alta’: “E’ uscita a metà marzo in piena pandemia, per questo ho potuto fare solo alcune presentazioni via video. E’ un libro che ho scritto per parlare della mia vita dove ripercorro tutte le tappe della mia vita, ma non solo quella calcistica. Lo consiglio soprattutto ai ragazzi”.
I ricordi più belli: “Sicuramente il mio esordio in Serie A nel 1970, in un derby. Abbiamo perso 3-0 e dopo quel derby è stato esonerato Herrera. Da lì abbiamo rimontato il Milan e abbiamo vinto lo scudetto. Non pensavo di arrivarci così in fretta. Lo scudetto 79-80 è stato anche emozionante, soprattutto perché c’era un zoccolo duro tutto italiano. Con l’Inter ci sono tantissime cose da ricordare, come la partita in Champions League contro il Borussia dove parai un calcio di rigore e grazie a quello passammo il girone. Poi c’è il Mondiale vinto nel 1982 da giocatore e quello del 2006 da preparatore di portieri”.
Su Handanovic: “Spero che il mio record d’imbattibilità da 686 minuti lo batta lui. E’ un record che dura da anni, auguro a lui di battermi. Seguo spesso l’Inter quando gioca in casa, lo vedo spesso. Come stile e comportamento lui è quello che si avvicina di più a me”.
Lo scudetto del 1979-1980: “Venivamo da un buonissimo campionato dove meritavamo di più, l’anno successivo quando iniziammo capimmo che potevamo competere con le altre rivali. Facemmo un grandissimo campionato, era un gruppo di giocatori che credeva nell’amicizia. Eravamo tutti italiani e questo fece la differenza”.
Le analogie tra Conte e Lippi: “Io ho collaborato tanti anni con Lippi e mi ha sempre considerato un elemento importante. So che i tifosi interisti non hanno amato Lippi però rimane un grandissimo allenatore, Conte lo stesso. Le cose non stanno andando benissimo ma lo conosco, so che Conte dà sempre il massimo e pretende il massimo dai suoi giocatori. Basta una minima cosa per fare il salto di convinzione e svoltare la stagione. Già sabato contro il Sassuolo serve un cambio di marcia”.
Su Eriksen: “Non si è adattato al nostro campionato, l’ambiente è diventato pesante e le critiche magari hanno inciso. Bisogna anche fare i conti con il suo carattere, magari non è riuscito a reagire”.
La nuova generazione di portieri: “Donnarumma, Meret, Gollini, Perin… ce ne sono tanti. Le società devono darli però fiducia”.
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