ESCLUSIVA PI – Massimo Ciocci (ex Inter): “La maestria del Trap. Suning, la mia esperienza”
L'ex giocatore nerazzurro in un'intervista esclusiva ai microfoni di Passione InterIn esclusiva ai microfoni di PassioneInter nei giorni scorsi è stato intervistato Massimo Ciocci. Classe 1968, ha fatto parte di quell’Inter tanto amata dai tifosi nerazzurri a cavallo tra gli anni 80′ e 90′. L’esperienza nelle giovanili della Beneamata, l’approccio con maestri come Trapattoni, Rumenigge e Matthäus ma anche molto altro dopo la carriera da giocatore. Ciocci è stato infatti responsabile tecnico dell’Inter Academy in Giappone, oltre che aver allenato (dal 2018 al 2020) l’U-14 dello Jiangsu Suning. Ecco l’intervista completa – che potete trovare anche sul nostro canale Youtube – a Massimo Ciocci da parte della redazione di PassioneInter.
Massimo Ciocci lunga carriera da calciatore, passato anche nell’Inter, adesso da allenatore. Hai fatto un lungo giro del mondo. Io partirei proprio dalla fine della tua storia, cioè da oggi dopo aver girato l’Italia e il mondo sei tornato praticamente a casa
“Diciamo che sono partito da qua a 14 anni. Questo è il posto dove giocavo. Qui si vede campo da calcio e l’ippodromo perché qui abbiamo queste due passioni, i cavalli e calcio. Sono partito qua tanto tempo fa prima da giocatore e poi da allenatore, adesso dopo aver fatto esperienza all’estero sono tornato ad allenare il Corridonia”.
Com’è tornare a casa?
“Diciamo che sono tornato nel momento peggiore perché sono tornato dalla Cina e poi in Italia c’è stato il lockdown che ha chiuso tutto, quindi sono quasi due anni che non alleno. Quest’anno abbiamo iniziato da 2-3 mesi e stare in campo una cosa bellissima”.
Qual è la situazione del calcio dilettantistico?
“Per quanto riguarda noi, c’è un nuovo presidente che ha una grandissima passione: è in pensione, quindi è molto presente e ti fa star bene. Poi non abbiamo un impianto. Per quanto riguarda i soldi qualcosa è cambiato. Noi quest’anno abbiamo deciso di portare squadra molti giovani del posto, quindi credo che è una una politica che faranno tante squadre perché certe cifre non si vedono più nei dilettanti”.
Come si riesce dalla provincia a dove sei arrivato tu, ad andare all’Inter?
“Non è semplice. Credo che anche lo stesso Bonaventura abbia fatto di sacrifici per arrivare dov’è. Io da ragazzo ho la fortuna dei provini prima alla Fiorentina poi Bologna e poi all’Inter (che mi ha preso). La Fiorentina mi aveva scartato e il primo gol l’ho fatto proprio a loro (ride, ndr). A parte gli scherzi, sono stati bravi anche alla Fiorentina, mi hanno spiegato il perché ecc. Però poi la mia carriera è stata altrove, non è semplice perché poi venire a vedere le partite nelle Marche non è una cosa facile. Quindi ragazzi da qui devono partire per andare a fare i provini.
“Qui adesso abbiamo l’Ascoli che sta facendo bene però tante altre squadre stanno facendo fatica: la stessa Civitanovese che ho allenato l’anno scorso oppure la Maceratese. Punti di riferimento da noi è un po’ difficile. Io ho sempre detto che queste due squadre dovrebbero avere dei palcoscenici più importanti per far sì che tutto il nostro territorio possa avere dei punti di riferimento importanti.
Fare il percorso in giovanili importanti come quelle dell’Inter rischia di far montare la testa?
“Io ho avuto la fortuna di avere degli allenatori in gamba, dirigenti importanti che mi hanno insegnato tantissimo, non solo per quanto riguarda calcisticamente parlando, ma anche nella vita. Insomma mi hanno formato anche soprattutto come uomo: devo ringraziarli tantissimo. Sicuramente quando giochi nell’Inter e quando torni tutti ti vogliono chiedere ecc. ma ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi ha abbassato un po’ le ali. Ripeto, però, quell’esperienza è stata fondamentale. Partire da un paese di 15mila abitanti e trovarsi in una città da milioni di abitanti non è stato facile: ma ho avuto la fortuna anche di trovare i compagni di squadra che mi hanno voluto bene. Mi hanno accettato e ho trovato un ambiente ottimo”.
C’è una leggenda su di te: davvero la dirigenza ti stava molto sopra?
“A scuola diciamo che non andavo molto bene. Quindi per non farmi stare in giro, quando ho lasciato la scuola, c’è stato un periodo che mi facevano consegnare le lettere. Andavo a portare in federazione le lettere. Però è stato un piccolo periodo”.
Fa parte del percorso di formazione previsto?
“Loro preferiscono che tu vada a scuola. Dal momento che purtroppo non riuscivo, stavo in sede ad aiutare nelle piccole cose”.
Hai vissuto un Inter che gli interisti ricordano con particolare affetto, lavorando anche con Corso, Altobelli e Serena. Com’era quell’Inter?
“Ho vissuto varie Inter in tre anni, purtroppo sono andato via novembre con l’Inter dei Record. É stata però anche una fortuna, avevo bisogno di farmi le ossa. Ma quando sei nelle grandi squadre, quando vai ad allenarti con i grandi campioni, capisci la differenza tra un giocatore normale e un campione. Io ho imparato tantissimo anche da Trap, è stato per me un maestro: mi ha fatto esordire. Anche Corso è stato importante, ho avuto Ventura, ho avuto tantissimi allenatori che mi hanno formato veramente. Quando dal settore giovanile arrivi in prima squadra è un altro mondo. E’ stato semplice fare l’esordio ma poi devi rimanere lì, altrimenti ti spostano subito. Con l’aiuto del Trap e dei campioni sono riuscito a rimanere a certi livelli, e di questo li ringrazio molto”.
Spesso si dice che nel calcio italiano si lanciano pochi giovani: c’è mancanza di coraggio o è meglio che i giocatori vadano in prestito?
“E’ un po’ di tutto. All’Inter credo che sia difficile per un ragazzo del settore giovanile fare 30 partite in Serie A, perché i titolari devono avere un’esperienza importante. In alternativa c’è la possibilità di stare nel giro della prima squadra o di giocare in prestito B o in A per fare qualche partita importante”.
Com’è stato il passaggio nel diventare allenatore?
“Ho avuto quattro infortuni alle ginocchia e un tumore intestinale che ora è completamente guarito, così ho cominciato ad allenare. Ho iniziato dalla prima squadra e poi ho avuto la possibilità di diventare responsabile del settore giovanile a Corridonia, e poi ho avuto la possibilità di viaggiare con l’Inter sempre per il settore giovanile. Quando passi dalla prima squadra alle giovanili la differenza è tantissima, ci sono tornato e per me è stato il massimo. Poi sono tornato in prima squadra perché la voglia di fare bene a Corridonia e far crescere i ragazzi mi ha portato a fare la prima squadra. Sono due cose molto differenti, ma mi vedo più in un settore giovanile”.
L’esperienza in Giappone cosa ti ha dato?
“Ho avuto la fortuna grazie all’Inter di girare India ed Emirati Arabi Uniti e di stare stabilmente in Giappone e in Cina. E’ stata un’esperienza incredibile, perché l’esperienza del Giappone e la loro cultura mi hanno portato a fare un mix con la cultura italiana. La stessa cosa è successa in Cina, lì un po’ più professionalmente perché ho allenato l’Under 14 della squadra professionistica dello Jiangsu Suning: allenavo quattro giocatori della Nazionale cinese ed è stato molto bello”.
Che mondo hai trovato in Cina con Suning?
“Suning è stata importante per me e per altri allenatori come me, perché ci ha dato la possibilità di allenare un club importante in Cina, con un centro sportivo importante e giocatori forti, era una selezione della regione dello Jiangsu che è enorme. Mi ha fatto stare bene perché non ci ha fatto mancare niente: io sono tornato in Italia poco prima che là saltasse tutto e non riesco a capire cosa sia successo, mi dispiace molto. Ho tanti amici là e anche loro non se lo spiegano. Suning è un colosso lì. Quando c’ero io non c’erano sentori di una cosa simile, anzi: c’era la prospettiva di fare un centro sportivo importante con tantissimi campi, era tutto in fase evolutiva. Quello che posso dire è che è stata un’esperienza importante, fantastica, posso solo ringraziare”.
Che sensazioni hai sui problemi di Suning con lo Jiangsu?
“Lì c’era grande entusiasmo. Nella sede di Suning c’erano tanti compartimenti, e solo per lo sport c’erano 50 segretari, per me è difficile dare spiegazioni: se hanno voglia di rimanere all’Inter è perché hanno tutte le potenzialità di far bene all’Inter. Penso che Suning abbia fatto capire di essere importante a livello mondiale”.
Quanto all’Inter di oggi, come la vedi con Inzaghi dopo lo Scudetto di Conte e dopo un’estate particolare?
“L’anno scorso è stato fantastico, perché dopo l’eliminazione in Champions c’è stata una cavalcata pazzesca. In estate non so cosa sia successo con Conte, dopo di lui sono andati via due giocatori importanti ma hanno comunque fatto un mercato importante, hanno preso un allenatore giovane ma che ha esperienza e che ha tutto per far bene. Bisogna dargli tempo, e penso che i tifosi dell’Inter quest’anno un po’ di tempo glielo daranno. Penso che l’Inter sia anche stata sfortunata, ma ha giocatori importanti e ha gioco. Quest’anno il campionato è più difficile ma è bello così, e l’Inter è tra le candidate per vincerlo”.
Quale giocatore di quest’Inter ti piace particolarmente?
“Guarda, ti dico Sanchez. Mi ci rivedo un po’, anche se so che forse andrà via. Però ha sempre fatto il suo, è sempre stato in silenzio, non si è mai lamentato, anche se forse quest’anno un po’ sì perché giustamente vuole giocare. Però mi ci rivedo”.
Un giocatore che ti piace di questa Serie A?
“A me piace Zaniolo, ha carattere, ha personalità, e poi è bravo tecnicamente ed è un giocatore che può fare la differenza”.
Un tuo ex compagno di squadra che ti ha impressionato?
“Ho giocato con Matthäus, però ho esordito quando si fece male Rummenigge, che è stato un giocatore fondamentale per l’Inter. Prima di tutto era una bravissima persona, e poi penso che sia uno degli stranieri più forti che l’Inter abbia avuto”.
Un allenatore a cui ti ispiri o che ti piace in modo particolare?
“De Zerbi credo che abbia fatto vedere di avere delle idee e di essere un ottimo allenatore. Ce ne sono tanti, il mio amico Stefano Pioli purtroppo sta sull’altra sponda (ride, ndr) ma credo che in due anni abbia fatto molto bene, ogni tanto ci sentiamo”.
Molti, forse ingenerosamente, definiscono la tua carriera come una parabola o un volo spezzato. Pensavi di poter fare qualcosa di più?
“Io non rimpiango niente, forse dopo quello che ho fatto vedere all’inizio il tifoso si aspettava l’esplosione e poi non c’è stata. Ma dall’Inter e dal calcio ho avuto tantissimo, ho fatto tanti sacrifici dovendo lasciare gli amici specialmente il sabato per giocare la domenica. Però il calcio mi ha dato veramente tanto”.