ESCLUSIVA – “Carro Armato” Pasinato: “Inter, ora batti la Juve: darebbe 20 scudetti per qualche Champions”
L'ex nerazzurro ai microfoni di Passione Inter fra ricordi e paragoni: "Questa Inter ha il nostro spirito. Avevamo preso Platini, ma arrivò Prohaska..."(Foto da Picenotime.it. Per la realizzazione dell’intervista si ringraziano Aristide, Greta e Miriam)
“Con Beccalossi e Pasinato, vinceremo il campionato”, ripetevano i tifosi dell’Inter a ridosso degli anni ’80. E nella stagione 1979/80, con le giocate di Becca e le interminabili discese sulla fascia del Carro Armato, la squadra di Eugenio Bersellini lo vinse per davvero, lo Scudetto, nove anni dopo l’ultima volta. Un team unito, saldo: ancora oggi molti membri di quella squadra condividono amicizie, ritrovi e gloriosi ricordi. La lunga attesa, la fame, la forza del gruppo: sono diversi i punti d’incontro fra quella Inter e quella che oggi è allenata da Antonio Conte.
La redazione di Passione Inter ha raggiunto telefonicamente proprio l’instancabile esterno Giancarlo Pasinato, il quale accetta il paragone con i nuovi Campioni d’Italia, ma precisando: “Noi non avevamo un Lukaku, un Hakimi. Eravamo un gruppo di ragazzi che doveva crescere in tre anni. Ma al secondo arrivò il tricolore…”. Pasinato oggi è ancora in campo a coltivare il suo amore per il calcio, infatti allena la categoria Esordienti per l’A.S.D. Union Campo San Martino, a Padova, sua città natale.
Giancarlo, partiamo dall’attualità e dallo Scudetto. Pensi che l’Inter possa aprire un ciclo? E quanto questo dipende dalla permanenza di Conte?
“Non è una cosa sicura, Zhang sta cercando i fondi per pagare i calciatori: c’è una situazione da chiarire. Leggo però che non siamo gli unici in questa situazione, per esempio anche la Juventus ha chiesto di posticipare certi pagamenti. Le perdite milionarie si fanno sentire, soprattutto per chi già in passato aveva sforato con i costi. Comunque, credo che anche con un cambio di allenatore potremmo continuare a vincere. L’Inter ha una rosa omogenea: penso a Vecino, non solo per il gol alla Roma: è uno che, messo vicino a Barella potrebbe dare quel qualcosa in più al posto di Vidal, del quale invece si potrebbe fare a meno. Magari l’Inter avrebbe bisogno di un esterno sinistro che copra bene la fascia”.
Potendo intervenire sul mercato quindi, cercheresti rinforzi in quel ruolo?
“Perisic ha fatto bene, ma potrebbe far comodo un giovane, magari già con esperienza. In quel ruolo manca un vero e proprio mancino. Non dico un altro Hakimi, ma uno di prospettiva, non ancora al livello dei compagni, ma che vicino ai quali potrebbe aumentare il proprio valore. Aspettiamo la fine del campionato, il presidente dovrà dare garanzie, senza le quali invece dovrà cedere qualcuno, il che sarebbe un peccato”.
Al netto di tutte le difficoltà legate alla pandemia e dei famosi blocchi dalla Cina, come valuti l’operato di Suning ed anche la gestione di tutta questa situazione?
“Nel loro paese le cose sono diverse: quando la Cina decide che i soldi non devono più uscire da lì, così avviene. In questo momento, con questi problemi, penso sia normale. Credo che Zhang stia cercando un partner che investa, sapendo che comunque, anche senza investire nulla, la prossima stagione potrebbe tirare avanti con gli introiti della Champions, magari raggiungendo gli ottavi, che gli garantirebbero delle belle cifre. Poi una soluzione potrebbe essere anche quella, che mi sembra stiano già cercando di attuare, di garantire ai contratti una durata superiore, garantendo gli stessi soldi, così da diminuire i costi annui”.
Questa sera c’è il Derby d’Italia.
“Non dico di essere antijuventino, perché quando la Juve gioca in Europa tifo anche per lei in quanto italiano. Ma in questo momento sarei ancora più soddisfatto di Conte se l’Inter vincesse. Per quegli scudetti di Calciopoli che ancora rivendicano. Dicono ancora di non aver fatto nulla, ma se glieli hanno tolti, qualcosa è successo. Aggiungo: quando l’Inter è uscita dalla Champions, abbiamo ammesso il fallimento. Loro hanno preso Cristiano Ronaldo per vincere in Europa: hanno vinto solo in Italia accampando sempre scuse. Ma sappiamo che avrebbero dato 20 scudetti indietro per vincere 2-3 Champions in più”
Tornando a parlare di campo: per l’Inter è stato fondamentale il gruppo in questa stagione, un po’ come lo fu per voi nel 1979/80, come si evince bene dal libro “L’Inter ha le ali”.
“Anche noi eravamo molto giovani, ma nessuno di noi aveva lo status dei Lukaku, Eriksen, Handanovic. Eravamo un gruppo di ragazzi che doveva crescere in un progetto triennale, ma già al secondo arrivò lo scudetto. In quel caso la società non ha fatto nulla per migliorarlo. Non ci ha preso un Lukaku, un Hakimi. Non che fossimo scarsi, ma la Juventus intanto ha investito, eccome”.
Arrivò solo Prohaska…
“Un bravissimo ragazzo, ma che a centrocampo non ci serviva. E pensare che l’Inter aveva già acquistato Platini. Il quale poi ha avuto un infortunio e così lo prese la Juventus. Questo ti faceva il centrocampista, la mezzapunta, ti faceva 8-10 gol all’anno… poi magari prendevi un difensore, visto che Mozzini aveva la sua età: pensa se così non avremmo aperto un ciclo. Ora sai, non dico sia stato semplice per Conte, ma senza le Coppe ha potuto lavorare con calma e qualcuno gli hanno preso. Quel nostro gruppo comunque, era grande”.
E Bersellini era un martello.
“Assolutamente! Sempre in ritiro. Ho avuto la fortuna di vivere quattro anni in camera con Marini. L’allenatore allora cosa faceva? Un giovane che arrivava veniva abbinato ad uno con più esperienza. Non so per quale motivo la nostra camera era quella più frequentata, a quei tempi la rosa era di quindici giocatori, dei quali dieci erano sempre in camera nostra. L’allenatore lo sapeva, che stavamo lì a mangiare il panino ed a bere qualcosa che ti portava il cameriere dalla finestra. Bersellini non è che seguisse diete suggerite dagli esperti, allora decideva l’allenatore e stop. Un esempio: mercoledì giocavamo in coppa, verso mezzanotte di ritorno alla Pinetina ci davano un brodino… Figurati se poi non ci fiondavamo in cucina!”.
Pasinato era un giocatore molto duttile, forse difficile da collocare in un ruolo e basta. C’è un giocatore nel quale ti rivedi?
“Io ero uno che partiva facendo tutta la fascia come Hakimi. Lui è più bravo tecnicamente ovviamente. Io arrivavo sempre e solo sul fondo e la mettevo in mezzo. Ora rientrano, giocano, vanno a calciare. Sulla fascia ero uno che consumava l’erba”.
Una domanda di un nostro abbonato, Marco Poledri: della tua Inter ci si ricorda più facilmente di Altobelli. Ma com’è stato giocare con Beccalossi? Un talento cristallino: sei d’accordo nel considerarlo uno dei “10” più puri della nostra storia?
“Beccalossi, fra i giocatori dei miei tempi, era secondo solamente a Platini. La differenza fra i due era che a Becca non piaceva molto lavorare durante la settimana. Avrebbe potuto fare molto, ma molto di più. E’ stato uno dei primi giocatori che nella stessa partita ha segnato due punizioni: da sinistra con il destro, da destra con il sinistro. Fai tu. Poi è anche successo che abbia sbagliato due rigori nella stessa partita. Nel libro di cui hai parlato è citata una frase molto bella, reale, che gli disse Bini prima di una partita: ‘Becca, oggi giochiamo in 10 o in 12?’. Come a dire: ci sei o no?”.
San Siro: sei per la costruzione di un nuovo impianto o per rinnovare quello attuale?
“Non lo butterei mai giù, è un museo. Ha bisogno di manutenzione, oggi servono molte più cose per sfruttare l’impianto durante la settimana. Ma San Siro ti lascia senza fiato. Vedi bene da ogni posto. Il top del mondo”.
Oggi di quanto si dicono i calciatori in campo si sente proprio tutto, complici i microfoni, le telecamere e l’assenza dei tifosi. Hai mai pensato quanto distante sia il calcio di oggi da quello dei tuoi tempi anche sotto questo aspetto?
“Sentire cosa dicono i giocatori e gli arbitri è bello. Ai miei tempi era tutto diverso. Con il casino dello stadio, noi sapevamo che l’allenatore avrebbe massacrato solo il terzino che giocava nella fascia vicino la panchina, perché quello dall’altra parte non lo avrebbe mai sentito. A darmi più fastidio a volte sono quelli che commentano certi episodi, certi giornalisti o opinionisti…”.
Per l’eccessivo clamore volto a strumentalizzare? E’ ‘fresco’ l’esempio del litigio fra Lautaro e Conte…
“Esatto: non è stata sicuramente la prima volta che litigano e non sarà l’ultima! Quando pensi che l’allenatore ti prende di mira perché ti cambia, con l’adrenalina della partita, ti può scappare qualche gesto. Come fece Chinaglia ai Mondiali… Ma a giocatori di un certo livello è concesso di più, noi gregari invece…”.
Rischiavate di finire fuori rosa!
“Esattamente. Per concludere il concetto ti racconto questo episodio. C’era un giornalista che ci seguiva sempre in trasferta e che oggi non c’è più, Zardin, A lui era permesso di entrare nelle cabine del treno e fare due chiacchiere. Entra nella prima cabina: ‘Tutto bene ragazzi?’ Risposta: ‘Sì, sì, tutto bene, nessun problema’. E andava avanti alla seconda cabina: ‘E voi, tutto bene?’ Risposta: ‘Sì’. E così via. alla fine ci ha preso in parte e ci ha detto: cosa volete che scriva se va sempre tutto bene, dovete raccontarmi qualche cag**a che è successa!”.
La redazione di Passione Inter ringrazia Giancarlo Pasinato per la disponibilità e cortesia.