Prosegue spedita la raccolta d’opinioni tramite il sondaggio lanciato sul sito ufficiale di Interspac: sempre più tifosi, non solo nerazzurri, stanno dicendo la loro sull’idea di far “scendere in campo” in prima persona i supporters che vogliono investire sulla propria squadra del cuore. Carlo Cottarelli, ideatore dell’idea dell’azionariato popolare a tinte nerazzurre, assicura di aver parlato con Steven Zhang, il quale gli ha detto che sta seguendo con interesse la vicenda.
La redazione di Passione Inter ha raggiunto in esclusiva uno dei tifosi “vip” che hanno immediatamente aderito all’iniziativa, il giornalista del Corriere della Sera Tommaso Labate. Il quale, insiste in particolare su un concetto: “Il punto è questo: dare ai tifosi la possibilità di trasformarsi, da conversatori da bar, da twittatori, a decisori”.
Tommaso, qual è la tua idea riguardo Interspac?
“Penso che il calcio sia salvabile. Ci sono squadre che se mancano l’obiettivo rischiano l’osso del collo, ce ne sono altre che comprano tutti falsando il mercato. Serve un argine, che sia anche un modo per riaccendere la passione dei tifosi. Come se la cura per questa deriva fosse una sorta di medicina dolce. Ecco perché penso che l’azionariato popolare sia la cura per questa deriva ed anche una medicina dolce che possa riattivare i sentimenti dei tifosi”.
Rendendoli partecipi in prima persona?
“Essere tifosi non è una cosa semplice. Ci sono sconfitte che ti rovinano la settimana. Sui sogni dei tifosi devono poter incidere anche i tifosi stessi: il loro ruolo non deve essere solo quello di andare allo stadio e scrivere le cose sui social. Mi sono stufato di svegliarmi la mattina e controllare le borse asiatiche per vedere che ricadute avranno sui miei sogni. Voglio poter determinare in prima persona, o almeno provarci”.
Beppe Severgnini, in una intervista che ci ha rilasciato, sostiene che questa iniziativa darebbe anche più stabilità alla società. Sei d’accordo?
“Assolutamente sì, lo ha spiegato bene anche Cottarelli. Al di là di questo però c’è un punto molto importante che va oltre alla situazione societaria dell’Inter: dare ai tifosi la possibilità di trasformarsi, da conversatore da bar, da twittatore, a decisore. Penso che i tempi siano maturi. Ora ci sono gli scettici che ci dicono che i modelli tedeschi e spagnoli non sono esattamente come questo. Il tifoso oltre ad urlare la propria gioia deve poter decidere concretamente, si andrebbe in quella direzione. Tu li senti i tifosi oggi? Non ci sono più i tifosi-allenatori, ci sono solo tifosi-commercialisti, con in bocca la plusvalenza. Mi ha un po’ rotto questa cosa: se devono fare i tifosi-commercialisti, allora che lo siano fino in fondo”.
E’ il momento di dimostrare, insomma!
“E’ così, assolutamente. E’ una deriva inarrestabile. Una volta discutevo con i miei amici sul modulo, sulla qualità del giocatore. Adesso invece ci troviamo a parlare di margine operativo lordo, di plusvalenza, se reggiamo o meno… Se è questa la via allora che la si percorra fino in fondo: invece di comprare il telefonino nuovo, investo sulla società e concretizzo le mie idee in decisioni”.
Cottarelli ha sottolineato che l’Inter non ha detto di no, questa volta. Pensi che possa davvero prendere piede e funzionare come modello, anche in Italia?
“Può e deve funzionare. E’ un sogno che nel contingente si occupa dell’Inter, ma in prospettiva deve riguardare un po’ il calcio italiano in generale. Io se in questo momento fossi un tifoso della Lazio o della Roma, spererei che l’operazione Interspac muovesse qualcosa. Perché può avere, alla lunga, degli effetti positivi per tutto il calcio. Non credo che ora come ora ci sia in Italia un tifoso che possa dormire sonni tranquilli sulla propria dirigenza, ci sono tifoserie che non sanno manco chi sia la faccia della loro società, la persona con cui prendersela. Questo vorrei dire agli scettici“.
La redazione di Passione Inter ringrazia Tommaso Labate per la disponibilità.
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