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ESCLUSIVA – Pagliuca: “Simoni sempre nel mio cuore, Lippi? Stendiamo un velo pietoso. Lasciare l’Inter come una coltellata”

All’Inter dal 1994 al 1999, Gianluca Pagliuca è stato senza dubbio uno dei migliori portieri della storia recente del club nerazzurro. L’ex estremo difensore, tra i protagonisti della Coppa Uefa vinta nel 1998 con lo storico 3-0 di Parigi sulla Lazio, è intervenuto in diretta con l’ormai tradizionale appuntamento con #AskPassioneinter sulla pagina Instagram di Passioneinter.com. L’ex portiere ha risposto non solo alle domande del responsabile editoriale Lorenzo Polimanti, ma anche alle curiosità dei numerosi tifosi intervenuti.

CORONAVIRUS – “Tutto bene, ormai ci siamo abituati e speriamo che il peggio sia passato per ricominciare la vita normale, anche se subito sarà dura. Ma spero che il peggio sia passato”.

RICORDI – “Posto spesso le foto per commemorare alcuni eventi, a breve arriverà quella della vittoria in Coppa Uefa contro la Lazio. La foto del Mondiale del ’94? Perdere una finale mondiale per un rigore è brutto, avrei preferito perdere 5-0, ma perdere ai rigori mi ha dato fastidio. E’ come se l’avessimo vinto anche noi, invece l’ha vinto il Brasile. In quel momento avrei preferito perdere 5-0. Ha giocato meglio il Brasile che l’Italia, ma avrei preferito perdere non ai rigori”.

INTER – “Il passaggio in nerazzurro? Avevo un po’ timore inizialmente, anche se ero un portiere della Nazionale. Alla Sampdoria c’ero cresciuto e mi ero lanciato, avevo meno pressione. Andavo all’Inter, una società che voleva vincere e in cui dovevo sostituire non un portiere qualsiasi, ma Walter Zenga, un’icona per l’Inter. Ho messo grandissimo impegno e penso di aver fatto capire che l’Inter era in buone mani”.

FINALE ’98 – “Bergomi era infortunato ed io ho fatto il capitano in quella partita. Ma mi sembrava giusto alzarla insieme la coppa, quindi l’ho chiamato e l’abbiamo alzata insieme, mi sembrava giusto così”.

SIMONI – “Adesso purtroppo non sta bene, sento quotidianamente la moglie che mi aggiorna sulle sue condizioni. Persona stupenda, avevamo un gruppo importante e con calciatori di personalità. Ma lui è stato veramente un ottimo gestore, si faceva ben volere da tutti. Con lui sono stati due anni indimenticabili, lo avrò sempre nel cuore”.

LIPPI – “Lasciamo stare, stendiamo un velo pietoso, l’esatto opposto di Simoni. La consolazione è stata che son tornato a casa mia a Bologna, ma sarei potuto rimanere tanti altri anni. Ero ancora forte, a Milano stavo bene, andare via è stata una coltellata. Lui voleva i suoi fedelissimi, non voleva me, Bergomi, Simeone, per richiamare i suoi uomini. Poi ovviamente in quella famosa Juve-Inter c’è stata qualcosina. Ogni anno quando comincia il 5 maggio vengono fuori tante cose, oggi ho visto il post di Materazzi in cui diceva che l’Inter il 5 maggio del 2010 ha vinto la Coppa Italia. Nel 2002 è stato terribile sia per l’Inter, che per noi del Bologna. Perché se l’Inter vinceva il campionato noi arrivavamo in Coppa Uefa, Gresko l’ho maledetto”.

BRASILE – “Stanno facendo spesse volte la finale di Pasadena, quindi mi arrivano diverse richieste da sostenitori brasiliani”.

ATTACCANTI – “Quello più forte? Batistuta, era la mia bestia nera. Ma non solo la mia, quella di tanti altri portieri, davvero un gran giocatore”.

CAMBIO DI REGOLE – “Lì mi son dovuto convertire, son passato dalla finale della Coppa dei Campioni del ’92 in cui il retropassaggio era consentito, a cambiare qualche mese dopo in ritiro. Un altro sport, ma sono d’accordo con le nuove regole, così il calcio è più veloce. Il gioco con i piedi? La priorità del portiere è saper parare, altrimenti gli fan gol ad ogni tiro. Poi ovviamente sono cambiate tante cose, quindi il portiere deve essere capace di giocare coi piedi. Reina ha dei piedi buonissimi, è più forte coi piedi che con le mani, ma il portiere deve saper parare. Non pretendere che sia Maradona, ma pretendere che sappia calciare, sapendo che il suo ruolo è parare”.

RIGORI“Se si può allenare? Il portiere può allenare tutto, anche i rigori. Però è una dote che hai che una volta a settimana devi comunque allenare. I rigori sono importantissimi, spesso decidono le finali dei mondiali. Gli attaccanti sanno come li studiavamo, ma anche loro studiavano i portieri. Se devi incontrare adesso Handanovic, sai che devi tirare bene perché altrimenti è uno che li para”.

HANDANOVIC – “Fortissimo, ma non ha ancora vinto niente. Con le parate che ha fatto si meriterebbe davvero una coppa, solo che non ha ancora alzato un trofeo. Mi auguro che sia la volta buona”.

CARRIERA PORTIERI – “Per tutti i calciatori si è allungata la carriera perché c’è molta più professionalità. Io sono stato uno dei primi ad arrivare a 41. Oggi un po’ tutti possono arrivare a 38 anni, se hai un bel fisico e non ha grossi infortuni puoi guadagnare almeno 2-3 anni di carriera”.

GIOVANI – “Ci son dei portieri bravi, anche se Handanovic penso sia il più affidabile. Poi c’è Donnarumma, Silvestre, Gollini, anche Sirigu è un buon portiere. C’è qualche buon prospetto in Italia, anche in Serie B ci sono portieri giovani e bravi, speriamo che sia la volta buona che tornino i portieri forti degli anni ’90”.

RIMPIANTI – “Quello di poter essere rimasto di più, mi ero veramente innamorato dei colori dell’Inter. Ma Lippi ha fatto piazza pulita e non c’è stato verso di fare una squadra con lo zoccolo duro, perché lo zoccolo duro c’era già. Io, Bergomi, Ronaldo, Colonnese, Galante, Moriero, Cauet, Zanetti, avevamo un bel gruppo. Lui purtroppo ha voluto cambiare tutto e l’Inter non ha vinto niente per diversi anni”.

MANCINI – “Sì, mi aspettavo che sarebbe diventato così bravo. Era già bravo quando giocava, si faceva sentire con gli allenatori con personalità, coi compagni. Mi aspettavo potesse diventare così bravo. La Nazionale? Peccato che c’è stata questa interruzione, perché l’Italia era tra le favorite. Vediamo l’anno prossimo, ma l’Italia era favorita. Poi il prossimo anno con uno Zaniolo in più magari si può fare anche meglio, ma quest’anno la vedevo bene. Conta molto la forma, in questo momento giocavano bene, con entusiasmo e senza paura”.

ASCOLI – “Ero tentato di smettere dopo Bologna, poi mi ha chiamato il mio vecchio allenatore Mazzone che mi ha convinto ad andare ad Ascoli. Io ero titubante, ma lui mi ha convinto e sono andato volentieri. I primi mesi sono stato molto bene, fino a quando non hanno esonerato Tesser. Poi è arrivato Sonetti il sergente di ferro, e da lì sono sorti un po’ di problemi. Abbiamo avuto una discussione ed io sbagliai perché mi tirai fuori, tornassi indietro non farei questo errore. Ma Ascoli è un ricordo bello, ovvio che i tifosi si ricorderanno di un Pagliuca a 40 anni. Ma la tifoseria era caldissima”.

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Redazione Passione Inter

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