ESCLUSIVA – Schelotto: “Ringrazierò sempre i tifosi dell’Inter! Vi racconto quel gol nel derby e la mia esperienza”
L'intervento dell'ex nerazzurro nel corso della diretta Instagram di Passioneinter.comDopo aver avuto ospiti Stefano Sorrentino e Ciccio Colonnese, nell’appuntamento su Instagram con #ASKPASSIONEINTER, oggi è toccato all’ex centrocampista dell’Inter Ezequiel Schelotto! Intervistato dal responsabile editoriale di Passioneinter.com Lorenzo Polimanti, ecco le parole dell’argentino, che ha risposto anche alle domande giunte in diretta dai tifosi nerazzurri.
Periodo difficile – «È un periodo complicato un po’ in tutto il mondo. Dobbiamo essere forti mentalmente, rispettare le persone che hanno perso parenti ed amici e quelle che stanno lavorando ore su ore per trovare una soluzione. Queste non sono vacanze, è un momento in cui dobbiamo essere tutti uniti, ed io, così come le persone che hanno la possibilità di trasmettere informazioni a tante persone, devono farlo con messaggi positivi».
Preoccupazione per l’Inghilterra – «Oggi è il mio 12esimo giorno di isolamento domestico, mentre lo stato ha deciso di mettere in quarantena il paese solo due giorni fa. Io vedevo che in Italia la situazione era presa molto più seriamente, e quindi ero preoccupato all’idea che qui andasse tutto avanti normalmente. Il giorno prima di giocare contro l’Arsenal, poi, durante la rifinitura ci hanno detto che il giorno dopo non avremmo giocato. Tutti i ragazzi del gruppo erano d’accordo. Appena arrivato a casa l’ho detto a mia moglie e le ho detto di andare a prendere nostra figlia, perché le scuole erano ancora aperte. Il governo due giorni fa ha deciso di bloccare tutto per due settimane, ma io lo avevo già scelto da prima».
Eletto miglior calciatore di febbraio – «Sì ero in un bel periodo, appena rientrato dall’infortunio che avevo avuto in Italia, in prestito al Chievo. Avevo giocato già quattro partite di seguito e poi ci siamo fermati. Sono stato contento anche della scelta dei tifosi di eleggermi migliore di febbraio».
Recupero dall’infortunio – «La prima cosa che mi sono messo in testa era di non avere paura, altrimenti non sarei stato bene mentalmente. Si trattava di lasciare il dolore un po’ da parte e stare concentrato sul recupero. Sono stato operato a Roma, e sia il Chievo che il Brighton mi sono stati vicini fin da subito. Avevo in mente solo di tornare a giocare, sapevo di potercela fare e avevo l’affetto di famiglia ed amici. Tutto questo mi ha dato grande forza, così come i messaggi di carica che mi mandavano i tifosi sui social. L’ho passata bene, non mi sono sentito solo ed appena sono rientrato mi sentivo più forte di prima. Sono periodi, ostacoli da superare, fa parte del mondo del calcio. Ora è il passato, l’unica cosa che mi è rimasta è la cicatrice. Oggi sono lo stesso Levriero di sempre (rid, ndr)».
Futuro – «Quest’anno ho giocato tante partite, con molta voglia di essere sempre disponibile. Ancora non so se rinnoverò il contratto, è ancora presto, tra tre mesi sarò libero se il Brighton non mi riscatterà. Sono rilassato, non nervoso, finché indosserò questa maglia darò tutto».
Posizione in campo – «Ovviamente giocando più avanti si è più vicini a fare gol, però mi sento meglio partendo più indietro, perché ho più spazio e campo da vedere. Per le caratteristiche che ho, come ho fatto sia nel Brighton che allo Sporting, preferisco giocare da terzino, perché ogni volta che gioco io il compagno davanti a me si accentra e mi lascia lo spazio per attaccare. Sono quasi sei anni che gioco da terzino destro, ormai è un ruolo che ho fatto mio. Peraltro oggi i terzini sono più attaccanti che difensori».
Arrivo all’Inter – «Arrivai nel 2013 ma già se ne parlava dalla fine del 2012. Avevo la possibilità di andare in altri campionati o rimanere all’Atalanta, però ho sempre avuto un debole per l’Inter. Magari non sono arrivato in un periodo dove le cose andavano benissimo, però ho accettato subito senza pensarci. Indossare quella maglia è pesante ma non ho mai sentito la pressione. Sono un ragazzo che più ha difficoltà più è tranquillo. Il gol nel derby l’ho fatto in una partita sentitissima, era anche il mio primo. Non ho avuto pressione, le gambe non mi tremavano. Mi dispiace non aver potuto continuare, sono rimasto a Milano solo sei mesi. Ringrazierò sempre Moratti, i tifosi, Stramaccioni che mi ha voluto e ogni tanto sento ancora. Non ho nessun rancore, anzi. Avrei solo voluto la possibilità di continuare lì, ma purtroppo erano cambiati l’allenatore e la società, e sulle loro scelte non si può fare nulla».
Legame con l’Inter – «Le sono ancora legatissimo, ho il tatuaggio della data del gol del derby, sul braccio sinistro. È una delle squadre più importanti al mondo, so che gli ultimi anni, dopo il Triplete, le cose non sono andate benissimo, però rimane una delle società che ha vinto più trofei. Ho ancora casa vicino alla Pinetina, quindi incontro ancora la gente che mi fa domande sull’Inter».
Ricky Alvarez – «Ci sono periodi in cui uno si esprime al meglio ed altri meno. Come ho detto all’inizio, in quel periodo l’Inter aveva fatto molto bene, e dopo un po’ aveva iniziato a calare. Non si può dare la colpa solo a un giocatore, come dico sempre si vince e si perde tutti. Nonostante quel periodo Ricky rimane un talento impressionante, io lo vedevo, era un mancino super. Tutti possono andare in difficoltà, però rimane straordinario, e non lo dico perché è mio amico. Se avesse avuto più continuità sarebbe potuto diventare uno dei giocatori più importanti dell’Inter, aveva bisogno di fiducia. Capisco che tutti vogliano vincere, però purtroppo vince solo una squadra da dieci anni, quindi se vince sempre la Juve non significa che tutte le altre sono scarse. In quel periodo eravamo giovani, con un po’ più di continuità avremmo potuto fare bene».
In contatto con qualcuno di quell’Inter – «Col mister mi sento quando posso, così come con Ricky Alvarez, poi altri li seguo su Instagram ma non ho più avuto molti contatti, anche perché ero giovane. Mi sarebbe piaciuto rimanere ancora».
Calcio inglese – «È un calcio che mi dà la possibilità di esprimermi bene, per le caratteristiche che ho. Riesco ad andare sulla fascia tranquillamente, è un calcio veloce, giocano tutti ad uno o due tocchi. In Portogallo, allo Sporting, tranne che per il Benfica ed il Porto le altre squadre erano di livello più basso. Qui invece capita che a volte l’ultima riesca a vincere contro la prima, mi affascina. A mio parere è il più importante al mondo».
Soprannome – «Anche qui mi chiamano il Levriero, poi ancora devo imparare la canzone che mi hanno dedicato (ride, ndr). Ogni volta che faccio qualche giocata tutto lo stadio mi incita con quella, però capisco solo ‘Levriero’. Qui i tifosi sono più sereni e tranquilli, arrivano 3-4 ore prima allo stadio, che non ha le barriere, quindi li senti di più. Anche gli avversari, quando vai in trasferta, ti chiedono le foto: non si vede la rivalità che c’è in altri paesi, come in Italia. È normale, ogni paese ha la sua cultura».
Classifica – «L’ultimo pareggio ci ha dato più respiro, anche se ora siamo otto squadre una attaccata all’altra. Le qualificazioni alle coppe e le retrocessioni si decidono sempre nelle ultimissime partite, quindi è più dura».
Interista a cui si ispirava – «Il capitano Javier Zanetti, sicuramente. Io ho giocato anche nel Banfield, che è stata la sua squadra. Lo seguivo e ho detto tante volte che avrei voluto giocarci insieme. Quando ho avuto quella possibilità mi sono trovato in spogliatoio con giocatori che avevano vinto tutto. Io avevo 23 anni, ero giovane, non parlavo mai e ascoltavo solo, li imitavo in tutto. Avevo grande rispetto, nonostante avessi già 4 anni di esperienza in Serie A. Avere accanto quelle persone che vedevo solo nei videogiochi o in TV era stupendo. C’erano anche tanti argentini come me, tutti convocati in Nazionale. Era un sogno che diventava realtà, sono bellissimi ricordi che conservo con affetto. Non ho nessun rimpianto, anzi, ringrazio tutti e assicuro che quel che ho fatto l’ho sempre fatto per il bene dell’Inter. Ogni volta che mi mettevo la maglia volevo dare il 100%, a prescindere dai risultati».
Ritorno al Velez – «Tutta la mia famiglia lo tifa, siamo nati vicino allo stadio. Ho fatto un paio di stagioni lì, a 8-9 anni. A me però piace di più il calcio in generale, non ho la stima per una sola squadra. In questo periodo è difficile tornare, preferisco restare in Premier League».
Italia nel futuro – «Io sono un ragazzo a cui non piace scartare tutto a prescindere. Oggi sono sposato da più di 5 anni, ho una figlia di 3, non posso decidere io da solo. Quando decisi di andare all’Inter sì, ma oggi ho una famiglia. Loro stanno bene qua, poi nella vita non si sa mai. Ho la fortuna di avere una moglie che mi ha accompagnato sempre, così come prima i miei genitori».
Bergamo in difficoltà – «Saluto caramente i miei ex tifosi dell’Atalanta, sto seguendo tutto ed ho sentito degli amici che sono lì a Bergamo. Ho famiglia in Italia, so che non stanno passando un periodo tranquillo. Voglio mandare la mia forza al popolo italiano in generale, so che lì a Bergamo le cose sono più difficili. Gli mando sempre carica perché possano tornare ad essere un paese più sereno. Dobbiamo essere tutti uniti perché tutto possa risolversi al più presto. Sono vicino sia a Bergamo e Milano, dove ho trascorso tanti anni della mia vita, che a tutto il popolo italiano».
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