22 maggio 2010, “The Last Dance” di Mourinho. Stankovic: “Addio? Lo sapevamo. Il nostro Michael Jordan era il gruppo”
Dieci anni fa l'ultimo ballo di una squadra incredibile che riuscì a trionfare in ogni competizione“The Last Dance”, “l’ultimo ballo”. Un mantra scolpito nella storia della pallacanestro che appartiene alla squadra più forte di tutti i tempi, i Chicago Bulls di Michael Jordan. Uno slogan risalito agli onori della cronaca grazie alla serie tv che ha spopolato su Netflix. La storia dell’ultimo trionfo di un team che ha segnato un’epoca del basket, vincendo nel 1998 il sesto anello in 8 anni. A fine anno la squadra si sgretolò, l’allenatore Phil Jackson lasciò la panchina e Michael Jordan si ritirò.
Una storia a tratti molto simile a quella dell’Inter e del 22 maggio. The Last Dance, l’ultimo ballo di Mourinho e i suoi uomini. A tracciare questo paragone è Dejan Stankovic ai microfoni de La Repubblica: “L’addio a fine stagione di José? L’avevamo capito ma non ci pensavamo. Eravamo presenti al momento come dice Michael Jordan in The Last Dance. Una storia meravigliosa”.
L’anno dopo il Triplete: “Moratti non volle venderci, un gesto nobile. Lo ricambiammo provando a vincere, anche se eravamo stanchi e distrutti. Nel 2011 ho fatto uno dei gol più belli della mia carriera, al volo da centrocampo contro lo Schalke 04. Non bastò”.
Il Michael Jordan di quell’Inter: “Il Michael Jordan dell’Inter del Triplete. Venivamo da tutto il mondo, eravamo lì per un motivo. C’erano sette o otto capitani delle proprie nazionali. Personalità forti, avevamo un gruppo pesante”.
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