Vittoria e sofferenza, quando l‘Inter incrocia al Franchi la Fiorentina ne viene sempre fuori una partita folle e imprevedibile. La grande certezza è invece che Lautaro Martinez non smette di crescere per diventare un calciatore di altissimo livello, uno che non si è mai fatto grandi problemi a caricarsi sulle sue spalle le responsabilità della squadra e trascinarla a suon di gol e giocate illuminanti. Tra le cinque cose che abbiamo imparato da Fiorentina-Inter 3-4, iniziamo proprio dal Toro argentino-
LAUTARO E’ IMMENSO
Qualora vi fossero ancora dubbi, Lautaro Martinez ci teneva a ribadirlo ancora una volta: il vero top player di questa Inter è lui. Doppietta al termine di una prestazione maiuscola, ma soprattutto una partita giocata ad altissima qualità. Oltre alle due marcature, l’argentino ha lasciato a bocca aperta prima con l’assist per la rete di Barella in apertura di gara e poi con una serie di cambi di gioco che hanno dato il via ad azioni pericolose. Il primo gol è un capolavoro, da vedere e rivedere senza stancarsi mai.
LA DIFESA NON E’ COMPLETAMENTE GUARITA
Subire tre reti con questa facilità è sintomo di una difesa ancora non del tutto guarita. Ma non solo, perché a preoccupare è soprattutto la dinamica di ogni singolo gol. Il primo arriva quasi a difesa schierata su un cross dalla sinistra che costringe Dimarco a causare il rigore per l’intervento in ritardo su Bonaventura. Nel secondo, invece, l’Inter concede l’uno contro uno ad Ikone che fulmina Acerbi e non perdona Onana. Infine, la terza rete viola, nel momento in cui i nerazzurri arretrano i baricentro e si schiacciano dentro la propria area di rigore.
CHE GODURIA VEDER GIOCARE QUESTO BARELLA
In una serata in cui non viene supportato come altre volte da Calhanoglu e Mkhitaryan, deve reggere lui il peso delle giocate principali della squadra. E infatti dopo due minuti si inventa la prima rete – terza consecutiva in tre partite da campionato e Champions League – su un inserimento che viene prontamente imbeccato da Lautaro Martinez. E non finisce qui, perché l’inesauribile Barella anche al quinto minuto di recupero del secondo tempo, grazie ad una sgasata a destra si lascia alle spalle la difesa viola e serve al compagno armeno la palla del 3-4 che viene gettata in rete in modo fortuito dopo il rinvio maldestro di Venuti.
CORREA GUARDI GOSENS PER RITROVARSI
Il Correa di oggi sembra il Gosens pre-Barcellona. Un calciatore smarrito e poco utile alla causa, sfiduciato dal momento che sta vivendo. L’esterno tedesco è riuscito a venir fuori da un momento tutto sommato simile grazie al gol realizzato allo Spotify Camp Nou che potrebbe aver avvicinato i nerazzurri agli ottavi di finale, l’argentino come il compagno ha bisogno di un episodio. Certo è che con l’atteggiamento messo in campo ieri sera non sarà facile interrompere il periodo negativo. Prenda esempio dalla voglia con cui Dzeko è entrato in campo e dalle giocate inventate dal bosniaco nei minuti finali del match.
LA PAZZIA FA PARTE DEL DNA INTER
Cambiano presidenti, proprietà, dirigenti, allenatori e calciatori, ma niente da fare: la pazza Inter fa parte del dna nerazzurro e non andrà mai via. Un club destinato a far soffrire i propri tifosi fino all’ultimo secondo di ogni match, per poi regalargli all’ennesimo colpo di cuore una vittoria che sembrava insperata. Il successo di ieri sera dimostra comunque che questa squadra ha ritrovato carattere e che ha voglia di lasciarsi alle spalle le prestazioni spente di inizio stagione. La difesa torna a preoccupare, ma in fondo – come affermato anche da Mkhitaryan al termine dell’incontro – nel calcio conta segnare un gol in più dell’avversario.
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