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5 cose che abbiamo imparato da Inter-Roma 1-2

L’Inter perde ancora, questa volta in casa, contro la Roma. La solita partita in cui va in vantaggio ma non sa gestire, domina a tratti e poi si spegne, e, con i cali di concentrazione dei soliti noti (Skriniar e Bastoni in primis) infine crolla e viene sconfitta. Così non si può andare avanti e anche la società deve prenderne atto. Servono polso e personalità per rialzare la testa, non proclami su quanto di buono fatto in passato. Ecco come di consueto le 5 cose che abbiamo imparato da Inter-Roma.

DIMARCO DEVE ESSERE IL TITOLARE – Con tutto il rispetto per Gosens e Darmian, al momento non ci devono essere dubbi sulle gerarchie a sinistra. Dimarco ha dimostrato di meritarsi di essere titolare, soprattutto per le prestazioni del tedesco. Per il gioco di Inzaghi l’ex Verona è perfetto e a tutta fascia si esprime al meglio. Come braccetto di difesa soffre troppo nel gioco aereo, invece da esterno può fare la differenza. Ora basta esperimenti: l’Inter ha bisogno di certezze e la prima deve essere proprio Dimarco.

Dimarco (@Getty Images)

ASLLANI DEVE ANCORA MATURARE… MA È UN GIOIELLO – Il ragazzo albanese ha mostrato di avere un futuro roseo davanti a sé. Preciso e propositivo, non sembra sentire la pressione dei 70 mila di San Siro. Un piccolo moto perpetuo che dispensa palloni e va pure vicino al goal. Tuttavia alcune disattenzioni nella propria trequarti, fisiologiche alla sua età, dimostrano come debba ancora crescere parecchio all’ombra di Brozovic. Certi palloni persi, per quanto siano stati davvero molto pochi, alla lunga si pagano. Asllani comunque ha personalità da vendere e si vede: promosso a pieni voti.

Asllani (@Getty Images)

LAUTARO SOFFRE TROPPO L’ASSENZA DI LUKAKU – Pur con un finale di gara in crescendo, Lautaro evidenzia ancora una volta come soffra pesantemente l’assenza di Lukaku. Con Dzeko l’intesa non si è mai consolidata, due calciatori diversi eppure troppo simili per certi versi. Romelu aiuta il Toro creando spazi, spostando i difensori, attirando su di sé le attenzioni della difesa. Con Big Rom, Lautaro gioca da vero protagonista offensivo, segnando e facendo segnare. Senza il compagno di reparto ideale invece stenta e ancora una volta non segna.

Inter (@Getty Images)

ACERBI È IL MIGLIOR DIFENSORE DELL’INTER – Sembrava una frase impossibile da pronunciare fino a qualche settimana fa eppure Acerbi ha meritatamente scalato le gerarchie. E visti i risultati dei compagni di reparto, con pieno merito. Giganteggia sia contro Zaniolo che, nonostante la stanchezza, con Abraham, giocando moltissimi palloni anche in impostazione. Ennesima prestazione maiuscola, peccato che i compagni si dimentichino sempre che le partite durano 90 minuti.

Francesco Acerbi (@Getty Images)

SUI CALCI PIAZZATI LA DIFESA È INGUARDABILE – Non si può andare avanti così. Tolto Acerbi la difesa fa acqua da tutte le parti, soprattutto nel gioco aereo. Sui calci piazzati la difesa è al momento la peggiore della Serie A. Disattenti, svogliati: Skriniar e Bastoni puntualmente lasciano dei buchi che ormai Handanovic, che ci si ostina a far giocare titolare, non può più arginare. Tredici gol subiti in otto partite. Qualcosa di inaudito per l’Inter. 4 sconfitte in 8 di campionato, lo stesso numero delle sconfitte IN TUTTA LA PASSATA STAGIONE. Non si può andare avanti così: qualcosa si è rotto e la strada per aggiustarlo è evidentemente sbagliata. Serve un’inversione IMMEDIATA, altrimenti il fallimento è inevitabile. Se Inzaghi non ha il polso per uscire dalla situazione, bisogna prenderne atto e agire di conseguenza. L’Inter non è la Lazio.

Simone Inzaghi (@Getty Images)

Pietro Magnani

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