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5 cose che abbiamo imparato da Sassuolo-Inter

L’Inter torna alla vittoria anche in campionato con il 2 a 1 al Sassuolo dopo il successo in Champions League contro il Barcellona. I nerazzurri, che devono ancora recuperare al 100% lo smalto di un tempo, hanno comunque ottenuto 3 punti su un campo difficile, dimostrando soprattutto di esserci dal punto di vista mentale. Ecco 5 cose che abbiamo imparato da questa partita.

Inter (@Getty Images)

 

1) DZEKO È ETERNO

Edin Dzeko regala i 3 punti all’Inter con una doppietta d’autore, che mostra tutta la sua classe. Il bosniaco, nonostante le 36 primavere, mette in campo la sua enorme esperienza. Fa a sportellate quando necessario, dosa le forze e poi colpisce, letale, quando serve. I goal 100 e 101 sono due guizzi da vecchio volpone d’area di rigore, la parte da “9” che emerge nonostante Dzeko sia ben più di un centravanti. L’attaccante può ancora dare molto se centellinato a dovere: una volta che Lukaku sarà rientrato potrà rifiatare. E a gara in corso, il suo apporto potrebbe essere devastante.

Dzeko (@Getty Images)

2) MKHITARYAN PUÒ ESSERE UNA RISORSA IMPORTANTE

L’armeno, che aveva dimostrato grande condizione anche con il Barcellona, continua a dimostrare di essere un deciso upgrade, non solo tecnico, rispetto a Vidal e Vecino. L’ex Roma infatti entra nel secondo tempo e alterna benissimo bastone e carota. Quando necessario fa il gioco sporco in interdizione da interno puro, per poi pennellare alla perfezione l’assist del 2 a 1 di Dzeko. Piedi e mentalità non si discutono, l’unico dubbio può essere sull’integrità fisica. Ma, come per Dzeko, con il giusto “dosaggio” Mkhitaryan può essere cruciale, sia in campionato che a livello europeo. Un bagaglio d’esperienza così infatti, non ha prezzo.

Henrikh Mkhitaryan (@Getty Images)

3) ONANA È SEMPRE ATTENTO… MA DEVE RILANCIARE DRITTO

Onana, alla prima da titolare in Serie A, ha fornito un’altra prova convincente. Chiamato in causa da due tiri secchi e ravvicinati. ha risposto presente con due belle respinte di piede. Impotente sul goal ravvicinato, deve migliorare in impostazione. Se sui lanci lunghi sulla profondità è infatti un fattore da non sottovalutare (specie, come evidenziato nel nostro approfondimento, una volta che rientrerà Lukaku), quando prova ad allargare è spesso impreciso. Quando prova a imbeccare i quindi larghi di centrocampo infatti finisce quasi sempre in fallo laterale. Un fondamentale su cui deve migliorare ma intanto l’importante è che continui a comportarsi bene tra i pali. Il resto verrà col tempo.

Andre’ Onana (@Getty Images)

4) MENTALMENTE L’INTER STA GUARENDO

Il segnale migliore delle vittorie con Barcellona e Sassuolo è che l’Inter sta guarendo. C’è ancora molta strada da fare, le disattenzioni ed i cali di concentrazione ci sono ancora. Però ora l’Inter è una squadra più unita, paziente e consapevole. Non si fa più prendere dalla frenesia e dalla brama di segnare, è maturata. Si prende i suoi tempi e, con calma, aspetta il momento buono. La fretta è cattiva consigliera e finalmente anche i nerazzurri lo hanno capito. Le partite durano 90 minuti, inutile esporsi a rischi inutili prima del tempo. Ora però bisognerà mantenere questa strada, continuando sulla via della guarigione. Magari, perché no, con un altro sgambetto ai catalani dal dente avvelenato.

Inter (@getty Images)

5) ASLLANI DEVE ANCORA CRESCERE MOLTO

Asllani, dopo la grande prova contro la Roma, ieri ha un po’ deluso. Chiariamo, come ha detto Inzaghi si tratta di un ventenne con margini di crescita ancora enormi. Tuttavia oggi è andato in grande difficoltà sbagliando ogni volta che provava a fare qualcosa più del compitino. Saggiamente però una volta capito che era giornata no, si è limitato, senza cercare di strafare. Un segnale importante, che evidenzia l’intelligenza del ragazzo. Deve ancora maturare molto, specie quando lascia spazi pericolosamente vuoti sulla trequarti difensiva per svariare, ma la strada è rosea. Con pazienza, può diventare davvero un top player. L’importante è trovare il giusto equilibrio per non bruciare le tappe e al contempo non farlo arrugginire in panchina.

Kristjan Asllani (@Getty Images)

Pietro Magnani

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