18 Luglio 2018

A Giacinto

Il tributo di Stefano Mazzi a Giacinto Facchetti che oggi avrebbe compiuto 76 anni

Gli uomini straordinari, quasi sempre, sono uomini normali. Nella loro semplicità sta la loro forza. I loro superpoteri. Loro sono più forti dei supereroi pur rimanendo umili. Pur rimanendo per sempre qualcuno di noi. Giacinto non era un semplice capitano, era il simbolo di un popolo. Un eroe silenzioso che non ti accorgi quando c’è, ma capisci subito quando manca. Faccetti, come lo chiamava il vecchio Mago, è stato l’Inter prima, durante e anche dopo. Anche adesso che non c’è più. Quando giocava, chiunque voleva un terzino alla Facchetti. Il gol al Liverpool, nella rimonta forse più assurda della storia dell’Inter, in quella semifinale di Coppa Campioni del 1965, è il riassunto della sua carriera: quella di un difensore insormontabile che nel giro di una galoppata senza rivali riesce a trasformarsi in quell’attaccante aggiunto che tante volte ha fatto differenza nella Grande Inter. Da dirigente è stato tutto: difensore, amico, presidente, parafulmini di calunnie e malelingue. Potessimo scrivere una lettera adesso che non c’è più, inizierebbe così “A Giacinto, i tuoi ragazzi…” come quando si scrive ad un amico di mille battaglie che ora vive lontano, ringraziandolo di tutto, perché se l’Inter oggi è l’Inter, tanto, tantissimo, quasi tutto, è merito soprattutto suo.

Buon viaggio Cipe, ovunque tu sia…

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