A tutto Ausilio: “L’affare Gabriel Jesus, il rapporto con Moratti e il mio percorso nell’Inter: vi racconto tutto”
Il direttore sportivo dell'Inter si è raccontato a 360 gradi ai microfoni di Sky SportIntervistato ai microfoni di Sky Sport nell’ambito della serie ‘Codice’ (che ospita nel corso di ogni episodio uno dei maggiori direttori sportivi attualmente al lavoro in Italia), Piero Ausilio ha avuto modo di raccontarsi a 360 gradi andando a toccare molteplici argomenti tra passato, presente e futuro: ecco le sue parole.
L’INTER DEL TRIPLETE – “In quell’Inter c’ero e ho dato il mio contributo anche attraverso la scelta di alcuni calciatori. Quali? Se penso a Pandev e Balotelli, due che facevano parte di quella squadra e che venivano dal settore giovanile… Io comunque sapevo quali fossero le mie responsabilità, diverse da quelle di Branca e Oriali. Ho avuto una fortuna: di aver potuto lavorare con tutti. Ho iniziato con Mazzola, per lavorare poi con Terraneo, Branca, Oriali, fino a diventare direttore sportivo in prima persona. Da tutti loro ho rubato qualcosa e ho imparato. E penso di aver dato una mano a tutti loro, che me lo hanno confermato poi”.
GABRIEL JESUS – “Lo abbiamo trattato per un mese, la nostra offerta era anche superiore a quella del Manchester City. Il Palmeiras preferiva venderlo a noi. Poi il ragazzo, tramite i propri agenti, ci fece sapere che preferiva giocare per Guardiola”.
KOVACIC – “E’ stato venduto, a differenza di Coutinho, per un motivo economico, in quanto eravamo in una situazione oggettivamente difficile. La cifra? Un po’ inferiore di 40 milioni, c’erano una serie di bonus che poi vennero riscossi dall’Inter dato che in quella stagione poi il Real Madrid vinse tutto. Nella finale di Milano del 2016 eravamo tutti a tifare Real“.
SABATINI – “Lui è un direttore sportivo di mestiere. Dunque, quando è arrivato, in un primo momento ho chiesto alla proprietà un chiarimento su quelle che dovevano essere le posizioni. Un appoggio, quello della proprietà, che è stato sostenuto, oltre che dalle parole, anche da un rinnovo di contratto di tre anni. Lo conoscevo e avevamo stima reciproca e dunque ci siamo ritrovati fin da subito”.
MORATTI E THOHIR – “Ringrazierò Moratti per tutta la vita, perché non solo mi ha dato l’opportunità di entrare nell’Inter, ma anche di crescere. Thohir? Aveva un obiettivo su tutti: vivere all’interno dell’Inter nel pieno del Fair Play Finanziario. Quindi cercare pian piano di portare i bilanci a essere il più possibile sostenibili, anche perché il contrario non era più permesso”.
IL LAVORO DA DIRETTORE – “L’ho imparato sulla mia pelle: il concetto di delega è fondamentale. Da numero due ho potuto stringere contatti, soprattutto in Sudamerica, imparare molto del know-how e conoscere tanto calcio. Io oggi lavoro con lo stesso principio. Oltre a Baccin, il mio vice, e al responsabile del settore giovanile (Roberto Samaden, ndr), ho 10 osservatori che dipendono direttamente da me e che vanno in giro tutte le settimane in tutti i campionati d’Europa. Per due periodi all’anno vengono seguiti anche in Sudamerica ci sono degli scout. Alla fine, però, l’ultima parola è la mia, è giusto che sia così. Poi, non sempre si può arrivare alla prima scelta, o perché costa tantissimo, o perché ci sono alcuni più bravi di te o che hanno più possibilità. Qualche critica a volte è gratuita, perché a volte si prende semplicemente il giocatore che si può prendere. Il mio impegno è sempre stato volto a migliorare l’Inter”.
ADDIO – “Tra l’addio di Thohir e l’avvento dei cinesi c’è stata la concreta possibilità di andar via. Un po’ perché ero stanco, un po’ perché il peso di quegli anni passati a inseguire il problema finanziario e non tanto quello tecnico mi avevano un po’ abbassato le energie. Avevo preso in considerazione l’idea di andar via”.
FAMIGLIA – “E’ il sacrificio per il nostro lavoro, penso che i miei colleghi vivano più o meno alla stessa maniera: dedicando poco tempo alla famiglia, bisogna essere sempre reperibili e fare poche vacanze, non esserci mai nei weekend. Ci sono delle famiglie con forti valori. Io sono fortunato, mia moglie ha fatto tanti sacrifici per farli rispettare. Faccio il mio lavoro senza ansie perché so che c’è qualcuno che fa funzionare tutto”.
CRESCITA – “L’Inter è in grande crescita, lo dimostrano i risultati e ciò che sta diventando questa società. Suning è ambiziosa e vuole vincere, non si accontenta. Penso che in due anni saremo competitivi per vincere, vedremo se ci riusciremo. La Juventus è sicuramente avanti alle altre, ma noi non siamo inferiori alle altre”.
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