Da sempre l’Inter possiede una grandissima tradizione di portieri, da Zenga a Pagliuca, da Julio Cesar ad Handanovic; poche volte però si è sentito parlare di Lido Vieri, portiere dell’Inter campione d’Italia nel 1971, che con sé porta una di quelle storie di calcio autentico. Lido Vieri nasce il 16 luglio 1939 a Piombino, da una famiglia di pescatori; da buon erede, anche Lido era un appassionato di mare e aveva intenzione di continuare la tradizione della famiglia. Il primo approccio con il calcio arrivò da bambino, senza avere mai la pretesa o anche solo l’aspirazione di poter vivere attraverso il pallone. Il calcio infatti veniva vissuto da Dino come un gioco; a testimonianza di ciò il fatto che molte volte si trovava a giocare il primo tempo da attaccante e il secondo da portiere con la sua squadra di paese. Tra i pali però si fece notare, e arrivò all’età di 15 anni la chiamata di un Torino in ricostruzione a distanza di pochi anni dalla tragedia di Superga. Qui iniziò la sua carriera da professionista; con i granata collezionò più di 300 presenze portando anche a casa una Coppa Italia.
Nel 1969 poi avvenne il trasferimento all’Inter; anche nei nerazzurri Lido ha lasciato un segno importante collezionando 200 presenze e mettendo in palmares un campionato nel 1971. Particolare invece la sua esperienza in nazionale, nella quale ha figurato come convocato per più anni, ma con la quale ha collezionato solamente 4 presenze; queste sono però bastate a fargli valere il titolo di campione d’europa nel 1968. Nonostante le poche presenze, Vieri non ha mai risentito della mancata considerazione ma anzi, per sua stessa ammissione: “Non m’importava nulla di giocare in Nazionale, e lo dicevo anche. Sono campione d’Europa e vicecampione del mondo senza aver mai visto non dico il campo ma la panchina. Per me convocazioni, ritiri, trasferte di un mese mezzo, come in Messico, equivaleva a togliermi il mare. Avevo la barca già pronta per andare a pesca dei palamiti verso Montecristo e Pianosa“. Lido Vieri è sempre stato così, schietto, fumino e con un temperamento importante sia dentro che fuori dal campo, ed è per questa sua autenticità rarissima al giorno d’oggi che ne celebriamo l’81esimo compleanno.
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